WWE Immortals: La recensione di VMAG

Era il sogno di tutti noi, cresciuti negli anni ’80, vivere in un mondo in cui i supereroi sono all’ordine del giorno. E se perfino Kurt Russell (sì, Jena Plissken) ha indossato il mantello, vuol dire che non sempre tutti i sogni, una volta realizzati combaciano con la realtà che avremmo voluto!

Ecco, questo è esattamente quello che accade quando i vertici della World Wrestling Entertainment decidono di collaborare con i ragazzi di NetherRealm per creare un videogioco in cui i muscolosi lottatori si trasformano in eroi in calzamaglia. Bisogna ammettere che tirare in ballo la casa di sviluppo autrice delle ultime reincarnazioni di Mortal Kombat e del gradevole Injustice è stata una mossa intelligente, ma chissà se il risultato sarà altrettanto!

Metto subito in chiaro le cose dicendo che seguo regolarmente entrambi gli show delle WWE, Raw e SmackDown, e per questo mi permetto di dire che a livello estetico e di design dei personaggi è stato fatto un grandissimo lavoro. Gli artwork che fungono da intermezzo per gli scontri sono realizzati davvero bene e riescono a mescolare in modo realistico il carattere e l’estetica del lottatore con il nuovo personaggio creato ad hoc per WWE Immortals. Sì, ok, è tutto molto interessante, ma il problema è che questo titolo non è indirizzato unicamente ai fan della lotta libera, ma cerca di avvicinare anche quei videogiocatori (sopratutto non americani) che potrebbero essere incuriositi da uno sport che, di fatto, è una sorta di picchiaduro live, con tanto di turn heel e tradimenti all’ultimo secondo. Ma come ho detto all’inizio, non sempre un matrimonio che sembra perfetto sulla carta si traduce in una perfetta unione, ci vuole impegno, costanza e capacità, le buone idee, da sole non servono a nulla.

Se avessi poco spazio potrei concludere qui, dicendo che WWE è una buona idea sviluppata in modo appena sufficiente, ma dato che il tempo (e lo spazio) non ci manca, ritengo giusto raccontarvi quali sono gli elementi che mi hanno spinto a disinstallare Immortals poco dopo aver superato la quarta serie di incontri, che si conclude con un duello tra il tag team del giocatore e il boss Triple H, King of Kings.

Cominciamo col dire che a livello di gameplay WWE Immortals si propone di essere un beat’em up la cui struttura di base è quella di un card game. Niente di nuovo, ma sicuramente una trovata che si sposa bene con l’immediatezza dei giochi mobile. Così come il sistema di combattimento: semplici tap per un attacco leggero, linee direzionali per attacchi pesanti e combinazioni delle due per le mosse speciali. Ciascuna diversa per ogni personaggio. Un meccanismo estremamente semplice è anche quello che porta all’evoluzione del proprio team di personaggi. Gli scontri permettono di acquisire moneta che può essere spesa nello shop per acquistare nuovi partner oppure speciali card “talento” che permettono ai propri personaggi di ottenere nuovi poteri.

Ma si sa, i freemium game sono giochi studiati per essere semplici e gratificare i giocatori, ed è così che uno dei generi più tecnici di sempre dell’industria videoludica si trasforma in un forsennato stupro del touch pad. Nella più classico stile da newbie “Tu schiaccia tutto lo schiacciabile!” E sorprendentemente funziona, almeno fino a che non si raggiungono i livelli più avanzati (dalla terza serie di combattimenti in poi), in cui i boss hanno una quantità di punti vita tale per cui diventa necessario cominciare a potenziare il proprio tag team in modo significativo. E le strade sono due, comprare pacchetti di potenzialmente oppure ripetere i vecchi livelli fino alla noia. Ed è qui che la natura stessa del freemium game costringe il recensore di videogame a fermarsi e dire: sto recensendo un videogioco o una slotmachine?   

Un vero peccato perché questa spiacevole sensazione fa a botte con un gioco che di potenziale ne ha tanto, sicuramente più che tutte le omonime versioni 2K, più curate e seriose ma mancanti di quel briciolo di follia tipico del wrestling inteso come show televisivo.

Tutti i difetti che si riscontrano in WWE Immortals sono figli della sua natura freemium (cioè quella di spingere il giocatore a spendere soldi e in secondo luogo a divertirsi) e non c’entrano nulla con la struttura del titolo in sé. Il roster presenta pochissimi personaggi di cui alcuni in ben due versioni (come ad esempio Undertaker The Deadman e Undertaker Necromancer). Il livello di difficoltà è settato ai minimi storici: anche se stai fermo, nei primi livelli i nemici non attaccano, mai. Le ambientazioni sono poche e tutte simili tra di loro. Da punto di vista della varietà, quella offerta di base è ridotta all’osso, ed è un vero peccato perché il gameplay e il design di WWE Immortals sono veramente di grande qualità! Soprattutto se teniamo in considerazione il fatto che il titolo è un gioco limitato alla piattaforma mobile e che, nonostante le sue animazioni fluide, riesce a girare bene anche su un tab dotato di un quad-core da 1.6 Ghz e un solo giga e mezzo di RAM.

Non posso dire che WWE Immortals sia un gioco su cui il videogiocatore medio può sorvolare, anche perché di titoli con analoga qualità non ce ne sono molti su mobile, ma è anche vero che sicuramente avrei preferito spendere del denaro per acquistare il gioco completo. WWE Immortals merita quell’accortezza e quella varietà in più che nessun gioco freemium potrà mai avere. Un vero peccato.

Voi che ne pensate? Siete d’accordo? A questo punto andrebbe aperta una discussione sui freemium game secondo me…