David Cage, nel suo Heavy Rain, si interrogò su quanto si potesse essere disposti a sacrificare per amore. Heart of the Swarm, seconda parte del trittico che costituirà StarCraft II, riprende la stessa tematica, dando una (non) risposta che risulta molto meno retorica e straordinariamente più umana, nonostante lo scenario sia quello tipico della saga, che vede l’universo dilaniato dalla guerra tra le specie egemoni: Terran, Zerg e Protoss. Dopo aver lottato strenuamente in Wings of Liberty, Jim Raynor era riuscito a salvare la sua amata Sarah Kerrigan, leggendaria protagonista della saga di Blizzard, riportandola nei confini dell’umanità e strappandole quella maledizione (dono?) chiamata “Regina delle Lame”, cioè la sua mostruosamente affascinante identità di comandante dello Sciame degli Zerg, spaventosa orda di alieni insettiformi e dominati da un’unica mente. Indossati i panni di Sarah, però, ci troveremo molto presto di fronte a un dilemma: per salvarlo, dovremo rinunciare nuovamente a ciò che proprio Jim ha ottenuto a caro prezzo per noi, radunando lo Sciame e usandolo come nostro esercito. Il prezzo per Kerrigan? Incalcolabile. E che cosa dirà Raynor nel rivederci, nello scoprire che la sua salvatrice e amata è di nuovo la creatura contro la quale ha lottato? In un universo dilaniato dai conflitti e messo in pericolo da una minaccia più grande di tutte e tre le specie dominanti, l’amore di una coppia (post) umana si pone come impossibile alchimia, come un audace paradosso motore di emozioni. Blizzard saprà farci intenerire, infuriare e poi ancora commuovere, evitando il banale cliché e raccontando una love story sci-fi struggente e inconsueta, destinata a concludersi soltanto con il terzo capitolo della saga di StarCraft II.
A reggere la storia il solido poderoso schema RTS sperimentato in Wings of Liberty (e infinito in multiplayer), perfetto nel suo essere conservativamente derivativo dell’immortale StarCraft e della sua espansione capolavoro Brood Wars. La struttura resta la medesima, ma stavolta siamo in campo Zerg, con tutte le peculiarità del caso. Va detto che, a differenza della campagna Terran, qui ci troviamo a dialogare e interagire quasi sempre con entità aliene parte dello Sciame: pur rese egregiamente, esse risultano empaticamente meno forti (non potrebbe essere altrimenti, in fondo noi gamer siamo umani!), con una lieve flessione d’intensità della storia. Heart of the Swarm, comunque, resta un manifesto di eccellenza, una space opera intensa e drammatica, memorabile e tutta da vivere. E Sarah Kerrigan si conferma come uno dei più grandi personaggi di sempre.
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