Recensione Aer – Memories of Old

Durante la scorsa Gamescom avevamo avuto la possibilità di entrare nello stand di Daedalic Entertainment, in cui era presente anche Robin Hjelte, ragazzotto svedese e mente principale dietro al team indie Forgotten Key. In quell’occasione, sotto la sua supervisione, abbiamo potuto testare Aer – Memories of Old, loro primo, “vero”, lavoro. E già in quella circostanza avevamo capito, nella mezz’ora concessa, che l’opera che avevamo di fronte racchiudeva delle potenzialità enormi da sprigionare. Il riscontro avuto ora, con il prodotto completo, si è rivelato essere assolutamente in linea con le nostre aspettative. Aer è un viaggio magnifico che fa dell’esplorazione e dell’idea stessa di viaggio i suoi punti fortissimi, facendo vivere al giocatore dei momenti che, dicendola banalmente, si avvicinano molto ad un’idea di poesia. Anzi no, diciamo semplicemente che crea delle sensazioni estremamente positive, che potrete provare da domani 25 ottobre su PC, Mac, Linux, PlayStation 4 e Xbox One.

In Aer, un tempo il mondo era un tutt’uno, un normale pianeta. Per un qualche strano motivo, però, gli Antichi causarono la Grande Divisione, che scosse le terre e lasciò gli abitanti a vivere in isole fluttuanti nell’aria. La secerdotessa Karah trovò delle risposte per far sopravvivere le persone al cataclisma. In questo contesto si ritrova la nostra protagonista, Auk, ragazza con il dono di trasformarsi in uccello, che partirà per un pellegrinaggio nei templi della Terra degli Dei per capire cosa è realmente successo e per salvare il mondo delle isole dalla fine. La storia funziona in modo impeccabile, e giustifica perfettamente il cammino che intraprenderà la nostra protagonista. Viene raccontata principalmente dai personaggi che andremo ad incontrare e da resti di manoscritti e incisioni sparse per il mondo. Queste incisioni sono scritte quasi con un linguaggio aulico, a tratti criptiche, ma rendono ancor meglio l’idea di un mondo fatto di pellegrini, sacerdotesse e divinità cadute.

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Aer è è un gioco che fa del viaggio e della scoperta i suoi punti principali.

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Una volta superata la parte iniziale all’interno di una caverna, vi si aprirà di fronte un mondo maestoso fatto di isole fluttuanti, da quelle più grandi ad altre minuscole difficilissime da raggiungere. Non tutte le isolette saranno fondamentali a livello di trama, ma anche il solo visitarle e vedere cosa c’è sopra, se un’animale particolare o un reperto che ha attirato la vostra attenzione, varrà il tempo speso. Anche perché, come abbiamo detto prima, Aer è è un gioco che fa del viaggio e della scoperta i suoi punti principali. Lo stesso Hjelte ha sottolineato che l’esplorazione è il centro del gioco. Obiettivo a livello di design è appunto quello di non lasciare indizi troppo facili per far sapere al giocatore dove andare. Infatti, nel vostro girovagare tra isole fluttuanti, per andare in un punto focale della storia saranno fondamentali le parole dei personaggi e le coordinate che vi daranno dette. Con l’ausilio di una mappa e di una bussola posta nella parte alta della schermata, cercherete e troverete così i luoghi del vostro pellegrinaggio, senza puntatori che vi guidino automaticamente alla meta. E’ questo non può che essere un punto a favore per Aer.

In Aer troverete una fauna e una flora estremamente variegate.

Nel mondo di Aer vi muoverete in due modi distinti: la prima a piedi, quando sarete all’interno dei templi o sopra le isole, e funzionerà come un classico platform in tre dimensioni. La seconda, più particolare, è quella in modalità uccello. Solamente nelle parti all’esterno Auk si potrà infatti trasformare in volatile per andare da un isola all’altra. La sensazione che da’ questa modalità è estremamente gratificante. La mappa non è enorme, ma il viaggiare tra una parte all’altra battendo le ali con forza vi farà veramente immergere nel viaggio della nostra protagonista. All’inizio del gioco verrà rivelata solo una piccola porzione del mondo, ma man mano che scoprirete nuove zone, queste si aggiorneranno nella vostra cartina. Durante la prova di Colonia, Hjelte aveva consigliato l’uso di un pad per giocare. Abbiamo provato anche con mouse e tastiera, ma effettivamente possono risultare un po’ più scomodi, soprattutto in modalità uccello.

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I rompicapo non saranno mai troppo difficili, ma a volte potreste rimanere bloccati qualche momento in più per capire come far funzionare il tutto.

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Ma il punto principale della storia è quello di cercare risposte all’interno dei templi della Terra degli Dei. Il vostro compito sarà infatti quello di trovare la posizione di questi edifici sacri, per superare le prove celate al loro interno e far così progredire la trama di gioco. Il titolo si basa infatti sulla continua ricerca di chiavi e di templi attraverso gli indizi sparsi per il mondo. All’interno di questi edifici dovrete superare delle prove da puzzle game, utilizzando po’ di logica e con l’ausilio della sacra lanterna, oggetto fondamentale per azionare determinati meccanismi. I rompicapo non saranno mai troppo difficili, ma a volte potreste rimanere bloccati qualche momento in più per capire come far funzionare il tutto. A seconda del tempo che impiegherete nel trovarli e nel risolverli, il titolo potrà variare dalle 3 alle 8 ore. Per allungare la longevità potrete cercare gli spiriti degli abitanti sparsi per le isole e per i templi. Sono sotto forma di ideogrammi, ma si mostreranno a voi con l’ausilio della fidata lanterna, rivelando talvolta dei dettagli della storia del mondo di gioco.

In modalità uccello planerete tra numerevoli isole fluttuanti.

Come si può vedere dalle immagini e dal trailer, per Aer è stato scelto uno stile grafico molto minimale, poligonale, dove i lineamenti dei personaggi non sono definiti. Questa scelta ricorda per certi versi titoli come Virginia e Bound; opere cioè che, sottraendo dettagli da un punto di vista visivo, aumentano punti a livello intimo dando risalto a colori e forme con immagini più semplici e pulite per gli occhi. E il tutto risulta veramente gradevole, soprattutto la sintesi e lo studio fatti nei tanti animali presenti. Menzione speciale per la compositrice Cajsa Larsson. A Colonia chiedemmo allo stesso Hjelte il nome di chi aveva composto musiche e suoni del gioco, perché avevamo trovato delle scelte che ci avevano fatto capire che c’era del gusto. Suoni estremamente moderni che portano frammenti e idee di post rock, unendo anche brani più ritmati che cambiano fluidamente a seconda della situazione. Il risultato è un’amalgama perfetta tra audio e video.

In conclusione, Aer – Memories of Old è veramente un ottimo titolo. Ha i suoi punti di forza nell’esplorazione e nella ricerca, all’interno di un mondo fluttuante in cui ogni pianta e animale sono al posto giusto e sembrano quasi ci vivano dentro. Lo stile minimale poligonale aiuta a sprigionare sensazioni più profonde e intime e la deliziosa colonna sonora crea un’amalgama perfetta tra ciò che si vede e ciò che si sente. Non è un gioco estremamente longevo, non è un titolo in cui si menano le mani, ma è un prodotto che fa vivere delle belle sensazioni.