Unity e Inquisition: due casi esemplari di un mondo alla rovescia

Il mondo dei videogiochi è semplice: Assassin’s Creed Unity è una porcheria perché è pieno di bug, Dragon Age: Inquisition è una figata perché è immenso e dura tantissime ore. 80 e più, e senza neanche riuscire a platinarlo per bene. Giusto, no? Mmm, fatemici pensare un attimo. No. Non è affatto giusto, anzi: è la prova del nove di quanto tutto sia spesso sbagliato, dalle nostre parti.

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[su_column size=”3/4″]Il mondo dei videogiochi è semplice. E spesso idiota. I due giochi appena citati sono la prova perfetta di ciò. Partiamo con il bestseller natalizio di casa Ubisoft. Assassin’s Creed Unity è l’ultimo capitolo di una lunga saga molto amata ma che ha anche un po’ stancato, su questo siamo d’accordo. Non è gioco da alterare la considerazione generale che una persona ha della serie, ma di certo è un episodio di rilievo: il primo esclusivamente pensato e realizzato per le console di nuova generazione e il primo a introdurre una importante novità a livello di sistema di controllo (il movimento acrobatico verso l’alto o verso il basso). [/su_column]
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[su_animate type=”fadeInLeft” duration=”2″]Il mondo dei videogiochi è semplice. E spesso idiota.[/su_animate]

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[su_animate type=”fadeInRight” duration=”2″]AssassinsCreedUnityImagen [/su_animate]E sapete una cosa? Funziona alla grande. È ambientato in un setting suggestivo, presenta una città immensa, viva e liberamente esplorabile che finalmente è next-gen (fa ridere pensare che molti lo abbiano scritto parlando di Watch Dogs) ed è immediato, coinvolgente e interessante dalla prima all’ultima missione.

Tutto questo, però, non conta di fronte agli occhi degli ottusi critic(on)i asserviti al Pensiero Unico: eh no, perché è partita la sacra crociata contro Unity, reo di (tenetevi forte) rallentamenti/cali di frame rate e spaventosi bug. Io che il gioco l’ho finito su PS4 (con tanto di moltissime quest secondarie) non ho mai accusato cali di fluidità tali da incidere sul gameplay (cioè capaci di rovinarmi il divertimento, perché di questo dovremmo parlare), inoltre ho incontrato un bug fastidioso una sola volta: mi sono incastrato tra due pareti e ho dovuto ricaricare l’ultimo checkpoint. Un dramma? Non direi. E non credo di essere un alieno o il giocatore più fortunato del pianeta.

[su_animate type=”fadeInUp” duration=”2″][su_quote]È immediato, coinvolgente e interessante dalla prima all’ultima missione. [/su_quote][/su_animate]

Cosa credo? Che conta essere parte del branco. Giocare per godersi la trama, il setting e in sostanza l’opera? Naaa, non è divertente. Si gioca per trovare qualche difetto da registrare e condividere, per inventare una nuova battuta cinica. Wow, guardate: sono il nuovo principino del forum, l’ultimo viziato figlio di papà del social network!

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Con Dragon Age: Inquisition avviene l’esatto contrario. Mentre BioWare è più morta che mai (fatevene una ragione e rendetevi conto che avreste dovuto accorgervene già da Mass Effect 3), una pletora di ragazzini ignoranti si esalta di fronte a un finto GdR che imita un anonimo MMORPG senza arte né anima, fatto di azioni e missioni reiterate, da scimmia, in barba a storytelling, scelte morali e autentica epicità. Ma che importa se il mondo è di rara bruttezza e staticità e se la storia è avvilente? Ci si potenzia, si combatte per un’eternità, ci si dà al crafting… è questo il GdR dei bambocci ignoranti! Ed è bellissimo! Dragon Age 2, molto sperimentale per un GdR fantasy, era sì criticabile, ma era interessante… e almeno restava un gioco di ruolo. Ti cascano le braccia, se ci pensi… gioco… di… ruolo… Bah. Meno male che c’è The Witcher 3. Così a maggio ci ricorderemo di che cos’è, un vero immenso ed epico GdR. Vogliamo scommettere?

[su_animate type=”fadeInDown” duration=”2″][su_quote]Non è puzza sotto al naso né ignoranza, non è faziosità né voglia di ostentare originalità.[/su_quote][/su_animate]

https://www.youtube.com/watch?v=5jWpggPNF9I

Concludendo, amici di VMAG, quello che noi vogliamo è rifiutare di stare nel coro, tanto più perché è un coro dannatamente stonato. Noi crediamo in videogiochi composti da sfida ed esperienza, opere che non sono pezzi di codice o semplici passatempi per mettere alla prova i nostri riflessi, ma che vanno vissute, raccontate e valutate nel loro insieme, considerando anche gli aspetti adulti (e per noi realmente di interesse) che il mondo sembra ignorare. Non è puzza sotto al naso né ignoranza, non è faziosità né voglia di ostentare originalità. È solo il nostro modo di amare il Videogioco con la V maiuscola, la stessa di VMAG, che oggi come ieri resta immutato. Se questa passione è anche la vostra, seguiteci. Avete trovato la vostra nuova cittadinanza.

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