Tales from the Borderlands – Episode 1: Zer0 Sum: la recensione di VMAG

Com’è possibile conciliare due universi così distanti come l’esuberante Borderlands e le avventure grafiche firmate Telltale? La serie di Gearbox ha sempre avuto molto carattere, che tuttavia non riusciva a esprimersi appieno, ingabbiato nella sua struttura da FPS, ed è proprio quel carattere che per Telltale è oro puro. Se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, più che il setting di Borderlands in sé, visivamente intrigante ma narrativamente poco rilevante, è il modo in cui Telltale è riuscito a sfruttarlo a rendere questo Tales degno di nota.

La verità è che c’è un’abilità più di tutte le altre che distingue la compagnia: la mimesi, la capacità di ricostruire nuove storie tramite la scrittura adottando il linguaggio peculiare dell’universo di riferimento. Da una parte, si tratta senza dubbio di una deviazione da parte dei progetti della compagnia, finora a suo agio con ambientazioni squisitamente drammatiche. Tuttavia, Telltale recupera l’eredità dei classici come The Secret of Monkey Island, riportandoci in un mondo in cui un videogioco era capace di farci ridere.

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Strappare una risata è, del resto, più difficile che suscitare una lacrima, e certo è una testimonianza dell’abilità degli scrittori di Telltale il fatto che riescano magistralmente a gestire registri talmente diversi. Tramite semplici parole, Telltale è riuscita a riprendere l’essenza di Borderlands e trasformarla in un’avventura grafica. Il plot stesso segue il ritmo, inevitabilmente schizofrenico e senza mai un attimo di stanca, della serie originale. L’adrenalina è instillata in ogni dialogo, nei disccrsi sopra le righe dei personaggi, nel loro parlare incessante ed esagerato. Lo humor nero, le battute, l’ironia… è tutto lì, come e più che nella fonte d’ispirazione. Il gioco sembra soffrire della stessa sindrome da deficit dell’attenzione da cui è affetto Borderlands, con conversazioni che durano sempre pochi minuti e situazioni costruite abilmente sulla tensione. Anche qui, avrete un tempo limitato per rispondere alle conversazioni, solitamente con criminali e, in genere, persone poco raccomandabili.

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[su_column size=”3/4″]Una mossa saggia è stata quella di adottare il modello The Wolf Among Us, riducendo all’osso il gameplay il tutto a favore dell’immersione narrativa. La cosa più interessante di Tales from the Borderlands è come il modello adottato non è semplicemente quello di una storia a bivi ma, piuttosto, è configurato come un sistema che permette di caratterizzare il personaggio tramite le proprie scelte, che non a caso sfiora quello dei giochi di ruolo BioWare. Rhys, uno dei due protagonisti, è infatti un impiegato di Hyperion, una corporation odiata da tutti gli abitanti del pianeta Pandora che, di riflesso, odiano anche lui. Un po’ come quando potevate decidere se cedere agli istinti animaleschi di Bigby Wolf o, piuttosto, essere dei poliziotti buoni, qui potrete decidere se Rhys userà la sua connessione con la corporation per vantarsi o incutere timore oppure, al contrario, se ricercherà l’empatia degli altri presentandosi a propria volta come vittima della corporation. Anche Fiona è un personaggio decisamente interessante e, trattandosi di un’imbrogliona, la sua bravura nel destreggiarsi con le persone dipenderà tutta da come gestite i suoi dialoghi. Questa è una storia di bugiardi ed è proprio dicendo bugie che costruirete la vostra personale storia all’interno del mondo di Borderlands.[/su_column]
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[su_animate type=”fadeInLeft” duration=”2″]Con le bugie costruirete la vostra personale storia[/su_animate]

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Degno di nota anche il modo in cui si intrecciano i due personaggi: ognuno di essi infatti racconterà la sua versione della storia e, in questo modo, avrete dei resoconti di quello che è successo, talvolta diversi, per non dire proprio opposti. Nonostante l’accento sia fortemente improntato sui dialoghi, ci sono anche dei passaggi che ricordano da vicino il classico Borderlands, e che riguardano quindi sparatorie e loot. Ci sono diverse sequenze di combattimento, dove avrete modo di maneggiare l’artiglieria pesante, mentre i QTE sono come al solito usati in una maniera piacevolmente fisica per comunicare le situazioni maggiormente concitate; ci sono molte sequenze adrenaliniche, come fughe o combattimenti corpo a corpo con i nemici.

Una nota, infine, è doverosa per il comparto artistico: Borderlands nasce già come un gioco in cel shading e Telltale dimostra ancora una volta di trovarsi decisamente a suo agio, non distaccandosi neanche un po’ dall’originale. I dettagli del pianeta Pandora, le scelte cromatiche e il design dei personaggi è fedele all’originale e sprizza carattere da tutti i pori.

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