Saint Seiya: Soldiers’ Soul: La Recensione di Vmag

Intramontabili, immortali, divini e… cosmici, i Cavalieri dello Zodiaco hanno accompagnato l’infanzia di intere generazioni con energiche grida, scintillanti armature e combattimenti dall’ineguagliabile vigore e appeal; se da una parte la serie tv, come anche il fumetto da cui è tratta, riesce in qualche modo a non invecchiare mai e catturare l’attenzione e l’interesse di grandi e piccini, tutt’altro discorso và fatto per gli innumerevoli capitoli usciti su console che, purtroppo, raramente riescono a rendere gloria alle gesta dei nostri amati guerrieri. A confermare questa amara sentenza ci pensa proprio Saint Seiya: Soldiers’ Soul, sviluppato dalla certamente non poco famosa Dimps e pubblicato da Bandai Namco, risultando essere a tutti gli effetti il primo gioco dedicato alla saga a toccar con mano una console di next-generation e, giudicando dalla sua povertà e innegabile mancanza di impegno, non possiamo fare a meno di sperare che sia anche l’ultimo.


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In un modo o nell’altro, chiunque osa pronunciare frasi simili, viene sempre annientato proprio dai suddetti

Iniziamo con il dire che il titolo in questione è un gioco ben lontano dall’essere un prodotto nuovo; Saint Seiya: Soldiers’ Soul, infatti, non è altri che una remastered non così dignitosa di Saint Seiya: Brave Soldiers, capitolo uscito per la prima volta in Europa nel novembre 2013 per PlayStation 3 e che già due anni fa riscontrò un giudizio mediocre ad esser buoni.

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Le brillanti menti che si celano dietro Saint Seiya: Soldiers’ Soul hanno voluto concentrare ogni propria energia sulla resa visiva delle armature che, effettivamente, risultano ora molto più dettagliate e belle da vedere

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Indubbiamente discutibile la scelta di voler essere un prodotto cross-platform, vantando così una grafica tutt’altro che paragonabile a quella di un titolo per PlayStation 4 e causando un imbarazzo non indifferente già solo alla vista: il cel-shading è sicuramente la scelta giusta per questo tipo di giochi, ma le brillanti menti che si celano dietro Soldiers’ Soul hanno voluto concentrare ogni propria energia sulla resa visiva delle armature che, effettivamente, risultano ora molto più dettagliate e belle da vedere, tralasciando però qualsiasi altro dettaglio del gioco. Primi a risentire di questa grave mancanza sono proprio gli scenari: se da una parte è bello vedere il vasto numero di arene disponibili, dall’altro fa tristezza constatare con quanta povertà esse siano state realizzate. Sfondi paragonabili a dei cartonati mal disegnati e muri invisibili che delineano malamente la circonferenza dello spazio dedicato al combattimento, ci costringono a non distogliere per nessun motivo al mondo lo sguardo dai nostri brillanti guerrieri, pena un’inevitabile amaro in bocca.

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If you know what i mean…

Interessanti, invece, le aggiunte dedicate a questa nuova versione del gioco, forse unico reale pregio che salva Saint Seiya: Soldiers’ Soul da una meritata insufficienza: la saga di Asgard, la sua storia e tutti i suoi personaggi calcano per la prima volta le arene di un gioco dedicato ai Cavalieri dello Zodiaco, e lo fanno con grande stile. Se precedentemente avevamo accesso unicamente a tre saghe (quella delle Dodici Case, quella di Nettuno e per finire quella di Ade), ora sarà possibile ripercorrere le vicende e gli scontri delle gelide terre sorvegliate da Odino in quel filler che, senza ombra di dubbio, è tra i più amati e apprezzati nella storia dell’animazione giapponese.

