Undertale: la recensione di VMAG

In questa fase della vita dell’industria videoludica possiamo identificare una categoria tanto atipica quanto “rumorosa”: quella dei giochi rivolti generalmente ad una nicchia ma che, attraverso il loro successo, riescono ad invadere internet in maniera massiccia. Con un neologismo “made in VMAG” potremo chiamare questo genere di prodotti come “i favoriti del mese”, opere che generalmente vedono la loro parabola del successo consumarsi nell’arco di 30 giorni o poco più ma che, in quell’arco di tempo, te li ritrovi ovunque sotto forma di fanart, video, canzoni, opinioni, cosplay, storie e chi più ne ha più ne metta. Ecco, Undertale è forse l’ultimo esponente di questa categoria, e quando, in qualità di recensore, si approccia questo tipo di prodotti non si può negare come, al di là dell’oggettività imposta dall’onere professionale, ci si senta quasi spinti a far “abbassare la cresta al novellino del caso” dimostrando al mondo attraverso il proprio scritto che “l’Undertale di turno” non è poi tutta sta gran cosa.

Era questa la sfida che mi ero messo in testa approcciando il titolo con scetticismo e, a distanza di un po’ di tempo, posso dire che è stato un vero e proprio massacro. E che a perdere sono stato io.

Qualora negli ultimi mesi abbiate vissuto in un bunker, isolati dal mondo e dalle sue esposizioni, introduciamo il contendente numero uno: Undertale è un gioco di ruolo di stampo classico (almeno nelle sue meccaniche base) e realizzato con Game Maker: Studio da  Toby Fox che si è occupato interamente della sua produzione, tranne l’essersi avvalso del supporto di Temmie Chang in ambito artistico. Se a molti il prodotto potrà sembrare un “Pokèmon sotto LSD”, in realtà l’opera ha Natali molto diversi e abbraccia quel filone di giochi di ruolo atipici e di stampo comico come il meritevole Lisa The Painful e il meno valido Citiziens of Earth, un genere plasmato dall’avanguardista Earthbound. Proprio come i suoi predecessori, Undertale porta il giocatore a vagare per ambientazioni differenti, a relazionarsi con i suoi abitanti e a dover far fronte a numerose rotture della quarta parete, cambiamenti di meccaniche del gioco e, più in generale, ad un umorismo di cui l’opera è pregna anche nei suoi momenti più seriosi e drammatici.

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In alcuni momenti, Undertale riesce a parlare al cuore dei giocatori con una semplicità disarmante.

Dal punto di vista narrativo,  ci troviamo dinnanzi ad una sorta di “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” in cui il nostro piccolo protagonista (il cui sesso non verrà mai rivelato) finisce, per una serie di circostanze, a cadere all’interno di una spaccatura all’interno della quale sono rinchiusi i Mostri, creature che un tempo abitavano in superficie insieme agli umani ma che sono stati banditi dal “regno di sopra” dopo un conflitto con la razza dominante. Da questo momento in poi, per il nostro avatar e per noi inizierà un viaggio all’interno di una realtà aliena e che formerà non solo il nostro protagonista, ma anche il destino tanto del mondo di sopra quando di quello di sotto. Inutile girarci intorno, le premesse sono semplici, quasi fiabesche e fedeli al termine “Tale” di cui Undertale si fregia nel titolo, ma ciò non risulta essere affatto un problema.

Oltre le apparenze, infatti,  vi possiamo assicurare che il comparto narrativo dell’opera è di altissimo livello: la storia prende per mano il giocatore, e dopo avergli fatto compiere qualche giravolta su se stesso e qualche salto mortale a causa dei personaggi e delle situazioni folli che essa propone, lo accompagna passo passo in una trama che va ad infittirsi gradualmente e che regala, nelle fasi finali dell’avventura, una serie di colpi di scena davvero azzeccati. A sostenere il comparto narrativo nei momenti di progressione più semplice, ci pensa invece una scrittura brillante, moderna, fresca, che fa ampi riferimenti alla cultura pop (soprattutto quella di stampo giapponese) e che sa trattare con intelligente ironia (o dramma) gli eventi a schermo. Da questo punto di vista, il buon Toby Fox si è rivelato essere una gradita sorpresa:  mai troppo pretenzioso ma al contempo ambizioso e coraggioso nel proporre una serie di situazioni e personaggi che, pur rinunciando ad una trattazione troppo approfondita, colpiscono il giocatore o per il loro design o per il loro bizzarro comportamento. Inutile quindi sottolineare come, dal punto di vista dell’acquirente, il prezzo budget al quale è venduto Undertale è un onestissimo biglietto per compiere un viaggio in una terra stramba e magica e che l’opera meriterebbe di essere giocata anche esclusivamente per il suo comparto narrativo.

