Ricordo ancora quando i giochi online irruppero sulla scena videoludica. È stato un momento emozionante, ogni nuovo titolo portava davvero qualcosa di nuovo al tavolo. Giocare un MMORPG era realmente un sogno che si avverava per tutti i giocatori che volevano condividere le proprie esperienze digitali: gli appassionati di RPG ad esempio non erano costretti ad inseguire i vari dungeon master per poter gioire del proprio hobby, dovevano semplicemente accendere il PC, lanciare il client di gioco e si trovano immersi in un mondo di giocatori pronti per affrontare nuove avventure.
Nonostante la tecnologia si sia evoluta, offrendo sempre nuove opzioni, i giochi online non sono riusciti a lasciare il nido venutosi a creare negli anni generando così una triste standardizzazione dell’intero settore. Pensate al cliché che accompagna la release di un nuovo MMO: “l’ennesimo WOW clone”. Questa affermazione purtroppo è tanto brutta quanto veritiera perché una moltitudine di RPG online sono usciti in serie e senza apportare nessuna miglioria, o almeno differenza, rispetto a quello che è considerato il re dei MMORPG.
Tutti questi cloni si sono semplicemente basati su una formula ben rodata che spinge il giocatore a scegliere una classe racchiusa all’interno della Santa Trinità DPS/Heal/Tank (con qualche piccola variazione nei giochi considerati ibridi) per poi farlo girare intorno alle aree disponibili grazie ad un sistema di quest hub che variano da livello a livello. Raggiunto l’agognato CAP level si passa ai Raid, ovvero una serie di Dungeon run che definire ripetitivo e quasi un complimento.
Alcuni giochi avevano  promesso un gameplay innovativo, ma il risultato finale non si è purtroppo discostato dalla formula standard. In moltissimi nutrivano  grandi speranze per The Elder Scrolls Online e WildStar, ma nonostante il calibro di questi lavori, la ricetta che è stata presenta era quella a cui i giocatori erano ampiamente abituati.
Uno dei risultati più preoccupanti dei tanti proclami di cambiamento, che in realtà non hanno cambiato nulla,  è stata quella di innescare una preoccupante tendenza al progressivo allontanamento del gioco di gruppo a favore di uno stile più solitario, quasi da single player. Titoli come Guild Wars 2 e Star Wars: The Old Republic, offrono addirittura la possibilità di esplorare i propri contenuti senza praticamente gruppare mai (o quasi) con gli altri giocatori. Incredibilmente sembra quasi che il gioco online stia rapidamente perdendo quella Massive che da sempre è stato il punto fermo dei MMO.
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma davvero gli sviluppatori non sono in grado di fare di meglio? In realtà esistono alcuni barlumi di speranza, fatti di intuizione e creatività . L’esempio più importante è Minecraft, ovvero un gioco che ha puntato tutto sulla libertà offerta ai giocatori. Il coraggio del creatore del cubettoso gioco è stato ricompensato dall’entusiastica, e remunerativa, risposta dell’utenza. Vista sotto questa punto di vista la soluzione per muovere l’intero genere massivo dalle sabbie mobili che lo tengono imprigionato sembra davvero a portata di mano: azzardare proponendo cose mai viste!
Non bisogna scordarsi però che dietro produzioni importanti ci sono sempre fondi faraonici e gli investitori che finanziano lo sviluppo del titolo sono sempre poco inclini a rischiare. Prima di passare per l’ennesimo censore che da contro i demoniaci publisher, attenti solo a spillare i soldi dai nostri portafogli mi sono fatto qualche domande ma, ad essere onesti le risposte non mi sono piaciute.
Se da un lato ci sono dei loschi figuri votati al Dio profitto dall’altro però ci sono schiere di giocatori che nonostante la voglia di cambiamento non sono inclini a cambiare. Prendete ad esempio The Secret World, l’ultimo MMO, in ordine temporale, dei nordici ragazzi di Funcom. L’idea alla base era interessante infatti il gioco oltre ad offrire un ambiente diverso e stimolate era condito di tante piccole chicche davvero insolite per il genere.
Il pubblico ha bocciato senza appello il gioco, vuoi per la grafica, vuoi per i bug presenti (che poi io ancora un MMO senza bug durante i primi mesi di vita non l’ho realmente mai giocato) bollandolo immediatamente, ed erroneamente come un fail cosmico. Con questo non sto dicendo che il titolo fosse perfetto, ma se Lord British in persona ( si,quello che ha coniato il termine MMORPG) aveva lodato il lavoro di Ragnar Tørnquist un motivo ci sarà pure stato. I giocatori invece sono passati come le locuste e hanno distrutto tutto senza lasciare all’idea alla base del progetto di svilupparsi per bene.
Tirando le somme sembra purtroppo che l’evoluzione degli MMO sia più una sorta di involuzione, forse spinta dalle Softco che non possono rischiare di fallire o forse spinta dagli appassionati troppo legati ai canoni che hanno creato questo standard. Questo andazzo sta trascinando i giochi massivi verso una direzione di estrema semplificazione che ricorda più il livello di sfida dei mobile game che non quello di un prodotto di nicchia pensato per veri appassionati. Allo stato attuale è davvero difficile vedere la strada che conduce alla risalita, se per di più ci mettiamo lo strapotere dei MOBA spinti da tornei con montepremi impressionanti…bhè la frittata è fatta.
Voi siete pessimisti come me oppure vedete un barlume di speranza? Parliamone!
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