Prima di iniziare, ci tengo a sottolineare che questa recensione è ricca di spoiler fino alla scena finale della settima stagione di Game of Thrones, dunque vi invito a interrompere la lettura se non avete concluso la visione dell’ultimo episodio. Detto ciò, durante la notte è stata trasmessa la puntata finale del Trono di Spade, che tornerà chissà quando (probabilmente 2019) con l’ottava stagione, ovvero quella conclusiva. Con i destini di Jon, Daenerys, Cersei e tutta Westeros ancora da definire, siamo pronti a tirare le somme su quanto accaduto in queste settimane.
Ad Approdo del Re, quest’anno abbiamo visto entrare e uscire personaggi come mai prima d’ora: dall’incursione di Davos e Tyrion fino allo sbarco finale dell’intero consiglio di Daenerys, che ha preferito raggiungere la capitale con Drogon. Il popolo oramai non figura più nelle chiacchiere dei personaggi, sembra che ci sia una temporanea quiete, e ciò non fa che storcere il naso: vi ricordate durante il regno di Joeffrey quante proteste e sommosse? Dove sono finite? Passando ad altro, questa è stata sicuramente la stagione dell’esplosione definitiva di Jaime: dopo aver sfiorato la morte nello scontro con Drogon, il nostro caro Lannister ha finalmente tirato fuori gli attributi nei dialoghi con la sorella, tanto da rompere apparentemente il loro idillio in seguito alla scoperta del contorto piano per indebolire Daenerys. Anche Cersei è riuscita a superare sé stessa nel ruolo di villain, dimostrandosi la degna erede di Tywin nel gioco dei troni, riuscendo a stringere alleanze con persone potenti e illudere i nemici di aver abbassato la guardia. L’ultimo posto nella capitale è decisamente di Euron Greyjoy, ovvero l’instabile zio di Theon, che possiamo definire la sorpresa della stagione. Il Re delle Isole di Ferro, grazie soprattutto alla sua passione per le uscite avventate e per gli omicidi, riesce addirittura a conquistare la mano di Cersei, anche se dubito che il matrimonio verrà mai consumato.
Passiamo ora alle vicende di Grande Inverno, ormai riconquistata del tutto dagli Stark. Jon merita una breve menzione, in quanto abbandona i suoi sudditi per incontrare la regina dei draghi praticamente alle prime battute, lasciando alla sorella il compito di regnare in sua assenza. Sansa è sicuramente la migliore nella terra una volta governata dal padre Ned, in quanto riesce a gestire i malumori dei sudditi, nonostante l’assenza del Re del Nord, e addirittura a ingannare Ditocorto, maestro in tale arte. Bran si rivela un personaggio ancora più complicato, in quanto, una volta tornato a Grande Inverno, risulta essere ormai morto dentro, tanto da non trasmettere un briciolo di felicità durante la reunion con la sorella. Per fortuna, l’essere il Corvo con Tre Occhi è fondamentale e rivela al buon Samwell Tarly la vera origine di Jon Snow, che dovrebbe chiamarsi Aegon Targaryen. Anche Arya è stata all’altezza del suo ruolo, e il tranello architettato con Sansa ne è la conferma, inoltre taglia la gola a Peter Baelish, gesto che personalmente ho apprezzato più del dovuto: giustizia per Ned Stark è stata fatta.
