Disney Diary: Biancaneve e i sette nani #Capitolo 1

Eccoci ritornati con Disney Diary, la rubrica bimensile in cui noi di VMAG vi sveleremo, passo dopo passo, ogni curiosità sulle pellicole d’animazione Disney più famose. Partendo dalle prime realizzate a quelle che tutt’ora ci ritroviamo a guardare nelle sale dei cinema, con lo stesso entusiasmo e spirito fanciullesco che solo un’opera della casa prima citata può suscitare in noi. Nel primo capitolo della rubrica abbiamo parlato della storia del precursore diede inizio a tutto questo, Walt Disney, partendo dai suoi primi lavori, arrivando alla creazione dei Walt Disney Studios e alla realizzazione di un vero e proprio impero. L’abbiamo denominato Capitolo 0 poiché è il principio di ogni cosa, l’inizio del percorso che il cineasta dovette percorrere per raggiungere la fama mondiale, a cominciare da Topolino ai classici più amati, ai parchi a tema, ancora oggi tra le prime mete turistiche mondiali. Insomma, se siete curiosi di saperne di più immergetevi nella lettura. A partire da oggi, invece, inizieremo a parlare delle vere e proprie produzioni del colosso cinematografico, cominciando dal primo lungometraggio di questa celebre industria: Biancaneve e i sette nani, primo classico a colori realizzato con la tecnica della cel animation e primo cartone prodotto dalla Walt Disney Productions.

La pazzia Disney

Come molte delle opere Disney, le vicende di Biancaneve si ispirano agli scritti dei Fratelli Grimm, trasposti poi in base ai gusti e alle scelte di Walt che ne variò contenuti, elementi ed espedienti, rendendo questa storia una delle più famose e amate di sempre. Dubito che qualcuno conosca l’originale manoscritto, mentre chiunque può spiegare per filo e per segno gli accadimenti così come vennero presentati dalla Disney Company. L’idea di realizzare il primo lungometraggio, dopo i successi dei corti di Topolino e Sinfonie Allegre, emerse nel 1934, attraverso un annuncio del disegnatore sul New York Times. La critica definì il progetto come la Pazzia Disney, poiché nessuno mai avrebbe voluto vedere un cartone dalla durata di 90 minuti: la moglie e il fratello di Disney lo persuasero a rinunciare, ma lui scelse di continuare per la sua strada. Arrivò ad ipotecare la sua casa, poiché i costi di produzione arrivarono all’esosa cifra di un milione e mezzo di dollari.

Il ruolo dei nani

La volontà dell’animatore era quella di incentrare la storia di Biancaneve sull’elemento dei nani, sulla loro simpatia e pazzia. Vennero esaminati circa 50 nomi, di cui sei vennero scelti: Dotto, Brontolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo e Eolo, ed inoltre Disney pagò i suoi dipendenti per ogni sketch essi potevano offrirgli per la caratterizzazione dei piccoli ometti, come ad esempio la scena in cui vediamo i loro nasi spuntare dietro il letto della nostra ragazza. Per questo motivo il primo titolo che si pensò di attribuire alla fiaba fu: I nani scoprono Biancaneve, in riferimento al momento in cui essi scoprono la principessa addormentata nella loro casetta; nello stesso istante venne introdotto il personaggio di Cucciolo, il settimo nano, che riscontrò il maggior successo popolare. Curiose idee al giorno d’oggi circolano a proposito del reale significato dei bassi protagonisti: sembra infatti, secondo molti, che essi corrispondano ai 7 effetti della cocaina, concetto che però secondo tanti altri è pura utopia. Verso la fine del 1935 Walt definì la personalità di ognuno di loro ma improvvisamente l’idea virò in direzione del personaggio della regina. Difatti il fulcro della produzione sarebbe stato infatti il rapporto tra la protagonista e la matrigna, la quale avrebbe avuto un aspetto signorile, al contrario dell’originale, grassa ed eccentrica.

 Biancaneve

La realizzazione della protagonista spettò al disegnatore Hamilton Luske, seppur in precedenza l’accenno della sua figura fu affidata a Grim Natwick, ideatore di Betty Boop, a cui egli si ispirò. Il personaggio di Biancaneve richiese mesi e mesi di lavoro, partendo inizialmente dagli occhi e dalla bocca, per poi, in seguito, attribuire al soggetto un aspetto più spigoloso ispirato all’attrice Ginger Rogers e delineandosi infine nella classica, dolce, fisionomia fiabesca che farà da modello alle future principesse. Per realizzare la ragazza venne usato, come per tutti gli esseri umani, il rotoscopio, uno strumento che permetteva di creare, fotogramma per fotogramma, una pellicola in cui venivano ripresi gli attori a cui i personaggi erano ispirati. Per Biancaneve posò MargeChampion Belcher, mentre, per quanto riguarda il doppiaggio, l’originale voce apparteneva ad Adriana Caselotti.

