Esimi lettori di VMAG, bentornati in un nuovo episodio della rubrica FutuRetrò. Ci ritroviamo a vivere nel mese dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore, e analizzeremo un gioco prediletto da coloro che seguivano, o magari lo fanno tutt’oggi, l’incredibile casa editrice di George Lucas. Successivamente all’analisi di uno dei giochi che ha rappresentato il futuro delle avventure grafiche, ritorniamo nel passato analizzando il grandioso e no sense videogame dell’ancora più unica LucasArts: The Secret of Monkey Island. I dubbi e le questioni sulla vita sono stati alimentati da questo geniale videogioco. Forse la risposta a tutto quanto la possiamo ritrovare attraverso la ricerca di qualcosa così semplice da sembrarci insensata. Bando ai convenevoli, apprestiamoci ad entrare nel vivo di un gioco che, dopo 27 anni, è invecchiato non nel migliore nei modi.
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The Secret of Monkey Island.
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Uno dei giochi più difficili da trattare poiché si presenta come un gioco eccellente ma alcune meccaniche decisamente non funzionano oggi. La versione che tratteremo è la Special Edition, rimasterizzata e con uno stile grafico tutto suo. Fortunatamente, semplicemente premendo F10, è possibile cambiare grafica da quella nuova a quella del passato. Consiglio ad ognuno di voi di emozionarvi osservando una pixel art unica e delle animazioni in linea con lo stile, cosa che non accade con la SE. Il punto forte che cercheremo di sviscerare il più possibile è la brillante sceneggiatura di Monkey Island, satira e ironia sono elementi che contraddistinguono l’opera. Correva l’anno 1990, al cinema il pubblico prendeva parte a film come: Edward Mani di Forbici e Ghost. Sul piccolo schermo era cominciata l’era di Willy, il principe di Bel Air e Beverly Hills 90210. In campo musicale, Madonna presentava al mondo il singolo Vogue e MC Hammer cantava la formidabile U Can’t Touch This. Durante questo incredibile inizio di un nuovo decennio, il mondo inseriva i floppy disk di The Secret of Monkey Island all’interno dell’Enchanced Graphics Adapter.
The Secret of Monkey Island è la prima avventura grafica punta e clicca facente parte dell’omonima serie di LucasArts. I creatori e scrittori della sceneggiatura meritano di essere citati per merito dell’eccelso lavoro svolto: Ron Gilbert, Dave Grossman, Tim Schafer. Il gioco è stato concepito nel 1988 ed è uscito due anni dopo per il computer dell’IBM in una versione con scarsi colori e su floppy disk. A causa della frustrazione creata dalle avventure grafiche esistenti, Gilbert è riuscito a crearne una in cui il protagonista non affronterà mai la morte, tranne in un caso unico. Attraverso Monkey Island, LucasArts raggiunge l’apice delle avventure grafiche, pensate che è stato ispirato dall’attrazione di Disneyland: Pirati dei Caraibi. L’opera è un valido esempio di come un’idea semplice, magari non originale, vince sempre e diventa un cult di successo. Nel corso dei vari decenni, e dopo 27 anni dall’uscita, sono state create più versione del titolo. La prima aveva solamente 16 colori, successivamente ne è stata rilasciata un per VGA e poi per Sega Mega Drive a 256 gradazioni e le scatole delle versioni PC presentavano delle copertine uniche. L’ultima pubblicazione è la Special Edition, la quale snatura completamente il gioco originale.
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Monkey Island è caratterizzato da una storia semplice, con un messaggio profondo.
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L’opera comincia da una trama semplice e allo stesso tempo profonda: Guybrush Threepwood vuole diventare un pirata. In realtà , è la storia di un giovane ragazzo ambizioso che vuole raggiungere il proprio scopo nella vita e realizzare i suoi sogni. In questo processo di ricerca scopre l’amore e inizia a pensare che sia più importante di ciò che stava svolgendo inizialmente. La vena ironica, che contraddistingue il titolo, potrebbe farlo apparire come un gioco banale, bensì al suo interno presenta un messaggio profondo. Monkey Island è stato il primo gioco nel quale Ron Gilbert ha capito cosa doveva essere un’avventura. Ovviamente non mancano seducenti donzelle e temuti arcinemici. Non sappiamo perché Guybrush si trovi lì in quell’esatto momento, ma ciò che ci dice è che vorrebbe diventare un pirata. Dopo una capatina al bar, scopriamo che bisogna affrontare tre prove differenti per riuscire a trovare il segreto di Monkey Island. Nel percorso della sua avventura trova l’amore, quello vero e a prima vista, che gli fa sentire le farfalle nello stomaco e scopre che dovrà sconfiggere un fantasma zombie: LeChuck, nulla di cui preoccuparsi.
