Negli ultimi anni, Gearbox Software ha coccolato la sua creatura più famosa: Borderlands. Ha limato i dettagli, ritoccandolo in vista del secondo capitolo che, una volta uscito, ha conquistato la critica in generale. Quando venne annunciata una nuova IP nel 2014, nessuno si sarebbe immaginato un prodotto diverso dai precedenti lavori della software house, da questa situazione nacque il progetto Battleborn. Dopo due anni, il titolo è arrivato sul mercato portando con sé il peso di dover ripagare le alte aspettative dei fan causate dal fratello maggiore Borderlands, e di sciogliere i dubbi del pubblico legati al genere di gioco che il prodotto abbraccia. La domanda che tutti si pongono è: Battleborn sarà riuscito ad accontentare i videogiocatori? Posate i pad e mettetevi comodi, credo sia ora di parlarne.
Il tema scottante che ha girato attorno a Battleborn durante gli ultimi due anni è stato quello riguardante il genere del gioco: MOBA, FPS o un mix? Questa è una domanda tutt’altro che semplice, vista la differenza tra le opzioni proposte. Dopo aver testato il prodotto finale, siamo arrivati alla conclusione che MOBA e FPS si sono uniti, portando qualcosa di fresco sul mercato, grazie soprattutto al lavoro svolto da Gearbox Software. Dal primo genere viene presa la struttura portante: ogni giocatore potrà utilizzare un personaggio per farsi strada tra i nemici, mentre dal secondo prende la visuale in prima persona (solitamente nei MOBA è dall’alto) e il ritmo veloce tipico degli FPS, portando un gameplay accattivante. Per quanto riguarda i MOBA, ci sono altri richiami come la modalità multiplayer chiamata Incursione all’interno della quale dovremo farci strada tra i 5 eroi nemici e gli infiniti scagnozzi guidati dal computer per distruggere le due sentinelle rivali, così da vincere la partita. Il paragone di questi ultimi con i famosi Minion e il Nexus di League of Legends è forte, impossibile non notarlo. Ci saranno altre due modalità, una chiamata Cattura, all’interno della quale dovremo prendere possesso di tre punti posizionati in luoghi differenti della mappa, e l’altra Fusione. Quest’ultima consiste nel proteggere i propri Minion e scortarli fino a un inceneritore dove i nostri scagnozzi si sacrificheranno, dopodiché la struttura si sposterà sempre più nell’accampamento nemico, rendendo così il completamento della partita sempre più difficile e allungando spesso la durata dei match (che potrà arrivare massimo a 30 minuti).
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MOBA e FPS si sono uniti, portando qualcosa di fresco sul mercato.
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Mettendo da parte il PvP, credo sia ora di parlare del PvE che in questo caso è rappresentato totalmente dalla modalità storia. Una cinematica di qualche minuto ci introdurrà nell’universo di Battleborn, dando così il via al prologo che spiegherà le funzioni principali del nostro personaggio. Dopo aver liquidato quello che aveva tutta l’aria di un tutorial corposo, ci siamo trovati davanti una lista contenente ben 8 capitoli, affrontabili nell’ordine giusto solamente se giocati in singolo. Per chi preferirà l’approccio multigiocatore, tramite un lento matchmaking potremo trovare altri quattro giocatori per accompagnarci nella missione, scegliendo tra tre capitoli proposti tramite un sistema di voto collettivo all’interno della lobby. Lasciando da parte la trama che, come potevamo immaginare, non offre spunti interessanti, in poco più di 10 ore (calcolando qualche tentativo non andato a buon fine) abbiamo concluso la campagna a livello normale, ritrovandoci comunque immersi nel PvE vista la possibilità di provare le missioni in modalità avanzata (ovvero difficile).
