Rainbow Six Siege: l’hands on di VMAG

Ci sono videogiochi che creano amicizie. Ci sono videogiochi che trasmettono sentimenti. Esistono videogiochi che ti fanno sentire parte di un vero team. Rainbow Six Siege ha tutto questo. In occasione dell’E3 di Los Angeles, noi di VMAG siamo volati oltreoceano e abbiamo provato lo sparatutto più atteso dell’anno. Cosa ne pensiamo? Stiamo per dirvelo.
Il concept, in realtà, è piuttosto semplice: si tratta semplicemente di attaccare o difendere, di infiltrarsi o fortificare. In entrambi i casi è vitale la pianificazione, che avviene qualche secondo prima dell’inizio del vero e proprio match e ovviamente tramite auricolare, per assicurarsi che il team sia coeso.


Pronti, partenza…irruzione!
Al momento della scelta dell’equipaggiamento da portare capirete a cosa siete di fronte. Ogni classe ha un ruolo ben preciso. Nella nostra prima partita ho scelto lo scudo antisommossa e la pistola: mi sono ritrovato ad essere un vero e proprio scudo umano per i miei compagni di squadra una volta fatta irruzione sfondando muri e finestre. Potendo manovrare lo scudo a mio piacimento tramite abilità specifiche della mia classe, ho potuto ripararmi dal fuoco nemico, affrontare in combattimento ravvicinato i nemici e coprire i miei compagni in difficoltà formando un vero e proprio muro di difesa nei corridoi angusti dell’edificio.

Infiltrarsi, dal canto suo,  genera altre emozioni. In fase di preparazione, in quanto attaccanti, vi troverete a lanciare una macchinina radiocomandata per localizzare l’obiettivo all’interno dell’edificio, cosi da permettere una strategia mirata. Chi si sta barricando, nel frattempo, potrà vedere le vostre macchinine e se siete al cospetto di giocatori furbi, ve le distruggeranno in men che non si dica.

Finita la preparazione, inizia la vera e propria fase d’attacco. In base al vostro equipaggiamento vi troverete ad agire in prima linea, decidendo se fare irruzione dalle finestre o se rimanere nelle retrovie, fornendo supporto ai vostri compagni. Ciò che emerge provando Rainbow Six Siege è indubbiamente il lavoro certosino dedicato al bilanciamento e alla tattica: vi capiterà spesso di pianificare sul momento tattiche con i vostri compagni più vicini per irrompere nelle stanze al fine di ottenere una posizione privilegiata per fare breccia nella stanza dell’obiettivo.

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La collocazione dei team in Rainbow Six Siege è fondamentale se si vuole vincere la partita. Non sono permessi troppi errori, nonostante si possa essere rianimati se feriti a morte. Il tutto è reso complesso dalla quasi costante sensazione di non essere in un posto sicuro. I nemici potranno infatti cogliervi di sorpresa, in qualunque momento della partita.

Dovrete stare attenti ai muri più sottili, i quali diventeranno presto macerie tramite le quali sparare e mietere i vostri avversari. E, in caso veniate colti alla sprovvista, morirete in tempi piuttosto brevi e difficilmente con la possibilità di rispondere al fuoco. Questo è bilanciato grazie alle ferite mortali e all’assenza dell’ hitmarker, rimpiazzati dalla possibilità di rimanere feriti a terra potendo rallentare l’emorragia permettendo ad un vostro compagno di rialzarvi.

In conclusione, la build su cui abbiamo messo le mani non è esente da bug e cali del frame rate, tuttavia crediamo che in corrispondenza della beta di settembre i problemi tecnici saranno risolti per lasciare il posto ad uno degli shooter più divertenti e tattici degli ultimi anni.

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