In un panorama videoludico pervaso da fps multiplayer, Wolfenstein II: The New Colossus (Qui per la nostra anteprima)  aveva l’arduo compito di dimostrare a tutti che gli sparatutto in prima persona single player hanno ancora tanto da dire. I ragazzi di MachineGames hanno realizzato un titolo di spessore dalle molteplici qualità, che setta nuovi standard per il genere. Nei panni di BJ vi ritroverete ancora una volta ad eliminare nazisti, in un gioco che rappresenta la netta evoluzione del suo predecessore, arricchito in ogni aspetto e sfaccettatura. Andrete a vivere un’avventura che vi porterà attraverso decine di scenari diversi e che riuscirà ad intrattenervi ed allo stesso tempo a farvi riflettere su argomenti come il razzismo, la religione o sui rapporti padre – figlio. Al termine della campagna probabilmente non sarete ancora stufi di macinare vittime tra le schiere naziste, ed ora scoprirete il perché.

Il gioco apre le danze riprendendo le redini della storia da dove si era interrotta con The New Order; Vediamo un BJ che ha saputo resistere all’esplosione ma che è estremamente debole, sia fisicamente che mentalmente e, per questo, è costretto ad utilizzare una sedia a rotelle. Inoltre sin dalle prime fasi di gioco saremo chiamati a ripetere la scelta fatta nel primo capitolo, decidendo se salvare Fergus o Wyatt. In base a chi decideremo di sacrificare, potremo avere accesso a cutscene diverse e ad una diversa arma.

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Il gioco apre le danze riprendendo le redini della storia da dove si era interrotta con The New Order.

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Ridotto su una sedia a rotelle Blezinsky sarà comunque costretto a combattere, ma non preoccupatevi, in poco tempo riuscirete a mettere le mani sull’armatura Da’at Yichud, che vi garantirà la possibilità di tornare in piedi e di muovervi agilmente. Nonostante la tuta però, le condizioni di salute del protagonista sono pessime e per questo motivo per gran parte dell’avventura la vostra salute in game non si riempirà stabilmente più del 50%. Discorso a parte per la corazza, che potrà da subito raggiungere il 200% della sua capacità.

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Non vi troverete praticamente mai a corto di risorse.

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Salute e corazza, così come le munizioni, non vengono rigenerate automaticamente, ma sarete chiamati a trovare kit medici, armature e colpi rovistando in giro per le aree esplorate. Ogni nemico ucciso rilascia un loot in tal senso, non vi troverete praticamente mai a corto di risorse. Per quanto riguarda la vita, nel caso in cui ne acquisissimo più del suo valore massimo questa andrà a diminuire progressivamente fino a ristabilizzarsi.

Le aree sono completamente esplorabili ed il titolo presenta una buona varietà di scenari, vi ritroverete a strisciare tra stretti condotti di ventilazione, affrontare schiere di nazisti in campo aperto o assassinare i nemici in stanze e corridoi.

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Ogni arma è ben caratterizzata e non sentiremo particolarmente la mancanza di altro all’interno del nostro arsenale.

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Il gioco si presta molto ad essere giocato utilizzando un approccio stealth, ma è ovviamente possibile giocare affrontando ogni nemico a viso aperto. Ciò che più punisce il giocatore però è il restare troppo tempo immobile in un punto: il gameplay spinge infatti a muoversi continuamente per evitare proiettili ed aggiramenti. Ogni arma è ben caratterizzata e non sentiremo particolarmente la mancanza di altro all’interno del nostro arsenale. Avremo a disposizione sia armi leggere che pesanti, quest’ultime però saremo costretti a lasciarle una volta cambiata arma, un po’ come accade per le torrette mobili in Halo.

La gestione del nostro arsenale è purtroppo leggermente macchinosa, perchè legata ad un cerchio delle armi che non si sposa perfettamente con la freneticità dell’azione. É inoltre possibile equipaggiare due armi contemporaneamente potremo quindi scegliere se affrontare i nostri nemici con precisione e tatticità o schierarci davanti a loro a viso aperto. Inutile dire che in base alla situazione sarà più conveniente scegliere l’una o l’altra strategia.

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Probabilmente non è mai stato così divertente far fuori un nazista.

