Farò una premessa fondamentale: io sono un fan Nintendo, e credo di essere, al momento, uno dei pochi sostenitori di Wii U. Ci vuole davvero tanto amore per sostenere la compagnia in questo momento, credetemi. Tuttavia, sono anche il primo a sostenere che, a prescindere da chi provenga, un’affermazione debba essere necessariamente soggetta a critiche e obiezioni.
Da amante della narrazione nei videogiochi, mi schiero apertamente contro quanto detto la settimana scorsa da Shigeru Miyamoto, in un’intervista con Associated Press, dove sono stati rivelati dei dettagli sull’approccio della compagnia verso l o sviluppo.
Apprendiamo così tanti fatti che l’ermetica Nintendo tende a non far trapelare, come il fatto che il gigante di Kyoto passa regolarmente sotto esame dei pitch per un film di Mario, provenienti dall’industria cinematografica. Ma la cosa più interessante e secondo me criticabile è che Miyamoto si è definito uno sviluppatore e un rifinitore di sistemi, piuttosto che un narratore. Una dichiarazione particolare, dal momento che proviene da un uomo che ha creato icone in grado di superare Mickey Mouse a livello di popolarità.
“Mi piace creare meccaniche di gameplay piuttosto che storie” ha detto Miyamoto, in risposta a una domanda su un nuovo gioco di Star Fox. “La storia potrebbe non essere troppo diversa… ma le meccaniche di gameplay si percepiranno come molto differenti”.
Insomma, Miyamoto ha messo una pietra tombale su tutte le future evoluzioni narrative della sua compagnia. Spero davvero che Aonuma non gli dia ascolto, perché lo Zelda che stanno creando è visivamente impressionante e, se dovesse essere privo di una storia epica… be’, sarebbe davvero una grande delusione. Ragazzi, ma ve lo ricordate Majora’s Mask?
Per quanto consideri Miyamoto un maestro, credo che sia quindi giunto il momento per i creatori di videogiochi di abbandonare la sua concezione. Uccidere il proprio padre, se necessario. Personalmente, trovo anche assurdo che un personaggio iconico come Mario non sia mai stato raccontato con una storia degna di questo nome, e sì che sono stati fatti dei tentativi in questo senso. Mi viene da pensare a Paper Mario per Nintendo 64, a Super Mario Sunshine… Capisco che il focus di Nintendo è sul gameplay, ma sarebbe davvero tanto scandaloso associare a una property di rilievo come Mario una storia degna di un film d’animazione Pixar?
Le mie speranze, a quanto pare, sembrano essere mal riposte. Miyamoto vede in Mario un “totem”, un involucro vuoto attorno al quale Nintendo può sviluppare nuovi giochi e sistemi, piuttosto che un personaggio dinamico.
“Da quando abbiamo creato Mario, le persone l’hanno paragonato a Topolino. Ho sempre detto che Topolino si è evoluto di pari passo con ogni evoluzione dei cartoni animati,” ha detto Miyamoto. “Fin dall’inizio, volevo che Mario fosse quel personaggio nell’era digitale, così che ad ogni nuova evoluzione digitale lui fosse lì a iniziare quell’era”.
Personalmente, credo che il paragone con Topolino non regga. Topolino è stato interpretato da tantissimi autori diversi, da Gottfredson fino all’italiano Romano Scarpa, che sono riusciti ad andare oltre il ragazzo di campagna creato da Walt Disney, dandogli una psicologia sfaccettata. Sono d’accordo con Miyamoto quando dice che Mario è un personaggio che si evolve di pari passo con il videogioco, ma il videogioco oggi sono anche storie. Persino Skylanders ha una storia migliore di Mario, caspita, molto migliore!
Forse, per essere ancora rilevante e non perdere terreno, c’è bisogno che Mario abbandoni la sua natura di mascotte, per andare incontro a una crescita vera. Anche a costo di zittire Miyamoto.