Quello di cui oggi vi vogliamo parlare non è un documentario ne un esercizio accademico su psicologia o psichiatria, The Town of Light è videogioco nel senso autentico del termine, nel quale l’immersività vi permetterà di rivivere quella che è la storia di una ragazza di 16 anni abbandonata dalla famiglia nel manicomio di Volterra, Renèe. The Town of Light è un horror che già avevamo provato circa un anno fa e che abbiamo avuto la fortuna di ri-toccare con mano in versione beta per voi. Sviluppato dalla Lka.it, un team italiano indipendente, The Town of Light ci regala un’esperienza esplorativa psicologica in prima persona ai limiti della sanità mentale.
Come già anticipato, The Town of Light è ambientato nell’ospedale psichiatrico di Volterra, realmente esistente nella zona di Borgo San Lazzaro, chiuso dal 1978 ed è attualmente in stato di abbandono. Ripercorrendo i passi storici del nostro paese, sappiamo che l’Italia fu uno dei pochi paesi ad aver chiuso definitivamente i manicomi con quella che è conosciuta come “legge Basaglia”, sostituendo queste strutture con reparti appositi all’interno degli odierni ospedali.
Ed è proprio dalla ricostruzione della facciata del manicomio che si vede il grande lavoro di sviluppo della Lka.it, poiché il team stesso si è recato più volte sul posto, studiando i dettagli in modo maniacale, riproducendo documenti ben fatti e realistici e non mancando l’interattività con l’ambiente visto che ogni singolo oggetto può essere sia spostato o utilizzato. Il gioco si è fatto notare a livello internazionale, durante la Game Connection del 2014, svoltasi a Parigi, vincendo l’awards in “Story & Storytelling” e diventando in poco tempo Greenlit su Steam.
Se vi aspettate un survival horror però, non siete nel posto giusto poiché non vi troverete a saltare giù dalla sedia a causa di jump scare come in Slenderman ( e non dite che non lo avete mai fatto, non ci crede nessuno). The Town of Light invece è un’opportunità per vivere un’avventura diversa, tanto spaventosa quanto realistica, spingendo il giocatore a credere di ritrovarsi veramente rinchiuso dentro un manicomio.
L’obiettivo della Lka.it in The Town of Light è proprio quello di ricreare le esperienze, le angosce e i drammi che fino alla fine del secolo scorso venivano vissuti dai pazienti ricoverati e gli orrori delle istituzioni che se ne occupavano.
Come anticipato sopra, ci troviamo a vivere l’esperienza di una ragazza di 16 anni malata di schizofrenia chiamata Renèe, svoltasi tra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40 a Volterra, in Italia. Abbiamo apprezzato molto la scelta di ambientare il gioco in Italia e sicuramente il luogo e il momento in cui è stato ambientato non è stato casuale; infatti questi sono gli anni in cui la storia dei manicomi e della loro “mala gestione” tocca il suo picco storico. Nessuno sa, ma tutti sapevano. L’omertà infatti regnava sovrana e portò a quello che è emerso solo dopo molto tempo: l’orrore. La scelta della location è riconducibile al fatto che, in sé per sé, quella di Volterra era una struttura ben costruita e suddivisa in numerosi padiglioni di dimensioni ridotte, circondata da un vasto giardino, rendendola perfetta per un’avventura grafica.
Questo gioco non cerca di essere un attacco contro le dinamiche ospedaliere adottate, ma vuole porsi più che altro come documentario sia dal punto di vista del paziente, che vedeva privarsi di ogni suo diritto civile e che subiva terribili terapie alle quali non poteva sottrarsi, che dal punto di vista chi lavorava in queste strutture, spesso in numero non sufficiente rispetto alle persone ricoverate e spesso senza l’opportuna preparazione e istruzione a riguardo.
La Lka.it ci tiene comunque a precisare che i servizi sulla sanità mentale sono radicalmente cambiati da allora invitando, all’inizio del gioco, a chi ne dovesse avere bisogno a contattare uno specialista senza paura. È comprensibile il fatto che la scelta di mettere questo messaggio all’inizio sia stata dettata dalla necessità di renderla verosimile, poiché nel caso in cui pensiate di avere qualcosa che non va, meglio non giocarlo. Fidatevi.
“La realtà si assottiglia ed io mi trovo senza pelle, ogni alito di vento è terribilmente doloroso”.
La voce di Renèe ci accompagna per tutto questo viaggio, e attraverso il suo sguardo riviviamo la sua storia, le sue paure e tutti i suoi drammi. Ci troveremo a cercare diversi documenti, a svolgere diverse operazioni esplorando l’ambiente circostante in modo da ricostruire la sua personalità, rivivendo quelle che sono le sue allucinazioni e cercando di interpretarle per capire cosa cercherà di comunicarci. Gli sviluppatori ci tengono a specificare che questa storia non è realmente esistita, ma ha tutte le caratteristiche e l’attendibilità documentata per far si che sia totalmente veritiera ed è per questo che hanno cercato di trattarla con la dovuta delicatezza e il rispetto che questo contesto richiede.
Il gioco è trasposto però ai giorni nostri, quindi ci ritroveremo davanti alla struttura in degrado e lo studio delle luci e della colonna sonora, anche se ancora in versione beta, lasciano comunque senza parole. Gli effetti di luce sono meravigliosi, senza contare gli effetti grafici che simulano la distorsione della realtà dello spazio per far sì che il giocatore stesso possa vedere l’ambiente con gli occhi della protagonista.
Il gioco sarà disponibile per PC, Mac e Linux, ma non pensiate che sia finita qui: infatti non contenti del loro desiderio di farci sentire tutti parte della storia, sarà compatibile anche con Oculus Rift per far si che l’esperienza sia ancora più ricca di paura e tensione. In conclusione, siamo rimasti piacevolmente sorpresi e personalmente sono anche orgogliosa che un tema cosi scottante e una realtà così difficile sia stata affrontata da un team italiano. Noi vediamo l’ora di giocarlo e testare la nostra psiche. E voi? Pronti ad essere rinchiusi?
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