Il tempo. Il pensiero di poter controllare il flusso stesso dell’esistenza è oggetto di studio e curiosità da tempo immemore, e sono numerosi i film, fumetti, serie TV e videogiochi che hanno trattato questo argomento nei modi più disparati. Restringendo l’area al solo mondo videoludico, anche il recente e acclamatissimo Life is Strange ha basato tutto su questa tematica creando una storia appassionante e toccante, ma limitando il potere della protagonista Maxine Caulfield al “solo” riavvolgere del tempo. Ma cosa accadrebbe se il tempo finisse e il mondo cadesse in una stasi perenne? E’ questo uno degli interrogativi che si pone Quantum Break, titolo presentato ormai quasi 3 anni fa come esclusiva di punta Xbox One e successivamente esteso anche al mondo PC. Questo ha creato non poche polemiche per i possessori della console Microsoft, ma ormai dovremmo essere tutti abbastanza maturi da capire come i videogiochi non siano una gara a chi ha le esclusive più belle per vantarsi con chi ha acquistato un’altra console (vincendo cosa poi?), ma anzi essere felici che più persone possibili possano godersi un’opera e vivere le emozioni che possono regalarci. E dopo aver passato le ultime due settimane in compagnia di Quantum Break non posso che sperare che davvero tutti possiate provare il gioco, perché fidatevi ne varrà la pena.

Ma partiamo dal principio. Naturalmente non rivelerò troppo della trama essendo il punto cardine di Quantum Break, e quello che leggerete ora sarà solo un breve riassunto di tutte le informazioni pubbliche già rivelate dagli sviluppatori, ma che almeno consentono di farsi un’idea di cosa stiamo parlando. Tutto inizia con il protagonista Jack Joyce che torna dopo sei anni nella città di Riverport per andare a trovare l’amico d’infanzia Paul Serene, il quale lo ha contattato dicendo di avere un macchinario che “rivoluzionerà per sempre il mondo”. Jack si reca quindi all’università per scoprire di cosa si tratta, e Paul rivela che la Monarch Solutions, azienda da lui fondata, è riuscita a costruire una macchina del tempo grazie alle ricerche di William Joyce, fratello di Jack. William tuttavia è convinto che utilizzare la macchina sia pericoloso, e cerca di impedirne l’attivazione quando vede Jack aiutare Paul durante la prima prova pratica. William aveva ragione e la macchina crea una “frattura nel tempo”, causando una esplosione di particelle di chronon, ovvero il “materiale” di cui è composto il tempo. L’esplosione colpisce in pieno Jack e Paul, donandogli la capacità di controllare il chronon e il tempo stesso. In tutto il mondo iniziano delle stasi sempre più frequenti e lunghe, e il compito di Jack sarà quello di impedire che la frattura provochi una stasi perenne. Questa è solo la punta dell’iceberg di una storia molto più complessa, profonda e appassionante, grazie anche alla presenza di diversi personaggi secondari che hanno un ruolo attivo nelle vicende, sia come aiutanti di Jack sia come antagonisti.

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“Dopo aver passato le ultime due settimane in compagnia di Quantum Break non posso che sperare che davvero tutti possiate provare il gioco, perché fidatevi ne varrà la pena”

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Restando in tema di trama, Quantum Break ha suscitato la curiosità di critica e pubblico proprio per il singolare modo di raccontare la storia. Il gioco è composto da 5 atti (ognuno ulteriormente diviso in capitoli), e alla fine di ogni atto dovremo fare delle scelte morali. Fin qui nulla di strano, giochi con sbocchi narrativi differenti non sono una novità, anche se in uno sparatutto in terza persona già è molto più raro. La vera particolarità è che una volta concluso l’atto e compiuto la scelta inizia un episodio di quella che può essere definita come una vera e propria serie TV, girata in live action con gli attori che hanno prestato volto e voce ai personaggi nel gioco. Vedremo quindi i protagonisti prendere letteralmente vita nei corpi degli attori Shawn Ashmore (Jack Joyce), Aidan Gillen (Paul Serene), Amelia Rose Blair (Amy Ferrero) e tanti altri. Il cast inoltre presenta alcuni volti noti, ad esempio Shawn Ashmore è stato l’Uomo Ghiaccio in tutta la saga cinematografica degli X-Men, Aidan Gillen è Petyr Baelish in Game Of Thrones mentre Amelia Rose Blair era Willa Burrell nella serie televisiva True Blood. Questi episodi della durata di circa 22/25 minuti l’uno sono una parte fondamentale dell’esperienza, infatti oltre a collegare i vari atti forniscono informazioni indispensabili per capire la trama, inoltre non sfigurerebbero minimamente di fronte ad una normale serie televisiva. Il mio timore all’annuncio di questa caratteristica era che i filmati non fossero altro che lunghi dialoghi live action che andavano a sostituire le normali cutscenes, invece la regia, la recitazione e soprattutto le scene d’azione hanno tenuto vivo l’interesse per tutta la loro durata.

