Quando il Gamer indossa la tunica del giudice, gli Helghast finiscono in corte d’appello

Come i più informati tra voi già sapranno, qualche giorno fa la class-action intentata da Douglas Ladore contro Sony Computer Entertainment America e la pubblicità ingannevole di Killzone: Shadow Fall è stata accolta e portata avanti dalla corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, nella persona del giudice Edward Chen.

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La parte lesa ha accusato Sony durante lo scorso mese di marzo di marketing ingannevole: grazie all’articolo di Digital Foundry (Eurogamer), infatti, saltò fuori che i tanto decantati 1080p nativi (su packaging, disclaimer e strilli pubblicitari) erano inesistenti durante le sezioni online del gioco, accusate di girare invece a una risoluzione reale di 960×1080 ingegnosamente upscalata. La causa intentata dichiarava che tali sezioni erano:

[su_quote][su_animate type=”fadeInDown” duration=”3″]sfumate al limite di risultare fastidiose durante le sezioni di gioco”, che la campagna pubblicitaria risultava “ingannevole” e che Sony non aveva corretto il tiro sulle confezioni del gioco, ree d’informazioni inesatte per il consumatore. In definitiva, “negligente rappresentazione su false dichiarazioni, pubblicità ingannevole, competizione sleale e fraudolenta.[/su_animate][/su_quote]

L’ammontare dei danni? Ben cinque milioni di dollari. La class-action è legalmente rappresentata dall’associazione di Edelson PC, che già nel 2011 fece il colpaccio a Sony e EA con la causa intentata per i danni relativi alla mancata distribuzione delle copie di Battlefield 1943 ai giocatori PS3, promesse in forma gratuita con l’acquisto di Battlefield 3. Ma c’è di più.

La procura dell’associazione (Edelson McGuire) si è anche “occupata” della class-action contro SEGA e Gearbox, entrambi accusati di Marketing e pubblicità ingannevole con “Aliens: Colonial Marines”. Oltre a risultare a questo punto evidente quanto “il gamer che indossa la tunica” sia diventato un vero e proprio business oltre oceano, sarebbe bene soffermarci su un altro paio di punti focali sulla questione “Randy Pitchford al rogo”. Già, perché quella che si scatenò fu una vera e propria guerra tra publisher e developer, con tanto di mail mandate in pasto ai giornali per difendere il proprio fortino.

[su_quote][su_animate type=”fadeInDown” duration=”3″]nell’immagine qui in basso Matt Eyre, brand manager di SEGA, accusa Randy di fare “sempre quello che cazzo vuole” su cose che non gli competono, come il marketing del gioco in questo caso[/su_animate][/su_quote]

 

Beh, di sicuro qualcuno ha divorato pop-corn e si è gustato questo triste e malinconico show sfregandosi le mani in attesa che piovesse – indovina, indovinello – altro semplice, sporco denaro. Ancor più grave ma prevedibile, dati i termini della disputa, il rilascio pubblico dei termini dell’accordo economico proposto da SEGA e delle sue ripartizioni.

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Ma torniamo a Killzone e Douglas Ladore: Sony ha richiesto in una mozione datata lo scorso ottobre che cadessero i capi d’accusa della causa legale mossa da Edelson PC, affermando che le dichiarazioni circa la grafica non sono falsificatorie, che Ladore non ha dimostrato adeguatamente le sue accuse di pubblicità ingannevole e che il gioco stesso non rientra nel CCLRA (California Consumer Legal Remedies Act). Circa sessanta giorni dopo, lo scorso martedì, il giudice Chen ha invece portato avanti la class-action respingendo tutte le argomentazioni di Sony tranne una, affermando che si trattava della

 

[su_quote][su_animate type=”fadeInDown” duration=”3″]premessa di una lettura ristretta della denuncia della parte lesa[/su_animate][/su_quote]

Il giudice ha convenuto unicamente sulla mancanza di una reale perdita economica ai danni della parte lesa Ladore nel comprare il gioco “Killzone: Shadow Fall”, in quanto non sufficientemente documentata.

