HoloLens: per Wired il prototipo è “fantastico”

Ebbene, anche Microsoft è entrata in campo nell’arena dei visori, a fianco di Oculus Rift e Project Morpheus. Ma come funziona questa tecnologia dal sapore fantascientifico? A svelarcelo è il prestigioso magazine di tecnologia Wired, che ha avuto l’occasione di provare in esclusiva il device. Vi riportiamo quindi i passaggi salienti dell’hands-on. Innanzitutto, apprendiamo che il device è più solido rispetto a Google Glass, ma è meno ingombrante di Oculus Rift. Wired si sbilancia, definendo il prototipo “amazing”, fantastico.

Amplifica i poteri speciali che ha introdotto Kinect, usando una piccola frazione dell’energia. La telecamera di profondità ha un campo visivo che si estende per un’ampiezza di 120° gradi, molto più che l’originale Kinect, quindi può rilevare quello che stanno facendo le vostre mani anche quando sono quasi allungate al massimo. I sensori inondano il device con terabyte di data ogni secondo, il tutto gestito onboard da CPU, GPU e HPU (holographic processing unity) unica nel suo genere. Ciononostante, puntualizza Kipman (il creatore del device NdR) il computer non si riscalda sulla vostra testa, perché l’aria calda viene ventilata attraverso i lati. Sul lato destro, dei pulsanti permettono di aggiustare il volume e il contrasto dell’ologramma.

Wired afferma che il più grande risultato di HoloLens sono i suoi ologrammi realistici. Un po’ come avviene con Oculus Rift, anche HoloLens si basa su un inganno, un trucco che prende in giro il vostro cervello. Nella fattispecie, HoloLens fa credere all’utente che la luce sia materiale.

Per creare le immagini di Project HoloLens, le particelle di luce rimbalzano milioni di volte nel cosiddetto “light engine” del device. Quindi i fotoni entrano nelle due lenti degli occhiali, dove rimbalzano attraverso strati di vetro blu, verde e rosso, fino a che non raggiungono il retro del vostro occhio. “Quando la luce raggiunge l’esatto angolo”, spiega Kipman, “è lì che avviene tutta la magia”.

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Successivamente, la giornalista di Wired racconta le due esperienze hands-on che ha avuto con il device, che sono avvenute all’interno di setting appositamente attrezzati per funzionare in collaborazione con HoloLens. La prima delle esperienze ci fa intuire come HoloLens è pensato, tra le altre cose, per migliorare la nostra vita di tutti i giorni. Da persona priva di alcun senso pratico, devo dire che mi tornerebbe davvero utile. Sentite cosa dice:

Entro in un finto salotto, in cui dei cavi spuntano da un buco nel muro dove dovrebbe esserci un interruttore della luce. Gli strumenti sono sparpagliati sul mobile subito sotto. Kipman mi passa un prototipo di HoloLens e mi chiede di installare l’interruttore. Dopo aver indossato il visore, appare un elettricista sullo schermo che fluttua direttamente di fronte a me. Con un rapido gesto della mano sono in grado di ancorare lo schermo proprio a sinistra dei cavi. L’elettricista è capace di vedere esattamente quello che vede. Disegna un cerchio olografico attorno al tester del voltaggio sul mobile e mi spiega di usarlo per capire se i cavi sono connessi. Una volta stabilito che non lo sono, mi guida in tutto il processo di installare l’interruttore, aiutandomi con delle frecce olografiche e diagrammi di fronte a me. Cinque minuti dopo, attivo l’interruttore, e le luci del salotto si accendono.

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Da scenari quotidiani si passa poi a qualcosa di decisamente più avveniristico: Marte.

Un altro scenario mi fa atterrare su un panorama di Marte virtuale. Kipman l’ha sviluppato in stretta collaborazione con l’astrofisico della NASA Jeff Norris, che ha speso buona parte della prima metà del 2014 facendo avanti e indietro tra Seattle e la sua casa nel sud della California per aiutare a sviluppare lo scenario. Con un rapido gesto verso l’altro, passo dagli schermi del computer, che monitorano i progressi del rover Curiosity attraverso la superficie del pianeta, all’esperienza di essere sul pianeta. Il terreno è pietroso, arido, polveroso, e così realistico che appena faccio un passo, le mie gambe iniziano a trema. Non si fidano di quello che i miei occhi stanno mostrando loro me. Dietro di me, il rover svetta con i suoi 2 metri, il suo braccio di metallo che sporge dal corpo come un tentacolo. Il sole scintilla fortemente sul rover, creando delle ombre nere sul terreno tra le sue gambe.

La giornalista conclude dicendo che ha provato altre demo, e non c’è mai stato un passo falso. Certo, come puntualizza “c’è ancora molta strada da fare”, perché non si tratta di un device che sarà venduto per il prossimo Natale. L’interfaccia, basata su voce e gesti, e i controlli devono ancora funzionare a dovere, ma sembra che l’esperienza di Microsoft con il Kinect sia stata una prova generale per HoloLens. Il potenziale c’è, e innegabilmente questo è il tipo di tecnologia, che finora è stata possibile solo nei romanzi di fantascienza, fa sognare.