La reincarnazione di Shadow Warrior è in dirittura d’arrivo sugli schermi dei nostri PC ad ottobre di quest’anno, ed i fan sono già in fibrillazione. Quello che già era la riproposizione del vecchio titolo del 1997 sviluppato da 3D Realms aveva già convinto tutti circa tre anni fa, catapultati di nuovo in un universo grottesco tipico dell’immaginario cinematografico anni ’80/’90, quella sorta di reinterpretazione americana degli stereotipi giapponesi. Lo stesso filone a cui si rifà Mortal Kombat, per intenderci. Dato il buon successo raccolto dal reboot del 2013, per i polacchi di Flying Wild Hog, con il supporto della (nostra amata) Devolver Digital, è tempo di esibirsi con un seguito ufficiale, pompato oltre ogni misura. Più grande, più cattivo e più splatter. Ci abbiamo giocato per una ventina di minuti alla Gamescom 2016, queste le nostre impressioni.
Un nuovo mondo, anzi più di uno. L’alternarsi di diversi universi tra loro è un tragitto che Lo Wang, il protagonista già del primo capitolo, compirà spesso per svolgere le sue missioni da sporco mercenario qual è. La mappa di gioco è stavolta decisamente più grande rispetto al passato, si dirama in molteplici direzioni in cui muoversi liberamente, tutto il contrario della trama in “stile fumetto” del primo capitolo, divisa in capitoli molto lineari. Ora è quasi tutto randomico, con porzioni di mappa sempre diverse incastrate tra loro, a formare livelli sempre nuovi anche se con una struttura di base ben definita e standard. I demoni sono tornati, sempre sotto il comando della malefica Orochi Zilla, e bisogna che Wang sia più attrezzato che mai per fronteggiarli. Non c’è problema, tutti gli elementi che hanno fatto apprezzare il primo Shadow Warrior sono stati espansi esponenzialmente, compreso l’arsenale di armi di tutti i tipi. Ora abbiamo decine di bocche da fuoco in più e anche diversi tipi di lame, tutte potenziabili e modificabili tramite le diverse valute guadagnate portando a termine le missioni. Non solo le armi, anche le capacità fisiche del nostro alter ego migliorano grazie al doppio salto e alla facoltà di scalare in alto le superfici. I fan che conoscono lo stile della saga sanno cosa questo significa: un’azione ancor più spettacolare. Questo si è confermato nella nostra prova.
La partita si apre nell’hub centrale dove Lo Wang ritornerà spesso per rifornirsi prima di affrontare le missioni, assegnate dagli NPC che troveremo nella zona. Gli spazi sono decisamente più ampi, dite pure addio ai livelli a corridoio del primo capitolo che al massimo diventavano arene durante le Boss Fights, qui ci sono quadri molto larghi in cui esibirsi con le nuove abilità . Piuttosto che cercare di affrontare i nemici frontalmente, la dimensione di azione aumenta, magari spostandosi verso l’alto arrampicandosi sui tetti delle case e attaccandoli dall’alto o prendendoli di sorpresa alle spalle, sempre alla velocità tipica della serie. L’arma la scegliete voi, e stavolta sono ben settanta. La katana fa ora compagnia a tanti tipi di lame dalle capacità uniche, adatte al caso a seconda della situazione di difficoltà . Tra lame corte e dischi di metallo da tiro, dovremo pensare bene a cosa scegliere e anche quando lasciar perdere, visto che ora possiamo recuperare i nostri strumenti offensivi dai corpi di nemici abbattuti, un tipico sistema di loot. Ne ho provate diverse, anche in dual wielding, comprese tanti tipi di bocche da fuoco, e mi è sembrato che ognuna conservasse il suo “carattere” e il suo feeling unico, così come l’utilità in base ai nemici. Affettarli è sempre appagante.
La novità più grande però, è il multiplayer, fino a quattro giocatori. Sempre grazie agli spazi più grandi (nel primo capitolo sarebbe stato improponibile) è ora possibile affrontare in co-op con altri tre amici le missioni. Non sappiamo ancora come questo possa essere amalgamabile nel gioco finale e quanto funzionerà fluidamente e con meno confusione possibile, bisognerà testare a lungo. Ogni giocatore interpreterà sempre Lo Wang, ma lo vedremo in vesti diverse e distinguibili nella nostra partita (un giocatore fa da host agli altri tre).
Il potenziamento e la modifica delle armi resta fondamentale per proseguire nella story line di Shadow Warrior 2. Date le dimensioni maggiori della mappa di gioco è ora possibile tornare sui propri passi e ripulire più volte aree già giocate, per accumulare punti da spendere nell’upgrade. Molti giocatori hanno espresso il proprio disappunto per l’ingresso di questo “grinding” seppur non estremo, ma a mio giudizio potrebbe variare il tema del gameplay quel tanto necessario per portare ad un vero rinnovamento. Durante la prova siamo rimasti colpiti anche dalla nuova veste grafica e dalla varietà che porta in dote, confuso e felice tra effetti luminosi e metallici futuristici e fuochi e strutture in legno in stile giappone feudale, i tanti tipi di nemici in più e il modo in cui questi si decomponevano sotto i miei fendenti. Il taglio fumettistico devo ammettere che si nota meno, ma di sicuro non sfigura. Ultima ma non per importanza, torna la grandissima verve dei dialoghi tra i personaggi che incontreremo nell’incedere e ovviamente con lo spirito della vostra lama, tra giochi di parole e stronzaggine assicurata.
Ripulite il sangue dalle vostre spade, tra meno di due mesi Shadow Warrior 2 ci riporterà nell’occhio del ciclone demoniaco. In autunno su PC, nei primi mesi del 2017 su console.
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