Facciamo un attimo un passo indietro e torniamo al 2005. Durante l’E3 Losangelino l’annuncio sulla bocca di tutti era uno e soltanto uno: Killzone 2 di Guerrilla Studios. Il filmato (che ritrovate nel video qui sotto insieme alla sua versione “corretta” del 2007) era un palese pre-rendered spacciato “ingenuamente” per grafica in-game. Guerrilla stessa tornerà sul discorso di quello che alla storia è passato come “l’infame trailer di Killzone 2” affermando che al tempo avevano da poco concluso il lavoro su Killzone per PS2 e del gioco non esisteva praticamente nulla. Ancor più grave, già il capostipite della saga fu accusato di una falsa campagna marketing di screenshots per la stampa “print” (che ai tempi dominava ancora il mercato, eh) truccati e figli del dio Photoshop. Insomma, la scelta di comunicazione in salsa “spariamola più grande possibile” è nelle fondamenta della saga stessa, sebbene almeno qui non ci si passi la patata bollente tra publisher e developer. O, almeno, non nelle piazze pubbliche.

 

 

 

 

Detto questo, Killzone 2 (a mio modesto il migliore di tutta la IP) rimane ancora uno dei migliori titoli PlayStation 3 a livello sia tecnico che artistico. E non sarà qualche pixel in meno o in più a rendere l’esperienza online di Killzone: Shadow Fall lontana anni luce dalla sontuosità di Destiny. Quello che emerge, purtroppo, è che proprio con le armi in pugno dei diritti di ogni consumatore, qualcuno lì fuori si sia reso conto di poter tirare soldi al suo mulino. Il tempo è passato e i videogiocatori ora sono diventati grandi. Alcuni vestono le tute dei meccanici e altri le tuniche dei giudici. Quindi, ora, il videogioco per la società è diventato qualcosa di finalmente di serio. La parte triste è che tutta questa considerazione derivi dai suoi immensi profitti, che hanno scavalcato con passi da giganti ogni tipo d’intrattenimento moderno.

Ora che siamo sulla sua cima, possiamo quindi dare il colpo di grazia e far crollare titani (publisher) come Shadow of the Colossus ci ha insegnato. Saccheggiarne le spoglie. Il problema è che sulle spalle di quei giganti ci sono tanti piccoli uomini (developers) che rendono reali i nostri sogni. Il problema è che ci sono tanti aspetti, storie, meccanismi di cui il 99% dei videogiocatori è totalmente all’oscuro. Il problema è che questo nuovo e pericoloso business potrebbe danneggiare quella macchina di cui ci cibiamo anche noi, investendo proprio il consumatore nella sua fiammata di ritorno.

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Guerrilla dichiarò durante lo sviluppo di “Killzone 3”, quando interrogata sui suoi pensieri a distanza di anni circa il filmato in pre-render di Killzone 2:

[su_quote][su_animate type=”fadeInRight” duration=”3″]noi non ci aspettavamo niente di simile. Tutti non parlavano d’altro, la gente era impazzita. Da una parte eravamo felici dall’altra ci dicevamo cavolo… ora dobbiamo farlo davvero!”.[/su_animate][/su_quote]
Forse, senza “l’infame trailer di Killzone 2” e il riscontro del pubblico, quel gioco non sarebbe mai diventato una priorità. Forse non sarebbe mai arrivato sul mercato. O non così bello (come era di fatto, trailer o non). Di sicuro non vedremo mai un Colonial Marines migliore del primo. Così come – che soddisfazione, vero? – non sarà mai più scritto 1080p su una confezione quando ci sarà dietro una risoluzione “upscalata”. Ma poi, questi soldi delle “class-action del videogioco”, qualcuno tra voi che legge li ha forse visti? O qualcuno che conoscete? E sarebbe poi moralmente giusto gonfiarsi il conto in banca perché la risoluzione full-hd online non sarebbe nativa?

[su_quote][su_animate type=”fadeInDown” duration=”3″]Purtroppo anche il videogioco è entrato nel regno del ghiaccio e del fuoco delle industrie che muovono troppi soldi. Un regno così pieni di complotti e retroscena che farebbe venire il mal di testa anche a George R.R. Martin.[/su_animate][/su_quote]

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Cersei

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