Il primo giorno della GameRome 2017 si è chiuso con la conferenza di David Smith, fondatore dell’associazione Women In Games. Come prevedibile quindi il suo discorso è stato incentrato sull’importanza delle donne nella game industry, tuttavia è stato dato grande spazio soprattutto ai diversi ruoli che si possono intraprendere in questo settore e alcuni consigli per chi è ancora indeciso sul suo futuro.
Lo scenario che è emerso dalle parole di Smith tuttavia potrebbe scoraggiare molti: la prima cosa specificata infatti è che la game industry è un campo piuttosto ristretto, e che non c’è materialmente spazio per tutti. In Italia i corsi universitari specializzati nel gaming sono ancora molto giovani (i primi laureati di Vigamus Academy hanno completato il loro percorso di studi solo poche settimane fa), tuttavia in Inghilterra già da alcuni anni ci sono percorsi formativi appositi per chi vuole intraprendere una carriera in questo campo, e solo una piccola percentuale alla fine riesce ad entrare. Molti studenti hanno comunque usato le abilità apprese per dedicarsi ad altri settori simili, ma non tutti per scelta. Durante la presentazione Smith ha sottolineato più volte come la parola chiave sia difficoltà in ogni ambito: difficoltà ad entrare nel settore, difficoltà nel riuscire a farsi notare, difficoltà nel fare soldi con i giochi e così via, ma anche che per quanto sia difficile non vuol dire che sia impossibile. Inoltre una volta superato lo scoglio iniziale quasi tutti quelli che riescono ad entrare nell’industria non ne escono più, questo perché ciò che accomuna le persone in questo ambito è la passione per i giochi. Capiteranno quindi sempre situazioni ostiche, il settore è in continua evoluzione e purtroppo non offre molte certezze per il futuro, basta infatti qualche investimento mal riuscito che le aziende falliscono, per cui non è raro doversi spostare molto da uno studio all’altro.
Questa continua mutazione ha portato tuttavia anche alla nascita di nuove specializzazioni e sfumature di ruoli già esistenti, con conseguenti nuove opportunità lavorative. Ma quali sono i ruoli che si possono svolgere all’interno della game industry? In realtà come accennato ci sono diverse sfumature, ma principalmente si possono racchiudere nelle seguenti categorie
- Sviluppatore / Programmatore
- Designer (game design, audio design, art design)
- Animazione
- Tester, Quality Assurance
- Marketing / PR
- Vendite e Finanze
- Risorse Umane
E’ possibile quindi puntare a diversi obiettivi, ma ciò che è fondamentale è avere le idee chiare e scegliere fin da subito il percorso formativo più adatto per inserirci nel ramo desiderato. Nulla vieta naturalmente di cambiare idea, ma considerato l’alto livello di qualificazioni richieste potrebbe essere un problema dover imparare da zero un mestiere completamente diverso passando ad esempio dal marketing allo sviluppo. Bisogna quindi avere un piano di azione il prima possibile, e naturalmente lavorare duramente per farsi notare: la fila per entrare nel settore è enorme, e purtroppo nessuno è veramente indispensabile per cui il rischio di essere rimpiazzati è sempre alto. Smith ha quindi esortato gli studenti ad essere flessibili con i posti di lavoro da accettare, e non spaventarsi se viene richiesto di trasferirci. Vivere all’estero o anche solo passarci qualche anno è sicuramente un’esperienza dura ma altamente formativa, anche se soprattutto nei primi tempi bisogna scendere a compromessi. Non ci si può infatti aspettare di avere un grande stipendio o opportunità all’inizio, e specialmente se si vuole diventare sviluppatori non bisognerebbe disdegnare collaborazioni o volontariato per studi di sviluppo indie. Non da sottovalutare anche la creazione di piccoli giochi da soli nel tempo libero, così da poterli portare ad un eventuale colloquio importante e magari avere quella marcia in più che può impressionare il nostro datore di lavoro. Ultimo consiglio ma non meno importante quello di crearsi un network di amicizie e conoscenze con altri addetti del settore, cercando di avere più rapporti amichevoli possibili.
Si è infine passati ad una breve panoramica sull’associazione Women in Games fondata dallo stesso David Smith nel 2009, e di quanto le donne stiano finalmente ottenendo una maggiore importanza nell’industria. Ai tempi della fondazione infatti secondo le statistiche le donne ricoprivano solo il 6% degli addetti ai lavori, mentre oggi siamo a circa il 20%. Un risultato positivo quindi, anche se la strada per allinearsi ad altri settori simili è ancora lunga, infatti la presenza di donne in rami come il cinema e la tv è circa del 45%. Smith ha tuttavia precisato come non si tratta di voler integrare le donne per una mera questione di “giustizia ed eguaglianza”, ma perché è stato dimostrato come team diversificati abbiano una maggiore creatività rispetto a team di soli uomini senza nessuna voce fuori dal coro che potrebbe magari fornire soluzioni alternative e che conoscano gusti differenti. La conferenza si è quindi conclusa con l’augurio di buona fortuna a tutti gli studenti e coloro che stanno cercando di lavorare in questo campo, poiché nonostante sia oggettivamente difficile è comunque in grado di regalare grandi soddisfazioni.
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