Nel maggio del 2003 usciva, su PC, un action RPG chiamato Heroine Anthem – The Elect of Wassermix. L’anno successivo veniva pubblicato il suo seguito, The Angel of Sarem. A sviluppare questi titoli era Winking Entertainment, azienda con sede a Shangai che prese l’eredità della taiwanese WindThunder. Dopo tanti anni dal rilascio di questo secondo capitolo, il team ha deciso di ridar vita alla serie, proponendo un nuovo inizio con Heroine Anthem Zero – Sacrifice. Uscito su PC lo scorso dicembre, il titolo si presenta con uno stile decisamente orientaleggiante sia a livello grafico che di contenuti. Sì, se per contenuti avete pensato ad una massiccia dose di fan service e doppi sensi che si divertono a giocare con il sesso, ci avete proprio preso. Sarà una costante. Così come costanti saranno i tanti, lunghi dialoghi che vi racconteranno le varie sfaccettature della storia.
Heroine Anthem Zero ruota attorno alla figura di Wanin, guardiano delle foreste di Uzato e protagonista della nostra storia. Fatta di divinità e riti per avere il loro supporto, di bestie leggendarie e di personaggi ambigui. E’ ambientato nelle terre di Terasyr, dove umani e fate resistono all’avanzata delle tenebre provenienti dalle mortali foreste Longhorn. Tutto inizia con l’eroe di ritorno da una spedizione insieme ai suoi compagni Brandr, Olegon e la fatina (senza peli sulla lingua) Mormolia. Uno strano evento farà capire ai protagonisti che c’è qualcosa che non va, proprio quando era imminente la cerimonia di propiziazione dell’Arca della Stella! Nella sua linearità e nell’essere sostanzialmente una trama che parla del solito eroe che parte alla salvezza del mondo, riesce a coinvolgere il giocatore e la voglia di sapere cosa c’è, passo dopo passo, si sente tutta.
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Punto principale del gioco è la storia e il suo modo di essere raccontata.
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Punto principale del gioco è proprio la storia e il suo modo di essere raccontata. Parla di sistemi grandi, di divinità e di mostri, ma lo fa attraverso personaggi che si prendono sul serio ben poche volte. Un gruppo di simpatici cialtroni che scherzano costantemente tra di loro e che, quando possono, si lasciano scappare battute sul sesso tipiche da stereotipo orientale. C’è una costante atmosfera ecchi che tende a stemperare la serietà di fondo della narrazione (la parola perv, gli indumenti femminili e via discorrendo). Generalmente questo tipo di scelta non mi convince poi molto, ma ammetto che ogni tanto qualche risatina è riuscita a strapparla via. Il puntare molto sulla storia, e soprattutto sui dialoghi, rende Heroine Anthem Zero molto, ma molto descrittivo. Le scene in cui i personaggi parleranno saranno tante, specie all’inizio. Il gioco non parte realmente dopo le prime tre/quattro ore, dove vedrete molta poca azione, ma avrete tante lettere da leggere.
Ma, dialoghi a parte, sostanzialmente: cos’è Heroine Anthem Zero? Il titolo in questione è un action RPG in 2D dalle meccaniche molto semplici. Prendete Dust: an Elysian Tale, semplificatelo, semplificatelo di nuovo, toglieteci il furry (ma neanche troppo) e aggiungeteci due protagonisti molto più scurrili. Il gioco è fatto! Wanin potrà correre, correre più veloce, attaccare e fare salti doppi. In sostanza non c’è tanto altro da fare. L’attacco base è diviso in tre colpi di spada, ognuna dei quali avrà una scia infuocata, con la terza più potente. La grandezza di quest’ultima dipende dal livello di carica che avrete. Ne sono tre diversi e per aumentarli dovrete trovare dei particolari oggetti lungo i vari livelli. Avrete poi a disposizione, come secondo attacco, la stessa Mormolia: con il suo Flyng Ferret la fatina stunnerà l’avversario per qualche secondo. Il tutto risulta semplice e immediato sia su pad che su tastiera. Le boss fight, poi, risultano gratificanti e diversificate tra di loro. Il design dei mostri è decisamente riuscito e varia da aquile leggendarie a enormi re talpa.
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Una semplice gestione dell’equipaggiamento di armi e armatura vi permetterà di cambiare le statistiche di attacco e gli HP .
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Le meccaniche da gioco di ruolo ci sono, ma sono anch’esse molto semplici. Wanin avrà una barra della salute in alto a sinistra. La cosa che ho trovato scomoda è che però non appare su schermo nessun riferimento numerico, ne sul nostro protagonista ne, soprattutto, sui nemici quando vengono colpiti. Avrebbe dato sicuramente un feedback migliore. Per quanto riguarda l’equipaggiamento, invece, una semplice gestione di armi e armatura vi permetterà di cambiare le statistiche di attacco e gli HP. Questi oggetti potranno essere acquistati in un apposito negozio (sbloccabile dopo diverse ore di gioco) in cambio delle monete che troverete uccidendo i nemici. Tutto, anche qui, molto semplice. Di tanto in tanto compariranno delle missioni secondarie per staccare da quella principale e per allungare la longevità del gioco. Mettendo in pausa si aprirà un menù che vi farà vedere lo stato del personaggio, gli oggetti che avete, la mappa e lo stato delle varie quest. Tutto questo mentre alternerete fasi di combattimento in dungeon ad esplorazione di città, il tutto condito, se non si fosse ancora capito, da tanti dialoghi.
A livello visivo, lo potete vedere bene dalle immagini, Heroine Anthem Zero fa il suo a dovere. Lo stile orientale si adatta al tipo di storia e al modo in cui viene raccontata. Molto classico lo studio dei personaggi, perfetti per il contesto fantasy. Graficamente non ci sono problemi di sorta. Potrebbe risultare giusto un po’ particolare la scelta dello zoom in alcune scene, facendo apparire gli sprite dei personaggi molto pixellosi. Per la parte audio, anche qui nulla da dire. Magari non ci sarà una traccia epica, ma i diversi brani risultano funzionali al contesto. Le diverse canzoni (cantate) fanno poi immergere il giocatore ancora di più in quell’atmosfera tipica da anime. E’ possibile scegliere il doppiato sia giapponese che mandarino. Purtroppo l’italiano non è disponibile neanche tramite sottotitoli, e risulterà un po’ tosta comprendere alcuni dialoghi, perché l’inglese utilizzato non è decisamente quello scolastico.
In conclusione, Heroine Anthem Zero è un gioco per chi sa apprezzare tante e tante righe di dialogo prima ancora dell’azione. Ha una storia non troppo originale ma che saprà comunque prendervi, con gli eroi scanzonati e un po’ macchietta, nelle oltre 10 ore di gioco. Dovrete anche saper apprezzare il tipico humour orientale, fatto di doppi sensi e battute sul sesso, condito da una massiccia dose di fan service. A livello di gameplay poi, non aspettatevi nulla di particolarmente profondo. Se volete statistiche e un numero spropositato di abilità, non è questo il gioco che state cercando. Nella sua semplicità comunque, saprà dare soddisfazioni a diversi giocatori. Me compreso.
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