Arriviamo ora a Roccia del Drago, centro strategico di Daenerys Targaryen e del suo consiglio. La regina dei draghi, contro tutto e tutti, ha iniziato la stagione malamente, inanellando una serie di decisioni avventate ed errate che, per più di una volta, hanno fatto intravedere nella giovane il Re Folle. Fortunatamente, le ultime puntate hanno dissolto questo pensiero soprattutto grazie all’aiuto di Tyrion Lannister, Primo Cavaliere della Regina. Lo stesso Folletto ha pagato un inizio non proprio brillante: la causa? Diversi errori che hanno fatto guadagnare terreno a Cersei nella guerra. Per quanto riguarda i tre draghi, finalmente li abbiamo visti in azione su più territori e scoperto gli effetti delle loro gesta. Un esercito comune non può nulla, Jaime e Bronn possono testimoniare, mentre gli Estranei sono estremamente preparati e la morte di Viserion ne è la prova. Proprio su questa mi vorrei soffermare, in quanto rappresenta un punto di svolta per molti personaggi: Daenerys capisce di non essere immortale e inizia ad apprezzare ciò che già ha (qualcuno ha detto Jon Snow?), Cersei comprende che non è ancora finita per lei e, come visto nei minuti finali di stanotte, gli Estranei, riportando in vita Viserion, trovano finalmente l’arma capace di buttare giù la barriera, rimuovendo i numerosi incantesimi citati da Benjen Stark lo scorso anno. Insomma, la morte e la risurrezione del drago è probabilmente l’avvenimento più importante dell’intera serie TV, sia per quanto riguarda i fatti provocati che per le emozioni che ha fatto provare allo spettatore.
Passiamo ora alla trama in generale di Game of Thrones e di come è stata snocciolata. Rispetto agli anni passati, la settima stagione è estremamente veloce per quanto riguarda gli spostamenti, spesso fin troppo repentini, ma tutto ciò è avvenuto per favorire uno sviluppo più veloce delle vicende, dunque, pur facendo storcere il naso a molti, la scelta è in parte comprensibile. È solo grazie a questa trovata che in appena sette episodi ci sono state così tante battaglie, morti e alleanze stabilite: la lentezza che ha caratterizzato Daenerys negli anni è stata spazzata via una volta conosciuto il Re del Nord. Ciò che forse è mancato, oltre a Spettro, è la presenza massiccia di comparse, da sempre fondamentali per arricchire gli scenari. Spesso ci siamo trovati davanti a scene praticamente vuote, segno che il tempo degli scudieri intenti a versare vino è ormai giunto al termine.
Passando ora alla parte ambientale, quest’anno non possiamo che elogiare quanto fatto dall’intero staff. Oltre a rappresentare perfettamente location come Approdo del Re e Grande Inverno, oramai da anni nella serie, è palese la cura per i dettagli che possiamo intravedere nelle battaglie, anche se non prive di difetti. Finalmente vediamo Drogon incenerire le armate Lannister con poche fiammate, salvo poi precipitare a causa di una ferita, e quasi uccidere Jaime, oppure gli Estranei sferrare un colpo millimetrico al collo di Viserion nel bel mezzo di una fiammata, causando così una morte pressoché istantanea (sfido voi a sopravvivere a quella lancia). Se le ambientazioni ci hanno impressionato, è stata la colonna a farci gridare al miracolo. Da sempre realizzate con cura, le melodie inserite nella settima stagione oltrepassano di gran lunga il limite, regalando emozioni forti allo spettatore nei giusti momenti: mai come nella Battaglia del Lago Ghiacciato mi sono sentito vicino ai protagonisti.
Tirando le somme, la settima stagione di Game of Thrones non è priva di difetti, ma risulta essere comunque una perla da vedere assolutamente. Oltre ai fatti presenti, finalmente viene confermato che la Guerra dell’Usurpatore ebbe inizio da una grandissima bugia: Lyanna e Rhaegar si amavano e si sposarono, niente rapimento o stupro. In quanto a nozioni apprese, probabilmente siamo davanti alla stagione più importante e, per chi ama le vicende di Westeros, questo è un fatto da non sottovalutare. Ora non ci resta che attendere le ultime sei puntate con ansia, con Daenerys impegnata su due fronti: da un lato deve sconfiggere gli Estranei, dall’altro spodestare Cersei. L’inverno è arrivato, e la neve ad Approdo del Re lo conferma: voi siete pronti? Noi si.
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