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La saga di Asgard, la sua storia e tutti i suoi personaggi calcano per la prima volta le arene di un gioco dedicato ai Cavalieri dello Zodiaco

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Purtroppo, però, per quanto fedele sia la trama della modalità Storia, essa risulta comunque un vero e proprio anello debole del titolo: il lungo susseguirsi di scontri viene separato unicamente da interminabili cut-scene create con il medesimo motore grafico del gioco che, come già detto, risulta piuttosto inadeguato e troppe volte addirittura imbarazzante, obbligandoci a chiederci in più di un’occasione se non fosse stato meglio fare un misero copia/incolla direttamente dal cartone animato… vi assicuro, purtroppo, che il più delle volte sarebbe stata una scelta meno dannosa del risultato attuale. Fortuna vuole che i doppiatori, tutti rigorosamente giapponesi, abbiano fatto un lavoro oltre l’eccellente, permettendoci così di chiudere gli occhi e inebriarci con la nostra stessa immaginazione, sognando un gioco degno di questa preziosa e maltrattata licenza.

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…per la milionesima volta in quattro saghe

Ulteriore aggiunta, più o meno gradita, è la modalità Battaglia d’Oro, che vedrà i dodici cavalieri di Atena, dalle più imponenti e sacre vestigia, indossare le ambite e sbrilluccicanti armature divine per combattere ciascuno pochi scontri, tutti preceduti da un breve, semplice e, la maggior parte delle volte, contestualizzato siparietto, proprio come nella modalità Storia, denominata Leggenda del Cosmo. Vincere queste semplici sfide ci permetterà di sbloccare il personaggio con la rispettiva veste e super-mossa divina, oltre che qualche ulteriore titolo personale che male non fa.

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Non posso non chiedermi per quale ragione il team di sviluppo non abbia concentrato le proprie energie sul bilanciamento dei personaggi e sulle caratteristiche di gameplay

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Se da una parte l’aggiunta di questa modalità, a suo modo anche simpatica, ci fa piacere, dall’altra non posso non chiedermi per quale ragione il team di sviluppo non abbia concentrato le proprie energie sul bilanciamento dei personaggi e sulle caratteristiche di gameplay, entrambi elementi che vanno ad incidere gravemente e negativamente sulla valutazione del prodotto: iniziamo con il dire che, per quanto il roster disponibile sia estremamente ricco ed ogni personaggio sia fedelmente riprodotto tanto nelle tecniche quanto nel design, è doveroso sottolineare anche quanto ognuno di essi sia fortemente sbilanciato per colpa di un sistema di combattimento quantomeno scarno, incorporeo e ripetitivo, quasi per niente aggiornato dalla versione del 2013. I nostri attacchi principali verranno attuati medianti la pressione, o per meglio dire lo spam, dei tasti quadrato e triangolo, rispettivamente attacco leggero e potente che, insieme alla barra cosmo, indispensabile all’utilizzo di attacchi poderosi, mosse speciali e dash, risulteranno essere le nostre principali fonti di danno e di combo. Considerando che senza una considerevole porzione di barra cosmo non potremo concatenare attacchi e mosse speciali in modo dignitoso, la maggior parte del tempo impiegato nei combattimenti vedrà i due guerrieri osservarsi in modo più o meno minaccioso per diverso tempo mentre lasciamo premuto L2 per ricaricare la suddetta e riprendere così il duello, rendendo il tutto ancora più statico di quanto già non sia.

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Proprio come le nostre speranze di poter giocare un titolo degno di questa fin troppo maltrattata licenza

Oltre alle suddette, Saint Seiya: Soldiers’ Soul contempla anche numerose altre modalità, come Sopravvivenza, il classico survival di tanti altri giochi dello stesso genere, Guerra Galattica, un vero e proprio torneo da uno a otto giocatori, reali o controllati dall’intelligenza artificiale, un Negozio in cui è possibile acquistare musiche, modelli, arene e costumi per i nostri personaggi preferiti (anche se spesso risultano mal fatti, come è il caso di Andromeda in “borghese” che è capace di usare le sue catene che spuntano da chissà dove…), Allenamento, in cui potremo sforzarci di far finta che questo gioco necessiti di un manichino per “memorizzare” le “combo” del nostro guerriero preferito, e l’immancabile Tutorial, che devo ammettere, però, essere veramente ben fatto e coinvolgente, capace di illuderci per qualche minuto che quello che abbiamo in mano sia un prodotto valido.

