[Gamescom-2017] Provato AER – Memories of Old

AER – Memory of Old è il progetto di un team indipendente svedese formatosi nel 2011 da alcuni studenti del Blekinge Institute of Tecnology. Il nome di questa piccola squadra è Forgotten Keys, e sono al lavoro da quattro anni su questo particolare lavoro. Aer è, come lo definiscono gli stessi sviluppatori, un avventura tra le nuvole. Uscirà su Pc/Mac/Linux, Xbox One e PlayStaton 4 durante questo 2017. Noi di VMAG abbiamo avuto la possibilità di testare il titolo alla Gamescom di Colonia al padiglione di Daedalic Entertainment. Sotto l’occhio vigile della mente (e della mano) del gioco, Robin Hjelte, abbiamo avuto la possibilità di provare la prima parte del titolo.

Il game designer Hjelte ha fatto una breve introduzione al titolo, soffermandosi sul fatto che, uno degli obiettivi, a livello di gameplay, è quello di non lasciare troppi facili indizi per far sapere al giocatore dove deve andare. L’obiettivo di Forgotten Keys è infatti quello di mettere l’esplorazione al centro del gioco. Cercare, cercare e ancora cercare. Non ti deve prendere per mano, insomma. E infatti la cosa interessante è stata che i diversi giornalisti presenti a testare il titolo, hanno avuto approcci completamente diversi. Proprio a seconda di quanto un giocatore sarà bravo a seguire i punti della storia, il gioco può variare dalle 3 alle 8 ore. Il gioco è pensato per essere giocato con il pad, più che con tastiera e mouse. Il titolo si mostra decisamente gradevole alla vista. La scelta della grafica minimale poligonale risulta azzeccatissima per quello che il gioco vuole raccontare: la storia della ragazza Aku e il suo pellegrinaggio per la terra degli Dei, per salvare il mondo nei cieli altrimenti destinato alla rovina. Le animazioni della protagonista risultano fluidi. La storia, e il nostro provato, inizia con Aku che si ritrova dentro una caverna e deve trovare un modo per uscirne. Dopo una serie di corse e salti su piattaforme ci siamo trovati di fronte ad una sorta di altare che, una volta attivato con una lanterna, ha fatto scattare un meccanismo che ha portato la caverna stessa a collassare. Da li è cominciata una corsa verso una via di fuga. Il fatto che non ci siano indicazioni di sorta (e nella caverna non era neanche disponibile la mappa), rende tutto un po’ straniante (abituati ai modelli più attuali), ma molto genuino, quasi puro. Cercare la via d’uscita solo con i propri occhi.

La protagonista e le isole fluttuanti.

La fuga ci ha fatti arrivare di fronte ad un altro altare che, sempre attivato con la lanterna, ci ha teletrasportati all’aperto. Qui, dopo l’incontro con il saggio del villaggio, che ci ha assegnato una quest, ci siamo ritrovati in un mondo fatto di isole fluttuanti. E qui il gioco si mostra in tutto il suo splendore. La nostra protagonista infatti può trasformarsi in uccello e librarsi in aria, e farlo tra questi terreni volanti risulta decisamente appagante. Oltre a volare a 360 gradi, possono essere anche battute le ali per dare una spinta maggiore. Il cuore del gioco sta nel trovare indizi per prendere delle chiavi che aprono dei dungeon, in qui mettersi alla prova con dei puzzle. Ma la mia voglia di esplorare (o meglio, di non esplorare bene), mi ha portato a girare sostanzialmente a vuoto per tutta la prova, andando a scovare però antichi resti su sole lontane con diverse parti scritte di trama. Infatti molta parte della storia del gioco viene descritta tramite resti di lastre sparse per il mondo. Una menzione speciale va fatta alla compositrice Cajsa Larsson. L’utilizzo dei synth, soprattutto nella parte della caverna, sono assolutamente da brividi, e anche il fatto che la musica si trasformi quando si cambia da forma umana a quella di uccello, dà un feedback positivo.

Qui trasformata in uccello.

A breve sarà quindi, finalmente, possibile giocare ad Aer nella sua forma completa. L’uscita del titolo è stata infatti annunciata ieri qui a Colonia, ed è il 25 ottobre 2017. Uscirà per PC/Mac/Linux Xbox One e PLayStation 4. Le premesse per un titolo profondo ci sono tutte. Rendere l’esplorazione il cuore del gioco è senza dubbio un punto a favore per Forgotten Keys. La scelta stilistica minimale e le musiche riuscitissime non potranno far altro che rendere il titolo ancora migliore.