Phoning Home  è un’avventura sviluppata e prodotta dal team indipendente di ION LANDS, un’opera che sotto il suo apparente lato open-world, basato sull’esplorazione e sul crafting, nasconde un messaggio ben più profondo. Questa è la prima produzione per questa nuova casa di sviluppo ed il loro nome è proprio ripreso dal protagonista di questa opera multimediale. Sarò sincero, sono partito abbastanza scettico nel provare questo titolo perché il genere non mi fa impazzire e i primi minuti di gameplay sono stati davvero frustranti, ma continuando si rivela davvero un’avventura che fa pensare e con un impronta survival e sandbox.

Le vicende del titolo iniziano a bordo di un’astronave che, come nei migliori dei casi, ha i motori in avaria e sta cadendo su un corpo celeste a noi sconosciuto. Così comincia il vostro viaggio nei panni di ION, un robot che ricorda molto Wall-E, il cui scopo è fondamentalmente quello di raccogliere il maggior numero di risorse possibili, per provare, disperatamente, a riparare la sua navicella. Di conseguenza potrete utilizzare le risorse per craftare oggetti indispensabili: batterie per ricaricare l’energia, saldatori per recuperare la vita mancante e ovviamente i preziosissimi pezzi per la nave.

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Può sembrare molto banale come incipit di un’avventura…

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Può sembrare molto banale come incipit di un’avventura, e lo è, ma dietro a tutto questo si cela qualcosa di più complesso. La navetta spaziale su cui viaggiavamo non era un semplice mezzo di trasporto, ma un computer senziente con una propria personalità, chiamato EU_18TR289x65. Il suo compito è quello di viaggiare nello spazio per riuscire a recuperare materiali da altri pianeti per riportarli sul proprio. Ma tornando al corpo celeste su cui i vostri amici si sono schiantati: si può notare come, sin da i primi minuti di gameplay, non ci siano forme di vita tranne per una specie di pterodattilo. Questo accade perché l’ossigeno è perlopiù assente, anzi, viene visto come uno dei principali nemici da parte dei nativi del luogo, degli esseri metafisici quasi elementali che ormai hanno dimenticato qualsiasi tipo di stimolo fisico ed emozionale.

Queste entità vivono su questo pianeta da circa 600 anni, da quando sono stati banditi tutti gli organismi viventi dando vita a una società “paradisiaca” sorretta dalla pace e dalla prosperità. Solo l’organizzazione Oxies, formata da pochi individui, si sta battendo per riportare l’ossigeno su P1, il pianeta in questione. Tutte queste informazioni le possiamo avere anche grazie ad ANI, un altro robot disperso ma che a differenza di ION può parlare. Fino all’incontro con questo personaggio l’unica guida era la nave, che vi spingeva nel raccogliere tutto ciò che trovavate sul cammino, invece questo robottino vi inviterà a non “rubare” le risorse del pianeta ospitante. Phoning Home si basa fondamentalmente sulla collaborazione tra i due piccoli robot, non solo dal punto di vista puramente narrativo, ma anche per quanto riguarda le meccaniche di gioco. Infatti, le prime ore in game, le passerete letteralmente a collezionare materiali, il che non si differenzia molto da un qualsiasi altro survival, con il tutto che si svolge molto lentamente sia grazie ai movimenti poco agili del protagonista, che dal comando di raccolta, che non risponderà molto bene alle vostre reazioni rendendo tutto molto frustrante e davvero poco ispirato per continuare il gameplay.

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Fortunatamente una volta che si incontra ANI il gameplay cambia di molto e vengono introdotti elementi di puzzle game e di platform.

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Tralasciando il fatto che la vostra unica guida è una specie di bussola posta in alto nello schermo, dove vengono messi tutti gli obiettivi e i possibili materiali da poter raccogliere, spesso le icone si sovrappongono creando un vero e proprio caos che lascia molto a desiderare. Fortunatamente una volta che si incontra ANI il gameplay cambia di molto e vengono introdotti elementi di puzzle game e di platform: come creare dei passaggi con i dispositivi craftati in precedenza, un teletrasporto per far raggiungere il vostro compagno in posti irraggiungibili. Come detto in precedenza, il titolo ha dei ritmi di esplorazione che rasentano la noia ma questo, avvolte, viene compensato dai paesaggi mozzafiato che vi vengono proposti su schermo. I panorami che troviamo sono tra i più disparati: foreste dove spuntano alberi enormi e funghi fluorescenti, deserti che vengono accompagnati da calde giornate, notti stellate e avvolte da piogge incessanti.

Ma attenzione a dove mettete i piedi, anzi gli ingranaggi, perché oltre ad essere un pianeta meraviglioso è pieno di pericoli: creature preistoriche, enormi golem, sciami infuocati, vermi giganti appena usciti da Tremors e chi più ne ha più ne metta, popoleranno queste lande desolate. Provare a difendersi da queste entità è la scelta più sbagliata che potrete fare, visto che il combat system è davvero basilare e supportato nel peggior modo possibile, con un sistema di mira non molto preciso per il quale è difficile capire quando i colpi vanno a segno o meno, anche quando vengono danneggiati i due protagonisti è altrettanto poco chiaro. Questo, purtroppo, rende tutto meno appagante, quindi la cosa migliore da fare nella maggior parte dei casi è fuggire. I panorami sono indubbiamente fatti bene e tolgono il fiato, ma per quanto riguarda il reparto prettamente grafico non ci siamo proprio: i parametri con cui potete modificare le impostazioni sono pochi e preimpostati, quindi non vi verrà lasciata nessun tipo di libertà per agire manualmente, ad esempio sulla qualità delle ombre o del dettaglio delle texture. Di spicco, invece, c’è il comparto musicale, composto ed arrangiato da Caleb Blood, con trenta tracce che, unite alle ambientazioni presenti nel titolo, accompagnano i protagonisti all’interno della loro avventura.

Infine si può dire che il Phoning Home, a partele prime ore di gioco dove se non si amano i survival c’è il rischio che l’utente spenga il titolo, è un’avventura godibile e che fa riflettere su tematiche molto importanti sull’ambiente. Questo lo si può notare, sopratutto, mentre si recuperano con costanza i materiali, poiché è impossibile non interrogarsi sul danno che si sta facendo all’ecosistema sul cui suolo sono sparsi chiari segnali di una precedente civiltà. Il videogame è anche una storia di amicizia fra due robottini eroici, un viaggio fra immensi paesaggi ma, nonostante questo, non è del tutto privo di difetti, come una navigazione alle volte poco intuitiva ed un gameplay macchinoso e pieno di lacune. Fortunatamente è un progetto nuovo e in continua evoluzione, con patch che stanno risolvendo molti dei problemi elencati e quindi speriamo migliori sempre di più.