Per quanto riguarda i personaggi che, come anticipato, sono addirittura 25, c’è davvero molto da dire. All’avvio avremo solamente 7 eroi giocabili, mentre i successivi 18 potranno essere sbloccati raggiungendo un determinato livello o completando alcune sfide, ma per alcuni basterà semplicemente completare le missioni principali per poterli utilizzare. Gli eroi giocabili si dividono in 5 fazioni differenti: Consorzio, Eldrid, Rinnegati, Repubbliche Unite della Pace e Impero Jennerit. Ogni personaggio avrà tre abilità sbloccate (due attive e una passiva) sin da subito più una che otterrà al raggiungimento del livello 5 durante la partita, inoltre potrà ottenere degli upgrade a match in corso tramite l’avanzamento di grado (il massimo è 10). Ogni volta che il nostro personaggio crescerà di livello, potremo scegliere un miglioramento tra due disponibili che, ovviamente, andranno a completare le nostre abilità, arricchendole con effetti ad area, una durata maggiore o magari semplicemente aumentando il danno. Ci sarà anche un sistema di livelli fisso per i singoli personaggi e tramite il raggiungimento di un determinato grado verranno sbloccate alcuni costumi e soprattutto le mutazioni che aggiungeranno una terza scelta per alcuni upgrade all’interno del match.
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In ogni partita potremo scegliere tra 25 eroi totalmente differenti nell’aspetto, armi e abilità.
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Per portare un personaggio al grado massimo, ovvero 15, ci vorranno svariate ore (impiegandone una decina siamo arrivati solamente al livello 8), dunque per i cacciatori di trofei sarà una sfida ardua e soprattutto lunga ottenere l’obiettivo con tutti e 25 gli eroi presenti in Battleborn. All’interno delle partite, il nostro eroe potrà portarsi un carico contenente tre equipaggiamenti a scelta dall’inventario, così da applicare determinati bonus per alcune abilità, oppure semplicemente aumentando le statistiche. Ma dove possiamo reperire questi oggetti? Principalmente dalle partite, ma anche dai pacchetti ottenibili dopo aver ucciso determinati nemici o dal negozio dove potremo spendere i nostri crediti virtuali (per ora non ci sono microtransazioni), anche essi ottenibili durante i match, per acquistare dei pack equipaggiamento. Nonostante l’ampia scelta data nella caratterizzazione dei personaggi, alcuni eroi in particolare sembrano essere nettamente più forti di altri, andando così a minare l’esperienza per coloro non hanno ancora raggiunto un determinato numero di ore e livello di gioco.
Parlando del reparto estetico, si vede nettamente l’impronta di Gearbox. Per Battleborn la software house ha scelto di adoperare uno stile cartoonesco, realizzando vere e proprie entrate per presentare i personaggi, proponendo una sigla prima di ogni missione e riempiendo i caricamenti con piacevoli scene d’intermezzo. Prendendo spunto da Borderlands, i personaggi hanno una spiccata vena umoristica che in più di qualche occasione irromperà nel momento meno adatto, magari in uno scontro con un boss. Per fortuna, nella versione italiana i dialoghi non perdono il loro fascino, grazie a un ottimo doppiaggio che è riuscito a rendere onore ai personaggi e a mantenere quell’ironia un po’ sopra le righe, marchio di fabbrica di Gearbox e, in questo caso, di Battleborn. Quello che lascia un po’ perplessi è la quantità di mappe messa a disposizione per il reparto multiplayer che raggiungono un totale di sei,due per ogni modalità. Ad aggiungere dubbi è la differenza tra le varie ambientazioni presenti per la modalità storia che, purtroppo, non è netta, anzi ci sono sembrate leggermente simili. Per quanto riguarda la fluidità del titolo, la versione da noi provata (Playstation 4) arriva a 30 FPS e l’esperienza ne risente parecchio, soprattutto in alcune situazioni frenetiche nelle quali i cali di frame ci hanno portato alla morte.
Per concludere, Gearbox Software è riuscita a dar vita a una nuova IP di livello che prende la vena ironica da Borderlands e la inserisce in un titolo ibrido (perché Battleborn non è né un MOBA né un FPS) che punta tutto sull’ampia scelta dei personaggi e su un comparto multiplayer di qualità. Per chi è alla ricerca di un prodotto capace di offrire un elevato numero di ore di divertimento, un ottimo livello di sfida e degli eroi tutt’altro che comuni, l’opera targata Gearbox è ciò che fa per voi. Non stiamo parlando di un nuovo FPS o MOBA, bensì qualcosa di nuovo che ha ben mescolato i due generi, portando una ventata d’aria fresca sul mercato.
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