Adrenalina allo stato puro, un’emozione che travolge, spesso letteralmente, chiunque si trovi davanti allo schermo, indipendentemente dal fatto che impugni o meno il pad. Difficile trovare un altro modo per definire split/ second velocity. Cinema e tv sono i dichiarati media ispiratori di questo racing: del resto, i ragazzi di black rock studio non hanno mai fatto mistero di avere sempre in mente, nel loro lavoro, quelle scene dei film d’azione in cui l’eroe di turno sfreccia su un bolide (sempre pulito, lucido e fiammante) in mezzo a scenari apocalittici.
La televisione, invece, viene chiamata in causa a partire dal titolo: split/second, infatti, non è altro che uno spettacolare reality show inventato nell’impalcatura che regge le fila del gioco, in cui piloti pronti a tutto si sfidano su piste che in realtà sono percorsi urbani abbandonati imbottiti di trappole, esplosivi e qualsiasi altra bizzarria immaginabile, e il risultato finale è notevole.
Complice anche il comparto grafico, curatissimo e animato con perizia e competenza, ciò che appare davanti ai nostri occhi fa letteralmente mozzare il fiato. le vetture (i cui nomi sono inventati, ma che ricordano da vicino modelli realmente esistenti) sfrecciano come impazzite in mezzo a città, depositi e aeroporti che nascondono insidie dietro ogni angolo.
Le esplosioni che funestano i vari tracciati sono talmente potenti e realistiche da generare un’onda d’urto in grado di destabilizzare la tenuta delle vetture all’interno dell’area di deflagrazione. nei casi peggiori (si legga, in realtà, “migliori”) la stessa strada collasserà, lasciando degli ostacoli permanenti sulla pista e consentendo, talvolta, l’accesso ad aree nuove che renderanno ogni gara diversa dalle precedenti. la meccanica di gioco risulta immediata ed efficace. I tasti che vengono utilizzati sono 5 in tutto: acceleratore, freno, sterzo, arma base e arma potenziata.
Qualsiasi giocatore può familiarizzare con split/second in pochi minuti e fornire delle prove dignitose già dopo poche curve (e ve lo dice uno che ha dei problemi anche con Mario Kart!). ben inteso, un sistema di controllo di stampo così marcatamente arcade non va visto come un limite, al contrario, è stato realizzato in piena sintonia con lo scopo ultimo di questo gioco: il divertimento. Durante una partita, non c’e tempo di stare a meditare su quali gomme utilizzare o come settare l’aerodinamicità.
Necessario, invece, derapare, saltare e seguire la scia degli avversari per caricare un’apposita barra di energia. Una volta raggiunto un livello sufficiente, si deve attendere il momento opportuno per lanciare un attacco detto “powerplay”, in grado di far saltare in aria una porzione del circuito (e chiunque si trovi lì in quel momento). in split/second: velocity non basta saper guidare, bisogna anche avere i riflessi pronti ed essere in grado di reagire a qualsiasi ostacolo vi si parerà davanti (e saranno decisamente molti!).
Inoltre, non si tratta solo di tagliare il traguardo per primi, ma di cimentarsi con le diverse modalità di gara che i conduttori del reality vi presenteranno nelle varie “puntate”. che si tratti di superare dei camion che vi scaricano addosso vagonate di barili esplosivi o di battere un tempo record in un circuito che cade letteralmente a pezzi, le capacità dei giocatori saranno messe a dura prova in modo vario ed eccentrico.
Divertente in single player, questo gioco diventa una vera droga quando si passa al multiplayer, offline oppure online che sia, dove la competizione assume quasi la dimensione di una sofisticata guerriglia. con tre categorie di veicoli (muscle car, truck e fuoriserie) significativamente differenti tra loro e un alto livello di personalizzazione dell’estetica, ogni giocatore potrà creare il proprio bolide e sfidare gli altri, forte di un mezzo che ne ritrae carattere e stile di guida.
In definitiva, ogni aspetto del titolo è stato curato per offrire un’esperienza immediata, intensa e divertentissima e da un genere difficile come quello delle corse è forse il meglio che ci si possa aspettare. chissà, un po’ di profondità in più magari non avrebbe stonato, ma probabilmente ne avrebbe risentito il flusso di adrenalina che ci invade le vene a ogni curva… e, sinceramente, il gioco non sarebbe valso la candela!