Alcuni eventi presenti in Undertale vanno accettati richiedono tanta, tanta, TANTA elasticità mentale...
Alcuni eventi presenti in Undertale  richiedono tanta, tanta, TANTA elasticità mentale…

Non si vive però di sola storia e, infatti, proseguendo nell’analisi troviamo un gameplay a turni strambo quanto i suoi personaggi. Il gioco, pur rimanendo fedele al suo riferimento principale, Earthbound, miscela anche elementi presi da prodotti differenti per proporre qualcosa di moderno e  accattivante. C’è da sottolineare come il gioco, in fase di promozione, sia stata presentato come “l’amichevole GDR in cui nessuno deve morire”, un’affermazione coraggiosa che, mouse e tastiera alla mano, si traduce con la possibilità concreta di interpretare gli scontri in due modi: l’approccio amichevole e quello violento votato all’eliminazione del nemico.

Per attaccare, e quindi tentare di uccidere i nostri avversari, viene chiesto al giocatore, nel proprio turno, di rispondere ad un quick time event cliccando un pulsante al momento giusto (più si risponde con precisione, più arrecheremo danni) mentre per cercare di risolvere la contesa con le buone si potrà scegliere tra una serie di “azioni” da far compiere al nostro personaggio, dipendenti dal tipo di Mostro che si ha di fronte e che, se scelte in maniera oculata e nella giusta successione, riuscirà a sedare gli animi della bestia. A queste fasi si contrappone quella di difesa, sicuramente la più interessante e che ci impone, pena perdita di punti salute, di proteggere il nostro personaggio facendogli evitare i colpi nemici, generalmente rappresentati sotto forma di proiettili.

Questa sezione prende dichiaratamente spunto dalla serie giapponese Touhou Project, altro successo mediatico e che da anni riempie di diavolerie da evitare lo schermo dei PC di tantissimi giocatori, fattore che lo rende  è uno dei più ostici sparattutto a scorrimento orizzontale. Ecco, in alcuni punti anche Undertale non è da meno e, specialmente nelle creative e affascinanti boss fight, potrebbe risultare frustrante a causa di sbalzi di difficoltà improvvisi o persino leggermente tedioso quando si va a riaffrontare lo stesso nemico per l’ennesima volta. Si tratta di nei minuscoli, rischi nei quali la maggior parte dei giocatori non incapperà mai, ma vanno comunque sottolineati poiché presenti.

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Che piaccia o no, il design dei mostri è sicuramente originale e caratterizza tanto i protagonisti quanto il mondo di gioco in maniera più che convincente.

Al di là della loro impostazione tecnica, il lodevole pregio di queste fasi è che si sposano perfettamente con il gioco diventando parte integrante della narrativa: il carattere dei Mostri si evince infatti principalmente dalle linee di dialogo indirizzate al giocatore tra un turno e l’altro dello scontro, dal pattern dei loro attacchi e dal modo in cui è possibile convincere loro a “deporre le armi”. I combattimenti non sono quindi solo un modo per ottenere soldi e esperienza, ma anche una fonte di gag, risate, curiosità, scoperte e, soprattutto, il modo principale con il quale si  influenza lo svolgimento della storia, dato che la nostra condotta in battaglia andrà a modificare non solo il finale del gioco, ma anche molti dettagli e il tono generale dell’avventura, trasformando Undertale  in un racconto pieno di speranza o in uno macabro e drammatico. Non solo quindi le scelte del giocatore hanno un peso consistente nella trama, ma  spesso non risulta esserci  modo di sfuggire dalle conseguenze delle nostre decisioni,  tant’è che, in alcune circostanze, ricaricare la partita, ricominciare il gioco e persino smanettare con il codice sorgente dell’opera nel tentativo di barare  non vi permetterà di sfuggire all’occhio vigile di Toby Fox.

La nostra condotta in battaglia andrà a modificare non solo il finale del gioco, ma anche molti dettagli e il tono generale dell’avventura, trasformando Undertale  in un racconto pieno di speranza o in uno macabro e drammatico.

Dal punto di vista artistico e tecnico, il gioco propone una grafica in stile squisitamente retro che, per quanto potrebbe all’inizio un po’ stranire e allontanare i giocatori un po’ più giovincelli, riesce a convogliare con la giusta efficacia il carattere e le emozioni dei personaggi. Il picco qualitativo però viene raggiunto nell’audio, un comparto “stellare” e che propone una varietà di motivetti e canzoni che probabilmente monopolizzeranno le vostre playlist per settimane, se non mesi.

In conclusione possiamo affermare che Undertale è una sorpresa, è il frutto di una campagna di successo su Kickstarter e di più di due anni di lavoro da parte del suo creatore, Toby Fox. Stiamo parlando di un prodotto che ha saputo stregare internet grazie a contenuti intelligenti (anche quando sono demenziali), ad una storia di determinazione e un dramma di morte, un palcoscenico in cui si muove un cast di personaggi tratteggiati semplicemente ma con efficacia. Alla luce del suo prezzo contenuto (10 dollari) e essendo consapevoli di come il prodotto sia stato realizzato principalmente da una sola persona, non si può non premiare la bellissima fiaba che è Undertale, una gemma videoludica i cui pochi difetti vengono oscurati dai numerosi pregi e che, pur ispirandosi ad illustri titoli e riprendendo da loro alcuni elementi, riesce ad offrire  con umiltà qualcosa di nuovo. Qualcosa di magico.

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