Inazuma Eleven Strikers: la recensione di VMAG

Che i giapponesi siano un popolo strano lo sapevamo già. L’ostinata voglia di trasformare e rendere estrema qualsiasi cosa tocchino con le loro piccole mani affusolate rimane ancora oggi agli occhi degli occidentali incomprensibile, se non addirittura fuori da ogni schema logico.

È anche vero, però, che è proprio grazie ai giapponesi che buona parte della nostra infanzia la ricordiamo oggi con piacere, grazie a quella velata nostalgia dovuta all’emozioni  provate con i suoi gloriosi cartoni animati e la loro interpretazione surreale del mondo che ci circonda. Robot giganteschi, sexy marinaie guerriere e calciatori dai poteri sovrannaturali: furono questi per molti anni i nostri  unici veri eroi.

Giocare a Inazuma Eleven Strikers è un po’ come rivivere interi pomeriggi passati ad ammirare le loro gesta e, in questo caso particolare, quelle di due leggende del pallone made in Japan quali Holly e Benji. Quale altra serie animata, in fondo, richiama il nuovo lavoro dei Level-5 per Nintendo Wii una volta provato con mano? Dopo due titoli usciti per Nintendo DS (almeno qui in Europa), la software house giapponese ha deciso di far scendere in campo i propri protagonisti in un gioco di calcio d’impostazione arcade a metà strada tra il classico Virtua Striker e il divertente Mario Strikers. Questa volta niente file di dialoghi come nel capitolo precedente, ma solo tanta azione goliardica per la gioia dei veri otaku,  attraverso un gameplay eccessivamente scanzonato.

Il valore di questo prodotto non è però da misurare ponendo al centro del giudizio il gioco in sé, con le sue evidenti  restrizioni ludiche, quanto piuttosto la scelta da parte degli sviluppatori di proporre sfacciatamente un’interpretazione irrealistica ed esagerata dei cliché del calcio, proprio come  la leggendaria serie che noi tutti (si spera) conosciamo.

Mettete da parte per un attimo passaggi millimetrici e scelte tattiche, e prendete un pugno di giocatori deformed capaci di fare gol solamente attraverso tiri potentissimi: solo così, allora, potrete avere chiara l’espressività di questo titolo. Il reale problema di Inazuma Eleven Striker sta nell’eccessiva semplificazione, atta a enfatizzare il solo lato spettacolare dei super tiri.

Un po’ come se Square Enix realizzasse un Final Fantasy basato solo sull’uso delle evocazioni, insomma. Il resto è solo una ridondante sequenza di banali scambi di palla che, a causa della macchinosità dei controlli (vedi l’uso dello stick analogico in sole otto direzioni), non porta alcun beneficio nel coinvolgimento di chi ne prende atto, spezzando in poche manciate di minuti quell’illusoria sensazione positiva suscitata dalla bontà del sistema gestionale della squadra.

Quest’ultima caratteristica, proprio come un vero manageriale, permetterà di potenziare i calciatori così come venderli o acquistarli da altri team. In conclusione il titolo di Level-5 risulta troppo poco interessante sia come gioco di calcio che come esperienza a sé stante, rimanendo per qualcuno solo un pretesto perfetto per ricordare con velata malinconia un pezzo importante del nostro essere stati bambini.

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