Recensione For Honor

Ci siamo presi il nostro tempo per recensire For Honor, per portare una disamina completa del nuovo brawler multiplayer di Ubisoft, sotto la sapiente direzione creativa di Jason Vanderberghe. Nella nostra pre-review abbiamo analizzato la campagna single-player e con essa ci siamo soffermati sugli aspetti generali del titolo. In sede di recensione, andiamo a sviscerare il succo della produzione: il multiplayer. Abbiamo giocato decine di ore a For Honor. Siamo finalmente pronti a darvi il nostro verdetto che, è bene anticipare, vale per lo stato attuale del prodotto. Server online, modalità e tutto ciò che possiamo toccare con mano, senza rinunciare ad accennare ciò che arriverà nel corso del supporto post-lancio di Ubisoft.

For Honor è un titolo concepito visceralmente per il multiplayer. Crudo, complesso e altamente tattico, il comparto multigiocatore di For Honor non è uno di quelli che puoi approcciare una volta a settimana. Esattamente come tutti i videogiochi competitivi richiede preparazione, pazienza ed una certa dedizione. Al contrario, finirete ben presto pestati a sangue come nelle peggiori risse da bar. Conoscere chi ci si para di fronte spesso è anche più importanti di conoscere l’eroe che si sta usando, per capire fino a dove si potrà spingere con abilità, fendenti, colpi pesanti e velocità il nostro avversario. Dopo che avrete avuto accesso al menu multiplayer, noterete l’ingente numero di Eroi sbloccabili. Ogni riga e colonna dello scacchiere degli eroi corrisponde ad una categoria. Andando in ordine di colonne, ed escludendo le avanguardie (i personaggi per iniziare a muovere i primi passi) troviamo i tre eroi pesanti: Conqueror, Warlord, Shoguki. Siamo di fronte ai personaggi più resistenti del gioco, eccellenti in modalità come Dominio, soprattutto se schierati in front-line, pronti ad assorbire la maggior parte dei danni del vostro team. Gli eroi pesanti sono chiaramente molto lenti, ma possono essere un vero e proprio muro nel momento in cui bisogna difendere una bandiera da un’offensiva nemica. A seguire troviamo gli Assassins (Berserker, Peacekeeper, Orochi), indubbiamente il trio più rapido e letale dell’intero roster di For Honor. A loro si devono attacchi velocissimi e con un altissimo output di danno. Al contrario, gli assassini possiedono pochissimi punti ferita e non possono bloccare i colpi semplicemente tenendo lo stick rivolto dalla parte corretta. Basano la loro intera strategia sullo schivare ed anticipare i colpi altrui.

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Le Avanguardie sono eroi buoni in tutto, ma che non eccellono in nulla.

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All’ultima colonna sono presenti gli Ibridi (Lawbringer, Nobushi, Valkyrie) che subiranno qualche ritocco (nello specifico Valkyrie) con l’imminente patch. Gli ibridi sono la combinazione di due classi, ovvero troviamo Lawbringer che è Pesante/Avanguardia, Nobushi Avanguardia/Assassino e Valkyrie Pesante/Assassino. Gli ibridi sono pensati per tutte le modalità e per chi cerca un play-style diverso e fuori dagli schemi. Essendo la fusione di due classi, molti troveranno gli ibridi decisamente equilibrati e dannatamente divertenti da giocare, in base alle proprie attitudini. Chiudiamo il cerchio tornando al punto di partenza: le Avanguardie. Raider, Warden e Kensei sono i tre personaggi “entry-level” che si possono riassumere con: buoni in tutto, ma non eccellono in nulla. Ubisoft ha pensato bene di inserire questi tre eroi come punto d’inizio per approcciare For Honor, in modo tale da poter prendere la mano con degli eroi che non hanno una direzione precisa, ma che vi daranno ben poche soddisfazioni qualora cerchiate un gameplay specifico.

Warden vs Orochi: chi la spunterà?