La trama nella trasposizione Disney

La storia di Biancaneve la conosciamo bene o male tutti quanti: una ragazza, figlia di un re, rimane orfana del padre, che ancora in vita si era risposato con una donna più bella e giovane di lui. In seguito alla morte del sovrano, la nuova regina prende il controllo del suo regno, maligna e despota. Consultando il suo specchio magico con le abituali parole:

Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Ogni giorno la regnante aveva la conferma di essere lei la più bella. Ma quando, con il passare degli anni, la
principessa crebbe, lo specchio diede una nuova risposta:

Biancaneve è più bella di te, mia regina.

Irata, la matrigna ordina al cacciatore di portare la figliastra nel bosco e di ucciderla, consegnandole in seguito il suo cuore. Incapace di compiere un gesto tanto brutale, il suddetto lascia scappare la principessa, che si rifugia in una casetta dove vivono sette nani. Credendola morta, la regina consulta nuovamente il suo specchio, il quale continua a darle la stessa risposta; decide allora, attraverso una mela stregata, di addormentare per sempre la ragazza, ignara del fatto che un principe sarebbe giunto nella foresta e che con un bacio l’avrebbe risvegliata.. E vissero felici e contenti. Questo è quello che noi sappiamo a proposito di Biancaneve, ma secondo la versione originale come andarono le cose realmente? Cosa venne modificato, della storia dei Fratelli Grimmdal team Walt Disney? Scopriamolo.

Le differenze tra la fiaba Grimm e quella Disney

I principali cambiamenti risiedono prima di tutto nei tentativi della regina nell’eliminare l’odiata ragazzina; infatti, al contrario del rifacimento Disney, la reale non si trasforma subito, attraverso un incantesimo, in una venditrice di mele, bensì si traveste in una vecchia camuffando il suo aspetto da essere irriconoscibile. Quando si presenta alla casetta dei nani per uccidere la ragazza, invece del famoso frutto avvelenato, offre delle stoffe e delle stringhe che Biancaneve accetta, facendosi aiutare dalla vecchietta nell’indossarne una. In questo modo l’irriconoscibile matrigna stringe con forza soffocando la principessa che cade come morta. Ma tornata al castello, ponendo la stessa domanda allo specchio, scopre che Biancaneve è ancora viva. Il secondo tentativo della crudele donna risiede quindi in un pettine avvelenato che ella offre, con diverse sembianze, alla giovane, la quale, gradendo il dono, si lascia pettinare. Il veleno agisce immediatamente e lei si trova stesa al suolo nuovamente, come morta. Tuttavia, Biancaneve è ancora viva e il terzo, ed ultimo, tentativo consiste nell’avvelenare la rivale con la celebre mela rossa, approvata poi nell’adattamento Disney, che si rivelerà essere l’arma vincente con cui la strega abbatte la protagonista. Un’ulteriore modifica risiede nel modo in cui Biancaneve torna in vita: invece del bacio del principe, infatti, la protagonista si risveglia grazie alla caduta di un nano che, trasportando la bara in cui ella giace, provoca l’urto che le permette di risputare via il pezzo di mela inghiottito. Infine, la strega viene sconfitta e costretta ad indossare due pantofole di ferro incandescenti, le quali, bruciandole i piedi, la portano a morire (al contrario della sua caduta nel dirupo provocata dai nani per vendetta). Queste le differenze tra la fiaba autentica e quella rivisitata del 1937. Cosa ne pensate? Ve lo aspettavate?

Il successo

Biancaneve e i sette nani debuttò al Carthay Circle Theatre il 21 Dicembre 1937 e nei cinema americani il 4 Febbraio 1938, accolto con grande entusiasmo. Il New York Times sei giorni dopo dichiarò:

Grazie mille, signor Disney.

L’Italia vide la sua uscita nelle sale l’8 Dicembre 1938. Il doppiaggio italiano cambiò due volte a distanza di 35 anni, poiché il linguaggio era ormai obsoleto e quasi incomprensibile ai bambini. Walt Disney vinse un oscar alla carriera per questo film ed uno per la miglior colonna sonora. Gli incassi superarono di gran lunga l’investimento iniziale: con l’edizione originale e le successive riedizioni si raggiunse quota 416 milioni di dollari, la pellicola è infatti tutt’ora tra i dieci film più venduti nella storia del cinema americano.

Siamo arrivati alla conclusione del primo episodio sui classici Disney di questa rubrica. Sperando di aver soddisfatto ogni vostra curiosità a riguardo e di avervi suscitato ancora più interesse nel conoscere qualcosa di più a proposito di quel che racchiude ogni singolo capolavoro, vi attendiamo per il prossimo capitolo, in cui parleremo di Pinocchio, un’altra storia che fin da piccoli abbiamo ascoltato dai nostri nonni o genitori. Come sempre ora tocca a voi dirci cosa ne pensate: qual è il nano che vi ispira più simpatia? Quale delle varianti in cui la strega tenta di uccidere Biancaneve vi piace di più? Preferite la versione Disney o quella dei Fratelli Grimm? Scrivetelo nei commenti e fateci sapere cosa vi entusiasma di più di questo film d’animazione.