Intervista al Lead AI Programmer di Star Citizen

Noi di VMAG, presso il VIGAMUS (museo del videogioco di Roma), abbiamo avuto l’opportunità di intervistare un membro italiano facente parte del team di uno dei giochi più attesi del momento: Star Citizen. Francesco Roccucci (docente di VIGAMUS Academy) si è laureato in Ingegneria Informatica all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ed ha conseguito un master in Intelligenza Artificiale. Rappresenta uno tra i tanti cervelli in fuga che è riuscito a creare intorno a lui un nome importante e a prendere piede in compagnie dal grande calibro. Inizialmente ha lavorato per EA Phenomic e ha fatto parte del team di sviluppo dell’AI di Crysis 3. Attualmente è impiegato presso Foundry 42, divisione tedesca di Cloud Imperium Games, prendendo il ruolo di Lead AI Programmer. Il team sta lavorando al colossale progetto Star Citizen, il quale ha avuto un successo strepitoso ed ha raggiunto cifre astronomiche su Kickstarter. Il titolo è ancora in fase di sviluppo, continua ad essere implementato ed i fan hanno un esagerato hype riguardo all’opera e ciò potrebbe causare pressioni sul team. Abbiamo posto a Roccucci diverse domande, riguardanti il suo passato, le sue opinioni personali su differenti tecnologie: ci avrà fornito nuove scottanti notizie esclusive sul gioco in questione? Scorrete in basso per scoprire le risposte.

Fin da bambino hai sognato di realizzare videogiochi o altro?

Videogiochi. Sin da bambino, più precisamente dall’età di 10 anni, desideravo programmare l’intelligenza artificiale dei videogames, però a quel tempo non esisteva un corso di facoltà che permetteva di studiare Ingegneria Informatica vera e propria. Ho iniziato ad apprendere da autodidatta con il Commodore 64, alle scuole medie e superiori abbiamo cominciato con i fondamenti di Pascal e Basic. Con il mio migliore amico ho iniziato a giocare a Doom quando ha acquistato l’XT/286 e così mi sono appassionato all’ambiente informatico e videoludico.

Un successo così inaspettato su Kickstarter ha creato pressioni sul team?

Essendo arrivato 2 anni dopo il lancio del progetto, non sono consapevole dell’influenza che la fase iniziale ha avuto sulla squadra. Ci sono stati degli extended goal ma quando noi siamo approdati i fondi erano già stabiliti ed è stata guidata dalla visione di Chris Roberts e non è cambiato molto dal nostro arrivo.

L‘AI è uno dei punti fondamentali nei videogiochi, com‘è possibile migliorarla per ottenere il meglio da essa?

Il problema grosso per evitare di reinventare le stesse situazioni è usare dei sistemi diversi nei vari titoli, come accade all’interno di GTA, che parte da una base già consolidata e nel capitolo successivo viene implementato qualcosa di nuovo ed innovativo. Anche noi, nello sviluppo dell’AI, creiamo e mandiamo al pubblico diverse release per avere un feedback e cercare di mantenere la qualità migliore. Il nostro obiettivo è che più persone siano in grado di creare contenuti, così che la maggioranza di essi permetta di avere al giocatore, nell’AI, una maggiore variazione di scelte, di ciò che vogliono fare. La vita reale, che viene percepita come intelligente, è legata alla quantità di opzioni che vengono effettivamente presentante ogni giorno a tutti noi, ed anche le stesse le cogliamo come qualcosa di raziocinante, poiché siamo costretti a compiere delle preferenze.

Sei fiducioso sul futuro della VR? Verrà implementata questa tecnologia all’interno di Star Citizen?

