Fail Generation: perché il Wii U non può essere l’alternativa

Cogliendo al balzo l’assist fornitogli da ammiraglie ancora incapaci di affermarsi quali reale evoluzione dei sistemi che le hanno precedute molti di noi hanno istintivamente scelto di tornare all’ovile Nintendo col capo chino e il cuore pieno di rinnovata speranza. Passato da bidone senza appello a ultimo baluardo della console philosophy tradizionale in un pugno di mesi, il Wii U si è così ritrovato oggetto di un equivoco fatale che lo chiama a smettere le consone vesti del comprimario per indossare improbabili panni da protagonista.

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Conti alla mano, lo scorso dicembre è stato il miglior mese mai vissuto dalla console Nintendo. Merito di una line up di titoli davvero efficace, del fenomeno Amiibo e di un’annata segnata anche e soprattutto dai relativi traguardi macinati da una concorrenza senz’altro meglio equipaggiata, ma ancora lungi dal raggiungere il proprio Acme.

Risucchiata quasi per caso nel bizzarro allineamento planetario che ha visto coincidere la release di tutte le sue hit più intriganti col reiterato arrancare delle mastodontiche rivali, la piccola scatola nera di Kyoto si vede così chiedere dai suoi ritrovati adepti un 2015 da leoni, senza avere tuttavia a disposizione un giro di carte benevolo quale quello che gli aveva favorito Bayonetta 2, Hyrule Warriors, Mario Kart 8, Super Smash Bros. U e fenomeno Amiibo annesso in una sola mano. Mettendo in conto che difficilmente Xbox One e PS4 lasceranno passare un’altra annata senza alzare toni e contenuti dello scontro, viene francamente da chiedersi quanto tempo trascorrerà prima che il popolo riprenda a storcere di nuovo il naso di fronte al solito Mario Party e alla consueta infornata di revival più o meno riusciti. Fatta la pace del prossimo Zelda (che farà di certo i buchi a terra, ma sarà anche accusato di essere “soltanto” l’ennesima iterazione di un brand trentennale), molti torneranno verosimilmente a intonare i de profundis. Con toni magari più accesi di quelli cui eravamo abituati.

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Zelda, Kirby e Mario Party: salvata la pace del capolavoro annunciato, il 2015 del Wii U è tutto qui. Tagliato fuori dal giro dei grandi franchise, incapacitato a reggere un divario tecnico che andrà ulteriormente ampliandosi, il Wii U tornerà probabilmente ad essere la macchina che era stata fino al gennaio 2014. Con tutto ciò che ne consegue in termini di appetibilità e competitività.

In altre parole, Dio salvi Nintendo dal giorno in cui il Wii U tornerà ad essere soltanto il Wii U e non il prodigio che alcuni  hanno oggi il coraggio di inquadrare come l’ultima frontiera dell’hardcore gaming; perché se c’è una cosa che il pubblico detesta è quella di veder franare le proprie aspettative. Hai voglia poi a dire che queste ultime erano scaturite dal caso e non da una politica ben precisa: piuttosto che ammettere di essersi illusi, i più accuseranno Iwata e soci di averli traditi (ancora una volta) e scommetto che, alla fine, ben pochi saranno disposti a ricordare quel 2014 da favola piuttosto che il lungo e claudicante decennio che l’ aveva preceduto.

Attivamente Impegnato nel settore editoriale dal 2003, ha scritto per le più note riviste videoludiche italiane, concentrandosi spesso nell'area Retrogaming. Dopo aver pubblicato il saggio Storia delle Avventure Grafiche: l’Eredità Sierra, svolge ruolo di docente presso l’Università degli Studi Link Campus di Roma in collaborazione con la Vigamus Academy rivestendo, in parallelo, la carica di Vice Direttore del mensile multipiattaforma V.