Durante questo primo giorno di Milan Games Week abbiamo avuto il piacere di provare uno dei titoli Bandai Namco che più ci ha intrigato negli ultimi mesi: stiamo parlando di Little Nightmares, l’avventura platform sviluppato da Tarsier Studios che più volte ci ha incuriosito e che solo alla Gamescom avevamo avuto l’occasione di vedere più da vicino. Così come Unravel conquistò il cuore di molti, così anche Little Nightmares lo ha fatto quest’anno, ricordando un po’ il gioco del piccolo gomitolo di lana rosso ma in stile Tim Burton.
Forse è proprio questa atmosfera cupa, il gioco di luci e il character design dei personaggi contrastante che affascina. Non si può negare che la fisica degli oggetti, resa in modo quasi totalmente realistica, ricorda molto quella di Limbo. Il gameplay si basa molto sulla capacità del giocatore di nascondersi e risolvere puzzle non estremamente complicati, e nel livello che abbiamo provato dovevamo sfruttare questi due elementi per sfuggire da un cuoco deforme e desideroso di buttarci dentro la sua pentola. Partendo da una stanza da letto, arriveremo nella cucina dove il nostro nemico sarà intento a cucinare qualcosa ed è lì che inizierà la sfida per non farsi prendere e per cercare di passare oltre. Qualora venissimo presi, ci ritroveremmo a ricominciare solo la parte interessata e non l’intero livello. L’unico problema che abbiamo notato è l’intelligenza artificiale del nostro “cuoco assassino”, che a volte abbiamo notato far cilecca o vagare senza meta ripetendo le stesse azioni.
I comandi sono piuttosto semplici e le meccaniche con cui avanzare nel gioco sembrano essere molto varie: tenendo premuto il tasto R3 del pad la nostra piccola protagonista accenderà un accendino utile per vedere in posti in ombri o completamente bui, mentre per correre e afferrare gli oggetti dovremo premere rispettivamente i i tasti quadrato e R2. Six, così si chiama la protagonista del gioco, è piccola e minuta, mentre ciò che si trova contro è nettamente sproporzionato rispetto a lei dando una sensazione di impotenza continua.
Ciò che alla mano è sembrato ottimo è infine la combinazione di tutto ciò che ho elencato prima: il tutto si sposa magnificamente e dà al giocatore quell’immersione che raramente si vede in un gioco, anche parlando di tripla A.
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