Giunti a questo punto ed al netto della pre-review, vi sarete domandati: come si potenziano questi eroi? Il sistema, in realtà, è molto semplice. Tuttavia, il tutto si complica a causa di menu ben poco intuitivi e che risultano essere il tallone d’achille della produzione. Tornando al sistema di progressione, troverete moltissime somiglianze con Rainbow Six Siege. Per quanto concerne il sistema di progressione dei personaggi, nel caso di For Honor gli sviluppatori hanno aggiunto carne al fuoco, dando quindi maggiori possibilità e reward maggiori per chi gioca assiduamente. Al termine della partita, ci sarà la possibilità di ottenere del loot che può variare da eroe ad eroe, in base al livello del personaggio stesso. Infatti, maggiore sarà il livello della specifica classe, maggiore sarà la possibilità di trovare oggetti al concludersi della battaglia. Inoltre, è possibile ottenere equipaggiamenti all’interno dei pacchetti, acquistabili con valuta in game (Acciaio) oppure con soldi reali. Gli eroi possono essere interamente personalizzati a nostro piacimento. Abbiamo speso una manciata di ore a trovare la decorazione migliore per l’elmo da sfoggiare in battaglia. In ultimo, non si tratta di mera estetica. Gli equipaggiamenti droppati (armi e armature) hanno stats tangibili e comparabili ed anche qui tornano i confronti con altri generi, di cui già avevamo accennato nella pre-review. Il sistema di miglioramento delle armi ed armatura assomiglia a quello visto in Destiny o in altri MMO. Smantellando armi ed armor potremo sbloccare un’altra forma di valuta che ci permetterà di migliorare i pezzi che vogliamo portare con noi in battaglia. A concludere il tutto, ci pensa la valanga di customizzazioni estetiche riguardanti emote, skin, parti di equipaggiamento fino ad arrivare all’elsa della spada, personalizzabile con tanto di statistiche.

Non vorremmo essere nei panni del nostro avversario, vero?

Chiusa la parentesi relativa lo sviluppo dei personaggi, citiamo rapidamente i contenuti che For Honor mette a disposizione. Il multiplayer di For Honor è composto da dodici mappe, che, in base alla modalità, condizioni climatiche e fazioni possono variare bruscamente, offrendo ben poche volte l’effetto “dejà-vu”. Gli scenari sono ben realizzati ed ispirati da un comparto artistico che, tutto sommato, ci ha conquistati. Le mappe di For Honor ospitano quattro modalità di gioco (Dominio, Brawl, Deathmatch/Skirmish, Eliminazione) con un ventaglio di possibilità che si apre di fronte alla loro scelta. Infatti, tutte le modalità multiplayer possono essere giocate contro giocatori reali o contro bot governati dall’IA, al fine di permettere lo sviluppo dei personaggi in modalità più “tranquilla”. L’IA nel multiplayer funziona benino con alti e bassi. Grazie agli ordini giornalieri ed alle taglie che vi aumenteranno sensibilmente l’exp e l’acciaio guadagnati, sarete spinti a giocare tutte le modalità del gioco in una danza che vi permetterà di percepire le (poche) modalità sempre fresche. A concludere il comparto multiplayer ci pensa lo schieramento di risorse per la Guerra tra Fazioni, modalità strategica che perdura per tutta la stagione competitiva. La mappa interattiva su cui premerete per accedere alle modalità è colorata in base alle fazioni predominanti sul campo di battaglia e per aiutarle potrete mandare le vostre truppe. Il tutto serve per accumulare ulteriori punti preziosi per il vostro arsenale.

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For Honor è un titolo a cui va dedicato del tempo in modo costante.

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Insomma, la cura per i dettagli inserita in For Honor è davvero molta e gli sviluppatori, per quanto concerna la parte strettamente ruolistica, hanno fatto il loro. Il combat system è esaltante, profondo, ricercato e soddisfacente. Le esecuzioni sugli avversari ormai inermi vi faranno saltare sulla sedia, cosi come tremerete dalla paura quando basterà un sol colpo al vostro nemico per mandarvi all’altro mondo. Nel complesso, For Honor è un sì adesso e un sì (ancora più convinto) se proiettato nel futuro, conoscendo la passione e la dedizione che Ubisoft ripone nel supporto post-lancio che, in questo caso, è totalmente gratuito con un season pass che serve per accedere ai contenuti 7 giorni prima degli altri. Le basi per un prodotto convincente nel panorama esports e non, ci sono. Gli unici nei che abbiamo riscontrato sono da ricercare sulla stabilità dell’infrastruttura online che, basandosi sul sistema Peer to Peer non ci ha convinto per nulla con migrazioni degli host e compagni che sparivano per far spazio ai bot. In ultimo, non abbiamo gradito l’assenza di penalità per i quitter che, seppur siano partite “non classificate”, la fanno franca tutte le volte. For Honor è un titolo a cui va dedicato del tempo in modo costante. Non è una simulazione al combattimento all’arma bianca, ma neanche un picchiaduro arcade. È un coraggioso viaggio intrapreso da Ubisoft per esplorare nuove terre e nuovi orizzonti, con un gameplay viscerale e profondo che amerete o odierete. Noi, la nostra fazione, l’abbiamo già scelta.