Il titolo è uno dei punti più alti per quanto riguarda il no sense nelle opere multimediali interattive. La storia prosegue in modo chiaro e lineare, tuttavia i dialoghi, i quali si palesano parlando con le persone che ci circondano o attraverso la rottura della quarta parete, a volte sono illogici e geniali. Potrete porgere domande apparentemente inutili, addirittura avrete la possibilità di disquisire con un cane. La gara ad insulti rappresenta uno degli elementi più alti del gioco: Gilbert non voleva inserire i combattimenti action, così ha trovato un modo originale per differenziare il gioco. Ormai è noto che i rozzi pirati, nel corso di un duello, sostengono anche una diatriba oratoria. A Ron è venuta in mente l’idea di creare delle battaglie a colpi di spade ma utilizzando la forza delle parole. In Monkey Island non dovrete premere più velocemente o schivare i colpi avversari ma rispondere all’insulto nel modo più adeguato possibile. Ogni elemento ha una conseguenza. Uno degli enigmi più famosi è quello sott’acqua, la soluzione al puzzle è estremamente acuta. L’avventura proseguirà in una serie di trovate brillanti: scoprirete il tesoro dell’isola, la ricetta del grog e la vera identità del Maestro di Spade.
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Si tratta di un’avventura grafica ironica e divertente che rappresenta un’apoteosi di arte testuale.
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Il gameplay si basa su un basico punta e clicca. Prendendo il controllo del temerario Guybrush, dovrete utilizzarlo attraverso lo SCRUMM: un sistema che segue un paradigma verbo-oggetto e quindi è possibile avere un’interfaccia con dei verbi cliccabile per interagire nel mondo di gioco. Nella Special Edition è stata completamente eliminata, l’inventario e i verbi non si hanno imediatamente davanti agli occhi, meccanica che distrugge il gioco originale. The Secret of Monkey Island consiste nel risolvere differenti puzzle in cui, a volte, dovrete usare intuito, mentre, nella maggior parte dei casi, sarà vostro dovere compiere delle azioni senza nessuna logica e vi consiglio di ragionarci sopra più e più volte: la soluzione è più semplice di ciò che potrebbe sembrare. Grazie a questi escamotage, risulta divertente ed appassionante, sopratutto la parte terza vi terrà incollati allo schermo in un’apoteosi di arte testuale: The Secret of Monkey Island è l’avventura grafica più ironica e divertente che abbia mai giocato.
La Special Edition è disponibile su Steam e presenta una versione con texture ridisegnate in chiave moderna, un doppiaggio in inglese sottotitolato e degli effetti sonori maggiori. Vi consiglio di premere F10, non appena siete all’interno della modalità storia, così da poter rivivere le stesse emozioni del 1990. L’edizione originale ha molte carenze: non è presente il doppiaggio, mancano molti effetti sonori ed è totalmente in inglese. Questi elementi potrebbe far storcere il naso, ma penso che siano dovuti ai limiti tecnici dell’epoca e, tuttavia, giocherete l’edizione così come è stata pensata e voluta da sceneggiatori più che brillanti: ogni caratteristica è ben pensata e calibrata.
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Pronti a scoprire il segreto dell’isola della scimmia?
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La pixel art nella versione originale è incredibile: i colori sono accesi e le forme sono ben distinguibili fra loro. Le musiche presenti sono così eccezionali da inserirsi perfettamente con il contesto di gioco. Le animazioni sono in linea con i tempi e lo stile grafico, mentre nella nuova versione, tramite l’inserimento delle vecchie, il gioco risulta particolarmente legnoso. I primi piani, all’interno della special Edition, non rendono giustizia a ciò che gli ideatori originali hanno costruito: sembra di scoprire realmente le fattezze di Guybrush. The Secret of Monkey Island è un videogioco che riporta alcuni elementi che non vanno a passi coni tempi nostri, puzzle un po’ troppo lunghi e magari complicati, ma la grafica e la sceneggiatura valgono la candela. Ricordati: mai pagare più di 20 dollari per un gioco per computer. Pronti a scoprire il segreto dell’isola della scimmia?
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