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Le armi leggere a nostra disposizione sono potenziabili grazie a degli oggetti sparsi per il mondo di gioco, che, una volta raccolti, permetteranno a BJ di installare un nuovo potenziamento ad una delle armi nel suo arsenale. In tutto questo, sono comunque le uccisioni corpo a corpo a dare le maggiori soddisfazioni, grazie a delle animazioni magistrali al pari dell’ultimo DOOM: probabilmente non è mai stato così divertente far fuori un nazista.

Il titolo, giocato a difficoltà normale, già vi pone davanti ad un’elevato tasso di sfida. Infatti, nel caso in cui non siate familiari con gli fps vecchio stile potreste trovarvi più e più volte a soccombere sotto i colpi degli avversari. In ogni caso niente paura, potrete scegliere in qualsiasi momento di modificare la difficoltà e prendere dimestichezza con i comandi. A proposito di quest’ultimi nulla da dire, la versione recensita è quella Steam e sia con mouse e tastiera che con il gamepad Xbox One non sono presenti problemi di sorta, reattività sempre elevatissima.

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L’ottimo level design vi permetterà di approcciare ogni situazione in più modi, garantendo una maggiore liberà d’azione rispetto ai precedenti capitoli.

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Ad un certo punto della storia sarete chiamati a scegliere uno tra tre interessanti potenziamenti, tutti e tre vi agevoleranno in qualche maniera negli spostamenti. Il primo, chiamato Costrittore, ci permetterà di attraversare i cunicoli più stretti. Il secondo è un corpetto in grado di farci abbattere porte e tedeschi semplicemente scagliandoci a tutta velocità contro di essi. Il terzo gadget ci permetterà invece di raggiungere altezze elevate grazie a dei prolungamenti meccanici delle gambe simili a trampoli. L’ottimo level design vi permetterà di approcciare ogni situazione in più modi, garantendo una maggiore liberà d’azione rispetto ai precedenti capitoli.

In tutto ciò sono presenti, oltre alla campagna principale, anche delle missioni secondarie accessibili dall’hub centrale del gioco: ovvero il sottomarino Martello di Eva. L’area è completamente esplorabile ed è presente inoltre un simpatico easter egg che siamo sicuri riuscirete a scoprire da soli. Oltre le missioni secondarie forniteci dalle discussioni con gli npc, sarà possibile utilizzare un particolare oggetto, i codici enigma ottenuti uccidendo gli ufficiali nazisti, per sbloccare nuove aree ed eliminare tutti gli Uberkommandanten rimasti.

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Una delle colonne sonore meglio riuscite degli ultimi anni.

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La grafica del titolo è ineccepibile, il motore id tech 6, che abbiamo già visto in azione nell’ultimo DOOM e in Dishonored 2, si comporta in modo eccellente. Plauso va fatto a quella che è senza dubbio definibile come una delle colonne sonore meglio riuscite degli ultimi anni. Wolfenstein 2 presenta una soundtrack che combina più generi musicali e che riesce in questa maniera ad incantare il giocatore e farlo immergere completamente all’interno degli avvenimenti del titolo. Nota dolente il doppiaggio, in particolar modo quello del protagonista, che risulta essere piatto e privo di mordente, forse adatto ad un personaggio come BJ, ma all’effettivo non riesce a convincere l’ascoltatore. Inoltre, collegato al doppiaggio è la problematica del sincrono tra animazioni labiali e doppiaggio, speriamo venga risolta con un aggiornamento futuro. Inoltre, parlando di piccoli problemi che affliggono il titolo, l’indicatore che suggerisce il nostro prossimo obiettivo è piccolo e difficilmente individuabile, più di una volta vi ritroverete a girare la visuale in cerca della direzione da intraprendere, cosa che può risultare spesso snervante.

Wolfenstein II: The New Colossus è indubbiamente uno di quei titoli in grado di tenere fermamente incollato il giocatore allo schermo per tutta la sua durata. La longevità si attesta sulle 12 ore, che aumentano a 15 o più nel caso abbiate intenzione di completare anche tutte le secondarie o di rigiocare la storia cambiando la scelta iniziale. Il gioco non è esente da difetti, ma i ragazzi di MachineGames hanno svolto un lavoro ottimo, settando nuove vette per il genere e confermando a tutti il fatto che i titoli offline abbiano ancora molto da dire. L’assenza di un comparto multiplayer si sente? Si, indubbiamente una modalità multigiocatore avrebbe contribuito a rendere il gioco più duraturo e più di un giocatore ne sarebbe stato contento. Nonostante tutto? Va più che bene così.