Chi di voi da bambino, entrando in un Gamestop, ha erroneamente pensato che fosse la catena di videogiochi a creare i titoli? Sicuramente la maggior parte, salvo poi crescere e scoprire che Assassin’s Creed è prodotto da Ubisoft e Fifa da Electronic Arts. Da quell’errore giovanile sono passati magari svariati anni e, strano ma vero, Gamestop, sotto il nome GameTrust, è riuscita a pubblicare il suo primo titolo chiamato Song of the Deep, opera sviluppata da Insomniac Games. Ci siamo trovati a vestire i panni di Merryn, una ragazzina alla ricerca del padre perduto in mare. Tramite un sottomarino costruito apposta per l’occasione, scopriremo presto i segreti che l’oceano ha seppellito con il trascorrere degli anni. Per gli interessati, credo sia ora di rivelarvi se GameTrust e Insomniac Games sono riusciti a realizzare un titolo di spessore.
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Il nostro sottomarino, inizialmente povero di gadget, si è evoluto con il passare delle ore
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Dopo il filmato iniziale (La cui resa in inglese è accompagnata dai sottotitoli in italiano per consentire a una maggiore fetta di pubblico di comprendere l’opera), abbiamo subito iniziato a esplorare l’oceano, ricco di enigmi più o meno complicati da risolvere. Il nostro sottomarino, inizialmente povero di gadget, si è evoluto con il passare delle ore, sia tramite nuovi strumenti che il gioco ci ha donato per proseguire nella storia che con alcuni power up acquistati nel negozio tramite le monete raccolte, dove a servirci abbiamo trovato un granchio. In una manciata di ore siamo passati dall’utilizzare la sola pinza a poter variare il gameplay grazie al turbo del sottomarino e missili di vario genere: una volta sbloccati i relativi power-up infatti sarà possibile bloccare i nostri stessi missili con la pinza e rilanciarli nel momento più propizio per sbarazzarci di un nemico.
Una volta sbloccato un nuovo strumento ci siamo trovati spesso a tornare sui nostri passi per proseguire la storia, andandoci ad aprire nuovi varchi grazie a un determinato missile, sfruttando Merryn che potrà separarsi dal sottomarino per intrufolarsi in luoghi troppo stretti per il nostro mezzo di trasporto o al fine di risolvere alcuni enigmi in particolare. Per i più pigri non c’è da preoccuparsi, l’oceano è composto da comodi teletrasporti capaci di limitare le perdite di tempo, anche se inizialmente è sempre meglio esplorare le vecchie zone, così da ottenere monete per rinforzare i vostri strumenti. Se tutto ciò è sembrato interessante e coinvolgente, con il trascorrere delle ore tornare indietro nella mappa, affrontare sempre i soliti nemici e infine aprirci un nuovo varco è diventato stancante. Andando poi avanti nella storia ci siamo imbattuti in alcuni enigmi davvero fastidiosi, non solamente per la difficoltà nel risolverli, ma anche perché tutt’altro che intuitivi. Unendo ciò a un sistema di combattimento che offre pochi pattern d’attacco per sbarazzarci dei nemici, il ritmo di gioco si è andato a interrompere.
Tra fasi più o meno complicate, siamo riusciti a portare a termine il titolo non andando oltre le otto ore di gioco, lasciandoci dietro qualche potenziamento e un discreto numero di collezionabili. Purtroppo però, almeno sulla versione PlayStation 4 da noi testata, in qualche zona abbiamo riscontrato vari cali di frame, inoltre i caricamenti troppo lunghi e l’interruzione del gioco per salvare hanno contribuito a rallentare ulteriormente il ritmo di gioco, visti i tanti checkpoint presenti nella mappa.
Cosa ci ha colpito è stato il reparto sonoro, partendo dalla colonna sonora perfettamente realizzata e adatta alla situazione, senza lasciare da parte gli effetti replicati egregiamente. In sostanza, ci è sembrato veramente di trovarci nell’oceano, inoltre i vari colpi assestati ai nemici ci hanno ampiamente soddisfatto. Non dimentichiamo poi l’ottimo doppiaggio inglese già citato sopra, capace di coinvolgerci pienamente nelle vicende di Merryn durante la ricerca del padre perduto. Per quanto riguarda gli ambienti, Insomniac ha deciso di puntare sulla varietà , centrando pienamente l’obiettivo, visti gli scenari diversi, ma sempre godibili, che ci ha offerto durante le ore di gioco.
Per concludere, Song of the Deep è sicuramente un buon titolo capace di intrattenere il giocatore grazie a un’ottima ambientazione e, inizialmente, a enigmi interessanti. Purtroppo andando avanti, a causa di errori tecnici e di qualche rompicapo di troppo, l’interesse verso il gioco è calato, inoltre sono emersi i limiti dell’opera che magari, grazie solamente a un numero di nemici più vasto e meno enigmi in certe situazioni, poteva riscuotere più successo. Nonostante ciò, per gli amanti del genere Song of the Deep rimane un titolo da provare assolutamente, considerando che confidiamo in patch future per limare alcuni limiti tecnici emersi in fase di revisione.  Detto ciò, per chi ha intenzione di vestire i panni di Merryn, non ci resta che augurarvi buona immersione.