Stellaris rappresenta prima di ogni altra cosa un profondo cambiamento nel paradigma che domina il panorama della strategia fantascientifica sin dall’uscita del tanto amato Master of Orion del 1993, da cui si è coniata la sigla 4X (exterminate, exploit, expand, explore) per descrivere ogni gioco gestionale in cui si comanda un impero con il quale esplorare ed espandersi nella galassia, sfruttando ogni opportunità e sterminando ogni avversario sul cammino per il dominio assoluto. Naturalmente ci sono state evoluzioni e varianti della formula sia nella serie nata dal precursore che al di fuori di essa, ma i cardini sono rimasti i quattro pilastri citati sopra. Non è un caso che tocchi alla Paradox Interactive portare questo scossone: questa software house di Stoccolma ha coltivato una esperienza unica in tutta l’industria videoludica con le sue numerose serie, in particolare l’ammiraglia Europa Universalis.

L’esperienza della casa nel sottogenere della grand strategy, in cui si deve considerare ogni aspetto della strategia dal breve al lungo periodo, si riverbera in ogni sfaccettatura della sua ultima pubblicazione: Stellaris. L’ambientazione non si discosta dalle premesse classiche della fantascienza: avendo raggiunto l’unificazione planetaria in un modo o nell’altro, la specie intelligente dominante di un pianeta si sviluppa al punto di potersi espandere prima nel sistema solare natale, poi nel resto della galassia, dove si incontreranno esseri di ogni tipo: non senzienti ed innocue sacche di gas vaganti per lo spazio, alieni primitivi ignari di chi li osserva dal cosmo e, naturalmente, tutti gli altri imperi a noi vicini, capaci di poter affermare il proprio dominio tra le stelle e che per questo dovranno confrontarsi, nel bene o nel male, contro di noi.

Prima di ogni altra cosa i giocatori dovranno scegliere la fazione da guidare, prendendo nota della specie che la compone, del governo e della cultura di cui è dotata. Il gioco offre otto civiltà predefinite ben caratterizzate, tra cui due fazioni di umani, ovvero la democrazia delle Nazioni Unite sulla Terra e la dittatura militare xenofoba degli isolati coloni di Deneb. Sarà possibile comandare anche svariate specie aliene, degna di nota i ripugnanti molluscoidi Chinarr, interessati al solo progresso scientifico e guidati per questo da un comitato di tecnici. Ognuno di questi imperi farà al caso di chi vuole iniziare a giocare subito ma, chi è veterano del genere, sa che uno degli aspetti più intriganti di tali strategici è la creazione stessa della propria civiltà. Stellaris in questo caso offre svariate opzioni, alcune cosmetiche come l’aspetto di città, navi ed il simbolo dell’impero, altre fondamentali ai sistemi del gioco. Il gruppo (mammiferi, fungoidi, rettili e così via) determina i tratti genetici possibili per la specie, mentre la forma di governo dipende dalle dicotomie etiche e culturali: individualista-collettivista, pacifista-militarista, materialista-spiritualista ecc… Ogni aspirante imperatore deve sapere che nessun vantaggio viene dato senza altri svantaggi, in quanto le scelte di gioco più incisive sono accompagnate da malus e statistiche sottovalutate, ignorate o mal recepite dalla civiltà propria del titolo stesso; non aspettatevi l’entusiasmo popolare quando la vostra società pacifista si troverà impegnata in un conflitto armato, né di tessere alleanze solide guidando un popolo razzista. Altra scelta importantissima è il metodo per viaggiare nello spazio a velocità superiori alla luce, in quanto non si potrà cambiare per il resto della partita. Ultimo ma non per importanza è da considerare il signore della specie, ovvero il presidente, dittatore, monarca o profeta collocato in cima alla catena decisionale governativa. Settato il nostro primo gioco, scelto o creato l’impero da guidare, avrete modo di decidere quanto deve essere grande la galassia e quanti rivali sono presenti al suo interno. La partita più estesa porta la mappa a contenere mille stelle e quaranta imperi. Con ogni probabilità, vi saranno necessarie centinaia di ore per soddisfare le condizioni per la vittoria in un contesto simile.

