Qualche tempo fa avevamo trattato del Progetto Ustica, serious game di cui si parla da un po’ non solo dalla stampa specializzata, ma anche da quella generalista. Abbiamo avuto modo e la fortuna di intervistare Mauro Salvador il quale ha collaborato sin da subito insieme a Ivan Venturi  al progetto. Mauro Salvador si presenta essere un game designer free lance, attualmente presso il collettivo Dotventi, molto attivo soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di card game e giochi da tavolo; laureato al DAMS di Bologna, oggi insegna all’Università di Bologna, Modena e Reggio Emilia. Abbiamo fatto a Mauro diverse domande sullo sviluppo di un prodotto videoludico molto delicato come quello del Progetto Ustica e di seguito vi riportiamo le sue risposte.
1). Parlaci un po’ del team IV Productions. Come si è formato?
La formazione del team è stato un fenomeno un po’ particolare. Diciamo che si è formato a distanza, tant’è che alcuni dei suoi membri non li ho ancora mai incontrati. Ho incontrato Ivan ad una conferenza a maggio dell’anno scorso e ci siamo scambiati qualche parola. Poi mi chiese di collaborare con lui al Progetto Ustica e mi diede l’incarico specifico di ricercare materiali e documentarmi sull’accaduto. Abbiamo avuto anche diversi collaboratori tra cui Daniele Azara, uno dei primi a criticare il progetto in sviluppo in modo costruttivo. Ovviamente siamo in contatto anche con l’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica grazie al supporto di Daria Bonfietti e Andrea Benetti.Â
2) Perché creare un videogioco proprio sulle vicende di Ustica?
L’idea principale è quella di ricordare un fatto che sta venendo pian piano dimenticato o che peggio, non si conosce. Gli stimoli di Ivan nel creare questo progetto e che sono condivisi anche dal sottoscritto sono principalmente due: il primo è un motivo di natura affettiva verso la propria città , ossia Bologna; il volo del DC-9 partì proprio dall’aeroporto di Bologna in direzione dell’aeroporto di Palermo. Il secondo motivo riguarda il fatto che le persone più giovani che, intorno a lui, non conoscevano neanche cosa fosse l’incidente di Ustica.
3) Da quanto state sviluppando il gioco? Pensate di rilasciarlo quest’anno con l’uscita della realtà virtuale?
Abbiamo iniziato a sviluppare il gioco a Maggio. Siamo partiti con la ricostruzione digitale del DC- 9, poi siamo passati ai personaggi e ad alcuni degli oggetti presenti nel gioco: inoltre, per ora abbiamo in mente di inserire un massimo di 4 modelli degli aerei militari presenti quel giorno. Il gioco è stato ideato con il supporto di Oculus Rift e, se riusciremo a raggiungere i fondi necessari, anche con quello del CardBoard per i dispositivi mobile. Il Crowdfounding che abbiamo lanciato è un mezzo per rifinire al meglio il gioco, visto che vogliamo sia un prodotto di qualità , sebbene risulterà essere un’esperienza breve (circa 15 minuti di gioco). La peculiarità di Progetto Ustica però è il fatto che potrà essere rigiocato più volte, circa 5, rivivendo l’esperienza da altri punti di vista sbloccabili collezionando alcuni oggetti presenti nell’esperienza di gioco.  Per quanto riguarda la data di uscita, crediamo di lanciarlo alla fine di quest’anno.
5) Quale è stato lo scoglio più grande nella realizzazione di questo progetto?
Probabilmente gli scogli più grandi dovranno ancora venire. Però posso dire quali sono state le mie difficoltà più grandi fino ad ora: in primis, scovare immagini degli interni del DC9, quasi introvabili se non grazie ad alcune foto postate sui social qualche anno fa dai dipendenti dell’Itavia. Non è stato per niente una passeggiata. La seconda difficoltà che ho riscontrato è stata quella di creare dei personaggi che avessero una caratterizzazione più vaga possibile: i personaggi del gioco sembrano quasi dei manichini e questa scelta è stato il risultato di un confronto avuto con l’associazione dei parenti delle vittime. Una decisione sicuramente molto ragionata e rispettosa nei confronti delle vittime e dei loro cari. In visione del futuro, posso dire che lo scoglio dei prossimi mesi sarà quello di far stare insieme le cose, dal gameplay all’utilizzo di suoni che rispecchino sì la realtà , ma che non risultino allo stesso tempo troppo opprimenti per il giocatore. Non vogliamo di certo creare un incubo.
6) Secondo te, quanto è sviluppato il serious game come genere videoludico?
In america ce ne sono molti. Anche in europa, in Olanda in particolare. Riguardano per lo più giochi formativi per i professionisti e fanno parte di un progetto di gamification più ampio. Alla fine, nella definizione di serious game possono rientrare molte categorie di videogiochi: ad esempio, The Town of Light è un videogioco che ha avuto una grande spinta e ha ricevuto molti premi, e sebbene sia un videogioco in tutto e per tutto ha l’intento di trasmettere un messaggio al di là dell’intrattenimento. Il nostro gioco, invece, è quasi avvicinabile ad un saggio di storia.
7) Una volta uscito il gioco, avete già in mente di rilasciare espansioni (DLC) o no?
Questo dipenderà all’uscita del prodotto. Se saremo riusciti a completare il gioco non ci sarà bisogno di alcuna espansione o aggiunta. D’altro canto però, se il prodotto dovesse trovare degli scogli durante il crowdfounding o lo sviluppo in sé, si potrà ragionare sul rilasciare dei DLC nel tempo che andranno comunque a completare il gioco così come è stato pensato in principio. Come ho già detto, la qualità è la nostra priorità . Stiamo collaborando anche con Bottega Finzioni per ricostruire e ridoppiare alcune delle comunicazioni avvenute il giorno dell’incidente.
Ringraziamo a questo punto Mauro Salvador per la sua disponibilità e auguriamo a lui e al tutto il team IV Productions di portare a termine questo progetto. Vorrei infine però soffermarmi su un punto in particolare: ci sono persone scettiche che sminuiscono il lavoro di questo progetto considerandolo uno spreco di soldi come se ricordare un’evento come quello di Ustica di cui si sa ancora oggi, a distanza di anni, poco o niente non sia un’operazione tanto delicata quanto nobile e impegnativa. Ci sono giochi che raccontano le guerre romane, altre che ci mostrano gli orrori della seconda guerra mondiale; e allora per quale motivo non dovrebbe esistere un videogioco che parla e informa di un tragico evento accaduto, oltretutto, in Italia?