Per quanto mi riguarda la VR è molto interessante, ha delle applicazioni in cui può essere veramente efficace e in altri utilizzi sono ancora più scettico. Si tratta sicuramente di un nuovo tool che apre le porte all’interazione col gioco, presentandosi in maniera differente rispetto a prima. Tecnologie e sperimentazioni, anche da parte di indie e developers, hanno permesso di scoprire un buon modo di interagire con questi device e il VR è essenzialmente un nuovo dispositivo. L’unico problema è che isola il giocatore, un lato positivo dei videogiochi che a me piace è il fatto di poter interagire con altre persone e la realtà aumentata, attraverso l’utilizzo delle cuffie e di un visore, divide il giocatore dal mondo circostante. La motion sickness è un problema fondamentale per i miei gusti, si presenta differente dal tipo di gioco e telecamera. Bisognerebbe implementare sempre di più queste tecnologie e la motion sickness nelle versioni finali dei visori sarà possibile superarla col tempo.

L‘interazione dell‘AI è differente all‘interno della VR?

Secondo me cambia poco, la VR è un device che cambia l’interazione con il giocatore ma non tanto il resto, ancora è da sperimentare. Tramite il visore e i diversi controller si ha la possibilità di avere un modo differente di approcciarsi con il medium e cambiare l’esperienza di gioco. Questo può essere una variante per relazionarsi con l’AI di gioco, si genereranno degli eventi diversi rispetto a quelli a cui eravamo abituati ma non avrà un impatto sullo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, poiché il titolo potrebbe presentarsi su diverse piattaforme. Ciò che conta veramente è quello che vuoi ottenere con il gioco in sviluppo e come il game design vuole utilizzare il device all’interno del titolo in sé, dipende da come si presenta l’opera e da ciò che si vuole realizzare col gameplay.

Quale sarà l‘apice massimo che raggiungerà l‘Intelligenza Artificiale in un futuro prossimo?

L’utilizzo più giornaliero dell’AI è quello che vedremo subito: macchine autonome, device di assistenza personale come Amazon Echo e Siri (è quello che avrà l’impatto maggiore sull’intelligenza artificiale perché sono le applicazioni che permettono di automatizzare tutte quelle azioni iterative che compiamo ogni giorno, come leggere le news o sapere cosa manca in casa). Sono atti stupidi compiuti da una macchina, le quali possono soppiantare il lavoro dell’uomo, che beneficiano sul tempo, il quale potrà essere utilizzato in attività più interessanti. Siri, Google Now e nuove tecnologie autonome saranno essenziali nella vita di tutti i giorni.

Cosa consigli agli appassionati di programmazione che vogliono intraprendere questa strada?

Per i videogiochi è importante imparare bene C++, lavorare a progetti personali, utilizzando un linguaggio relativo al motore grafico per dimostrare di essere in grado di lavorare in gruppo ed implementare i vari oggetti costruiti fra loro. Queste piccole opere realizzate sono qualcosa da aggiungere al curriculum per far conoscere il proprio stile di programmazione usato, dimostrare di essere in grado di prendere il lavoro di altri e modificarlo. Spesso capiterà di avere a che fare con codice già scritto, non sempre si comincerà da zero, anche per dimostrare di saper capire il codice altrui e intendere l’impiego di applicazioni costruite da persone differenti. Quando utilizzi una determinata struttura riesci a capire il costo della scelta di un’opzione o un’altra, in termini di CPU e cicli di memoria, bisogna capire ad un colloquio come è possibile superare certi limiti presenti in una macchina, capire quali sono le proprie limitazioni e come modificare l’approccio.

Puoi fornirci qualche notizia esclusiva riguardante Star Citizen?

Non posso dire nulla poiché ciò che è possibile comunicare al pubblico riguardo al titolo è disponibile sulla pagina di Star Citizen e sul sito Roberts Space Industries. Scrivo il report del lavoro svolto ogni mese e quello a cui stiamo lavorando adesso è il Mission System, di cui ne abbiamo parlato già a gennaio, però non posso rivelare altro perché i piani alti me lo impediscono.

Per concludere ringraziamo Francesco Roccucci per la disponibilità a noi data e la cordialità con cui ha risposto alle domande poste, nel corso dell’intervista. Speriamo di incontrarlo nuovamente, magari in occasione dell’uscita del titolo. Grazie Francesco, alla prossima.

Intervista a cura di Giulio “Sorkid” Baiunco e Matteo “mata_luce” Franco.