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Se ad una prima, fugace, occhiata lo Scontro Online sembra essere ben fatto, non dobbiamo farci ingannare perché ben presto ci renderemo conto di quanti problemi, per niente indifferenti, questa modalità riesce, purtroppo, a vantare

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Tutte queste simpatiche opzioni fanno da giocoso passatempo a quella che è la modalità indubbiamente più importante e fondamentale di ogni picchiaduro che si rispetti: lo Scontro Online! Se ad una prima, fugace, occhiata questa funzione sembra essere ben fatta grazie alla possibilità di personalizzare il proprio profilo con il segno zodiacale che ci appartiene e qualche simpatico titolino, per la presenza di un’opzione di ricerca rapida dell’avversario tanto nelle sfide che influenzano il nostro punteggio quanto in quelle non, e per la possibilità di consultare in modo chiaro ed efficace la nostra scheda giocatore, la classifica (divisa anche per regioni) e la nostra posizione in quest’ultima, non dobbiamo farci ingannare perché ben presto ci renderemo conto di quanti problemi, per niente indifferenti, questa modalità riesce, purtroppo, a vantare; davvero troppo frequenti, per esempio, i reset degli scontri, veri e propri annullamenti del match, magari già inoltrati o quasi terminati, che ci riporteranno alla stanza online di conferma della presenza, cosa che solitamente avviene un certo numero di volte prima di permettere ai due sfidanti di poter terminare a tutti gli effetti il loro duello, o il congelamento, in seguito ad una vittoria nella modalità Battaglia Classificatoria, del gioco durante l’elaborazione del punteggio e l’aggiornamento dello stesso, obbligandoci a chiudere e riaprire l’applicazione perdendo, ovviamente, quel determinato progresso, che molto semplicemente non sarà mai esistito. Inaccettabile.

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Il povero Crystal non si rende conto che ad essere veramente tragica è la qualità delle cut-scene a cui siamo costretti ad assistere

In definitiva, Saint Seiya: Soldier’ Soul, è una vera e propria remastered che, seppur riesce ad aggiungere qualcosina di simpatico capace di donare un breve sorriso, come la modalità Battaglia d’Oro e l’aggiunta di qualche super-mossa, e qualcosina di innovativo per la propria stessa catena di prodotti, come la presenza della saga di Asgard, risulta essere incapace non solo di essere degno della console a cui appartiene, apparendo visivamente e contenutisticamente imbarazzante in più di un caso, ma anche mal funzionante in quella che, in qualsiasi picchiaduro che si rispetti, fan service o meno, deve essere la parte più efficiente e meglio gestita, l’online.

Non mi tratterrò dal dire che, obbiettivamente, questo prodotto non dovrebbe neanche sfiorare la sufficienza: nonostante si possa in qualche modo tentare di giustificarlo affermando che è un titolo dedicato unicamente ai fan dell’immortale saga, posso dire, proprio in quanto tale, che solo la fedeltà dei colpi e l’inumano impegno dei doppiatori riescono ad essere effettivamente degni di nota, mentre la povertà visiva e il vero e proprio imbarazzo che è impossibile non provare durante le cut-scene della modalità Storia, l’inverosimile sbilanciamento e limitatezza nei combattimenti e, in generale, troppe cose che non funzionano, azzoppano fatalmente il Pegasus che noi tutti vorremmo vedere, obbligandoci ad abbatterlo per non vederlo soffrire e non soffrire noi stessi. Ahimè, un briciolo di cosmo ancora arde in me, e mi fa sperare (o illudere) che presto o tardi avremo il Saint Seiya che ci meritiamo e che la saga stessa merita, ed è questa mia tenue ma tenace ostinazione che mi induce a dar fiducia e qualche punto in più

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