Amici sportivi: il calcio è malato. E non si parla di quello giocato sui campi d’Italia e dintorni. Per una volta, il riferimento è ad esclusivo appannaggio della sua controparte virtuale e, più nello specifico, al suo esponente di spicco: quel Fifa Football i cui equilibri concettuali appaiono ormai compromessi dall’ingombrante fattore Momentum.
Introdotto – o forse solo accentuato – in concomitanza col boom registrato dalle modalità Stagioni Online e Ultimate Team onde “livellare” il gap di abilità vigente tra gli utenti più navigati e giocatori meno esperti, quello che molti hanno ormai ribattezzato come “l’algoritmo della combine” seguita da ormai 3 anni ad alterare l’esito di partite e campionati. A cadenza più o meno ciclica la CPU sembrerebbe infatti decidere a priori l’esito di determinati scontri, arrivando letteralmente a sabotare ogni azione di una data squadra pur di tutelarne l’avversaria.
Complice una curiosa tendenza dei media a sorvolare sul problema ogni qualvolta si tratti di valutare le ultime iterazioni del brand, molti hanno ritenuto per tanto tempo che l’improvviso calo delle proprie performance o il semplice fatto che una compagine come il Preston potesse di colpo trasformarsi nel Real Madrid dipendesse da fattori casuali o magari dalla clamorosa fortuna dei rivali. Una volta che le vittime del fenomeno sono diventate milioni a qualcuno è giustamente saltato in mente di chiedere delucidazioni ad EA stessa, ma la risposta fornita dai rispettivi vertici non è stata davvero delle più felici. Sfoggiando un sarcasmo tanto sospetto quanto fuori luogo, gli sviluppatori avrebbero infatti ribadito vieppiù che il Momentum esisterebbe solo nella mente degli utenti poco inclini ad accettare la sconfitta. Come dire la beffa oltre al danno.
Da storico utente Fifa e inguaribile appassionato di titoli a tema non posso che ritenermi ovviamente deluso dall’atteggiamento della compagnia, ma più del pessimo feedback fornito al pubblico dai suoi portavoce mi inquieta costatare ciò che il momentum rappresenti in una più ampia ottica concettuale. Questo maledetto sistema non si limita d’altronde a rovinare quello che continua ad essere il miglior simulatore di calcio sul mercato: la sua ingombrante presenza lede gravemente al senso stesso di esperienza videoludica privando di fatto i suoi fruitori del più sacro dei rispettivi diritti, ovvero quello di maturare risultati direttamente proporzionali alle proprie abilità. Piuttosto che limitarsi a rispedire acidamente ogni obiezione al mittente, i responsabili del brand dovrebbero in tal senso dedicare maggiore attenzione alle rimostranze dei propri clienti, fosse anche per il solo intento di tutelare i propri guadagni futuri. Gratta gratta, si parla pur sempre di sedersi al tavolo di un baro e i polli potrebbero presto cominciare a scarseggiare.