Più volte qui su VMAG ci siamo concentrati sulle politiche di Nintendo, a volte veramente inspiegabili. Per esempio, l’altro giorno Mossgarden si interrogava sulla natura del Wii U. Ma perché Nintendo si comporta in un determinato modo? Ci aiuta a vedere la matrice Dan Adelman, che ha lavorato per nove anni nel reparto digital di Nintendo, e che ha lasciato la compagnia in agosto. Adelman, in un’intervista a Dromble, ha spiegato come funzionano le cose in quel di Kyoto, a partire dalla filosofia che la anima.
Nintendo non è solo una compagnia giapponese, è una compagnia con sede a Kyoto. Per chi non lo sapesse, le compagnie di Kyoto sono per le compagnie giapponesi quello che le compagnie giapponesi sono per le compagnie americane. Sono molto tradizionali, e molto focalizzate sulla gerarchia e sul decision making di gruppo. Sfortunatamente, questo crea una cultura dove tutti sono dei consiglieri e nessuno è un decision maker… ma quasi chiunque ha potere di veto.
Una situazione completamente opposta, per esempio, a quella di Valve, dove chiunque può essere determinante e avere voce in capitolo sui progetti. Esisterebbe quindi una certa burocrazia anche in Nintendo, che comporterebbe un certo rallentamento nel modo in cui viene gestita la compagnia e una tendenza al conservatorismo.
Anche Mr. Iwata spesso esita a prendere una decisione che alienerà uno dei manager in Giappone, quindi per fare qualunque cosa serve molto lavoro preliminare: parlare a diversi gruppi, assicurarsi il loro coinvolgimento e usarlo per coinvolgere altre persone. A livello sussidiario, ciò è ancora più pronunciato, perché le persone devono passare questo processo prima in Nintendo of America o Nintendo of Europe (a volte entrambi) e poi ripetere tutto con il quartier generale. Tutto questo non è necessariamente una cosa cattiva, ma può essere molto inefficiente e consumare del tempo. Il più grande rischio è che in ogni passo del processo, se qualcuno semplicemente dice no, la proposta è bella che morta. Quindi, in generale, le idee più coraggiose non passano attraverso il progetto a meno che non abbiano origine al vertice.
Questo spiegherebbe perché, negli ultimi anni, Nintendo sia stata davvero poco coraggiosa. Un esempio di questo comportamento, per esempio, è la mancanza di sperimentazioni nei generi, che invece avvenivano ai tempi del GameCube: tutti ricordiamo Metroid Prime, in grado di competere con Halo. Adelman inputa l’immobilismo di Nintendo anche al fatto che, secondo lui, i manager non sono più in contatto con l’industria dei videogiochi moderni.
Si sono fatti le ossa nell’epoca del NES e del Super NES, quindi adottare cose come l’online gaming, i sistemi di account, le liste amici, e comprendere l’ascesa del PC gaming, è stato un processo molto lento. Le idee spesso vengono bloccate prematuramente, solo perché alcune persone con il potere di bloccare un’idea semplicemente non lo capisca.
Sappiamo tutti che, per gestire un business, bisogna essere pronti a prendersi i propri rischi e anche, eventualmente, a fallire, per poi riprovare. È qualcosa che per esempio ha messo in pratica Rovio, producendo oltre 50 giochi prima della sua straordinaria hit, Angry Birds. Tuttavia, secondo Adelman dentro Nintendo si ragiona in maniera diametralmente opposta, perché la compagnia semplicemente non rende vantaggioso per gli impiegati prendersi dei grossi rischi sui prodotti.
Non c’è una grande motivazione per provare a spingere queste idee. Prendersi dei rischi, generalmente, non viene ricompensato. La fedeltà a lungo termine è quello che alla fine viene ricompensato, quindi la strada più facile è semplicemente stare in carreggiata. Mi piacerebbe vedere Nintendo fare uno sforzo congiunto per incoraggiare le persone a tutti i livelli della compagnia, per sentirsi incoraggiati a portare avanti proposte ambiziose, ed essere premiati per fare così.
Un’altra delle storiche critiche che viene fatta a Nintendo è che non riescono ad assicurarsi il supporto delle terze parti. Principalmente, il motivo è che Nintendo produce dei titoli first party di altissima qualità , che allontanano eventuali sviluppatori dal lavorare sulla piatttaforma.
I publisher pensano che non possono competere con i first party Nintendo, quindi scelgono di non investire nel creare prodotti di alta qualità per la piattaforma. Ci sono alcune notevoli eccezioni a questo negli anni, come Rayman Legends, ma molte volte i publisher third party hanno delle proiezioni di vendita basse per i loro giochi, e quindi decidono un budget di sviluppo basato su quello. Non posso neanche dire semplicemente che hanno torto. Ci sono stati casi in cui le compagnie hanno deciso di rischiare e creare un gioco grandioso per le piattaforme Nintendo, solo per scoprire che i consumatori non erano interessanti. E potrebbe essere perché i consumatori sono stati scottati dai giochi third party sulle piattaforme Nintendo in passato.
Adelman, tuttavia, ha una soluzione. Che passa per una pratica di comunicazione più efficace.
Perché Nintendo rompa questo ciclo, penso che abbiano bisogno di investire e assorbire alcuni dei rischi per i third party che cercano di abbracciare le feature della piattaforme Nintendo, e di aiutare a comunicare ai consumatori quali giochi sono allo stesso livello dei first party Nintendo in termini di qualità . Sony e Microsoft spendono un sacco di soldi assicurandosi esclusive (o almeno feature esclusive) sui giochi top e poiché Nintendo non lo fa davvero, i third party si concentrano su altri sistemi. Non sono sicuro su Sony, ma so che Microsoft ha anche un team di tecnici che va a lavorare con uno studio per qualche settimana o anche mese, per aiutarli a creare al meglio i loro giochi su quelle piattaforme. Se Nintendo non vuole essere un sistema solo first party, potrebbero aver bisogno di essere più aggressivi nell’assicurarsi questi giochi ed essere certi che sono di alta qualità .
Le dichiarazioni di Adelman spiegano tante cose sull’andamento di Nintendo. Se è vero che non ci sono conferme ufficiali di quello che dice, è altrettanto vero che suona in maniera estremamente ragionevole. Considerate le recenti difficoltà di Nintendo, i torni conterebbero. E voi, che ne pensate? Credete che Nintendo si debba adeguare alle pratiche della games industry, o debba perseguire la sua politica di differenziamento, pena snaturarsi?