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Si, i funghi ed i molluschi sono una validissima opzione.

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Avviato il gioco avrete la schermata puntata sul mondo natale della vostra specie e sul resto del sistema solare d’origine, a questo punto una voce vi accoglierà: si tratta di VIR, una intelligenza artificiale limitata il cui scopo è assistervi ed in soldoni fungere da tutorial del gioco. Andando avanti nel titolo, il vostro popolo potrebbe tradirvi, dividersi, scatenare guerre civili, spingere i vostri alleati alla rovina ed alla presa di potere ma VIR sarà sempre al vostro fianco, pronto ad essere l’unico vero amico degno della vostra fiducia, e se proprio non lo volete di torno, come ogni buon tutorial può essere disattivato. I preziosi suggerimenti però non offrono una strategia vincente da seguire, ma indicano i primi passi da percorrere per avviare un impero galattico di successo, spiegando all’ignaro giocatore il significato di ogni nuova schermata, evento e messaggio che compare nel corso della partita. Anche dopo decine di ore di gioco potrebbe riapparire con informazioni ben volute, pertanto suggerisco di lasciare VIR attivo almeno per la first run. Le prime cose da fare sono, bene o male, quelle di qualunque 4X: esplorare i pianeti ed i sistemi solari vicini, espandere la propria economia, flotta e potenza militare sfruttando ogni risorsa presente per prepararsi all’inevitabile primo incontro alieno. Non essendo un gioco a turni viene lasciata al giocatore la possibilità di decidere la velocità dell’andamento temporale della partita, potendo impostare la velocità da ore a giorni. Chiaramente è essenziale anticipare gli avversari quando i propri progetti di costruzione e di ricerca saranno completati, per sapere in quale momento è possibile avviare la strategia migliore: conquista, colonizzazione, accrescimento industriale o quant’altro. Per svolgere ogni attività vi serviranno varie risorse, le fondamentali sono: i crediti d’energia, i minerali e l’influenza. I modi per aumentarle non sono molti e per lo più riguardano la costruzione di impianti di vario tipo sui pianeti che andrete ad occupare, come miniere e centrali elettriche. Il micromanagement necessario per ottenere al meglio le riserve utili a soddisfare le proprie ambizioni è un elemento tedioso ed onnipresente dall’alba del genere e Stellaris, per rimediare al problema, impone una soluzione: i governatori planetari. Che si voglia o meno raggiunta una certa espansione territoriale è necessario sezionare l’impero in settori, zone di amministrazione locale gestite dall’IA del gioco come meglio crede, di solito con risultati apprezzabili. Volendo si può lasciare ogni pianeta del vostro impero sotto la gestione di questo sistema, fatta eccezione per il pianeta capitale che sarà necessariamente controllato dal giocatore.

Una delle attività che accompagna la partita per tutto il tempo è la ricerca scientifica, essa è divisa in tre rami: ingegneria, fisica e società. Lo sviluppo di tali gruppi richiede tempo e non aspettatevi grandi novità ad ogni minuto che passa, soprattutto superate le prime fasi di gioco. Di tanto in tanto le vostre navi scientifiche scoprono anomalie, eventi al di fuori della comprensione logica e vi sarà posto il dilemma dell’indagare oppure no sul fenomeno. Di solito si tratta di risorse aggiuntive, ma altre anomalie più strane, e quindi più pericolose, possono presentare momenti di decisione difficili. Ad esempio viene scoperto un antico dispositivo terraformante su una delle colonie e, incurante del 70% di possibilità di portare ad una catastrofe, ordinate ai vostri scienziati di attivarlo. Il risultato? Il marchingegno viene usato impropriamente, trasformando i coloni in mostri impazziti e causando danni in tutto il sistema solare. Occhio alla ricerca per l’intelligenza artificiale, alla lunga potrebbe portare nuovi avversari sulla piazza galattica.

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Stellaris metterà a dura prova le vostre convinzioni etiche

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Se vorrete farvi rispettare dal vostro popolo e dai vostri vicini dovrete dotarvi di armi adeguate per i tempi. Le più primitive a vostra disposizione, da scegliere alla creazione dell’impero, sono missili nucleari, raggi laser o acceleratori di massa. Armi più sofisticate e con effetti particolari, come la penetrazione degli scudi cinetici, arriveranno con la ricerca, ma dovranno essere montate su navi sempre più grandi ed in flotte sempre più numerose. In questo il gioco non offre niente di particolarmente entusiasmante, tant’è che lo scafo più avanzato, quello per le navi da battaglia, viene raggiunto in breve tempo. Il sistema di combattimento è tipico per i giochi Paradox e come tutto il resto, impersonale. Quando due flotte avversarie si incontrano parte automaticamente nella mappa di gioco una scenica battaglia nel corso del quale viene sganciato tutto quel che si ha e l’armata più numerosa e meglio armata otterrà la vittoria. L’unica scelta da compiere sul momento è se ordinare o no la ritirata, il che risulta in gravi perdite. Assegnare abili ammiragli alle flotte migliorerà la loro performance in battaglia ed assieme alla progettazione delle navi e degli armamenti costituirà il grosso della preparazione bellica.

La guerra aperta sarà un evento più o meno frequente a seconda delle politiche intraprese, ma anche i pacifisti farebbero bene a prepararsi all’evenienza. Prima di dichiarare guerra, l’impero attaccante deve dichiarare le finalità del conflitto: rivendicazioni territoriali, la liberazione di una specie dal vassallaggio di un impero, ecc… A seconda dell’ammontare di obiettivi viene dato un punteggio che rappresenta in astratto quante operazioni militari di successo devono essere intraprese per obbligare il nemico alla resa. Sconfiggere flotte e distruggere stazioni orbitali è un buon inizio, ma servono stivali a terra per ottenere la vittoria totale ed il modo migliore per farlo è bombardare le fortificazioni nemiche fino alla rovina, per poi far sbarcare armate di uomini, poi cloni o droidi.

Integrare le popolazioni dei pianeti occupati al proprio impero è un’impresa ardua per le civiltà più favorevoli all’inclusione dell’alieno, ed impossibile per il resto delle fazioni che dovranno ridurre in schiavitù gli sconfitti o semplicemente sopportare gli incessanti sabotaggi e richieste di secessione. Problemi simili, in realtà, possono accadere nelle colonie che per divergenze etiche possono formare sotto-fazioni separatiste. In un personalissimo caso su un pianeta desertico, i coloni hanno sviluppato tratti genetici particolari, diventando ultra-uomini con ambizioni di conquista intergalattica improbabili. È in momenti come questo che ho provato grande invidia nei confronti del mio vicino, uno sciame unitissimo di formiche intelligenti e dall’etica irrimediabilmente collettivista. Per fortuna c’è sempre VIR. La diplomazia resta in buona parte dei casi una valida opzione, ma non presenta grandi innovazioni. Il design degli alieni sarà intrigante ma ciò non si riflette nelle interazioni con essi, sterili e prive di carattere. Comunque sia potrete stipulare trattati, forgiare alleanze e, successivamente, le più imponenti federazioni che fungono da patto difensivo tra gli imperi membri, dare accesso ai confini e tanto altro, ma, la via diplomatica, è da lasciare alle specie che possono generare facilmente influenza, tutti gli altri si limiteranno a scambiare insulti e richieste di vassallaggio, obbligando un impero notevolmente più debole a divenire un satellite dei più forti.

Stellaris è un successo per chi si aspettava uno strategico stile Paradox ambientato nello spazio e, come tutti gli altri titoli della casa di Stoccolma, presenta sistemi di gioco robustissimi ma in alcuni aspetti scarni; è facile, quindi, immaginare nel futuro non troppo distante, tra il notevole supporto dello stesso sviluppatore e la passione della modding community già al lavoro, che il titolo verrà elevato in qualcosa che assomiglia allo strategico di fantascienza definitivo.