Come già accennato inoltre prima di ogni episodio saremo chiamati ad effettuare una scelta, e una volta compiuta si avranno ripercussioni sia nel gioco che sulla serie, con scene e situazioni che possono cambiare completamente decidendo anche il destino di alcuni personaggi. Per apprezzare al meglio la storia consiglio quindi di finire il gioco almeno due volte compiendo scelte opposte (ogni run dura circa 8/10 ore a seconda della difficoltà e di quanto esplorate l’ambiente), ma le varie combinazioni rendono l’esperienza varia per ogni giocatore garantendo inoltre un’ottima rigiocabilità, anche perché la prima volta molte cose potrebbero sfuggire facendo risultare la trama piuttosto confusa e caotica… cosa piuttosto normale quando si parla di viaggi nel tempo, con linee temporali che si sovrappongono, doppioni di momenti diversi che si incontrano e simili. Io per primo ho apprezzato molto di più il gioco durante la seconda partita, e se la prima volta sono rimasto affascinato ma con qualche dubbio la seconda volta (complice anche le scelte diverse che hanno rivelato alcuni retroscena da una prospettiva diversa) mi hanno totalmente convinto della bravura di Remedy nel costruire delle storie, ma il loro talento era già emerso con Max Payne e Alan Wake. Consiglio inoltre di prestare particolare attenzione ai diari vocali (Metal Gear Solid V docet) e ai collezionabili sparsi per i livelli, non sono difficili da trovare e contengono numerosi informazioni che rendono molto più comprensibili alcune situazioni e approfondiscono di molto il mondo di gioco e i personaggi. Parlando di personaggi, tenete d’occhio Martin Hatch… non posso entrare troppo nei dettagli senza spoilerare, ma è un personaggio che, specialmente se si leggono le sue email e fascicoli, è molto più profondo, interessante e soprattutto misterioso di quello che può sembrare. Personalmente mi piacerebbe un DLC o un episodio extra della serie TV dedicato a lui, credo ci sia molto che Remedy non ci abbia voluto dire sulle sue “abilità”.

Passando al gameplay, Quantum Break è un classico sparatutto in terza persona con coperture automatiche quando ci si avvicina ad un riparo, ma sono i poteri temporali a rendere unica l’esperienza di gioco. Man mano che si prosegue per i livelli si sbloccano nuovi poteri, e raccogliendo i frammenti di chronon si possono potenziare le abilità sbloccate. Il controllo del chronon permette a Jack di sfruttarlo ad esempio per creare bolle temporali dove bloccare i nemici, e sparando alla bolla i proiettili si accumulano colpendo violentemente il nemico quando il tempo riprende a scorrere normalmente, oppure far esplodere la sfera come se fosse una granata. Gli altri poteri permettono a Jack di effettuare brevi “teletrasporti”, eseguire scatti temporali per schivare i proiettili e mettere K.O. i nemici con attacchi corpo a corpo, creare uno scudo per deviare i colpi oppure eseguire una scansione dell’area per rilevare avversari o oggetti di interesse nell’area in maniera simile all’Occhio dell’Aquila visto in Assassin’s Creed. Ogni potere ha un periodo di cooldown che ne impedisce l’uso ripetuto, per cui bisogna sempre usarli con attenzione, anche se il recupero piuttosto veloce rende rari i momenti in cui si è completamente senza poteri. Queste abilità inoltre non si rivelano utili solo nelle sparatorie, ma anche per risolvere alcuni piccoli enigmi ambientali o scoprire alcuni indizi osservando degli “echi” di momenti passati. Quantum Break mescola quindi sezioni di azione, ragionamento, esplorazione e trama con le numerose cutscenes ed episodi della serie TV, creando quindi un ritmo più lento rispetto alla media degli sparatutto tradizionali. Se volete un’avventura con il tasso di adrenalina sempre alle stelle quindi siete avvisati, Quantum Break vuole essere molto di più a costo di perdere qualche punto sul ritmo generale. Le sparatorie sono comunque interessanti e tattiche, soprattutto grazie alle diverse tipologie di nemici che richiedono approcci diversi. Contro i normali soldati potremo sbizzarrici come meglio crediamo, ma quando iniziamo ad affrontare nemici corazzati, cecchini e fucilieri le cose iniziano a farsi più complicate. Alcuni nemici inoltre sono dotati di particolari tute che gli permettono di muoversi anche all’interno delle stasi e teletrasportarsi in maniera simile a quella di Jack, oppure hanno dei soppressori di chronon che ci impediscono di usare i poteri finché non vengono distrutti.

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“Se volete un’avventura con il tasso di adrenalina sempre alle stelle quindi siete avvisati, Quantum Break vuole essere molto di più a costo di perdere qualche punto sul ritmo generale”

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Dal punto di vista tecnico Quantum Break è semplicemente spettacolare. In questi giorni abbiamo visto diverse polemiche dovute al fatto che il gioco non giri a 1080p nativi e “soli” 30 fps, ma citando le parole di Remedy:

“L’uscita a 1080p di Quantum Break è una ricostruzione temporale ricavata da quattro frame a 720p e 4xMSAA. Questa tecnica garantisce un’elevata qualità dei pixel combinata agli effetti e alle ombre complesse, permettendoci di raggiungere un aspetto cinematografico”

Ora non ho nessuna intenzione di entrare in termini tecnici e spiegare cosa vuol dire, perché semplicemente lo trovo inutile. Il gioco non sarà a 1080p nativi e ok, ma sfido chiunque a guardare il gioco e non rimanere a bocca aperta. Il motion capture in particolare ha reso i modelli poligonali dei protagonisti identici alla loro controparte reale, con espressioni facciali veramente credibili che rendono quasi difficile distinguere i volti digitali dagli attori. Anche gli ambienti sono ben realizzati e dettagliati, con una fisica in tempo reale e una buona distruttibilità degli scenari che influenzano anche il gameplay: rimanere fissi dietro un riparo è inutile, sia perché l’intelligenza artificiale cerca sempre di accerchiarci o costringerci a uscire allo scoperto con delle granate, sia perché spesso le coperture cedono sotto il fuoco nemico lasciandoci scoperti. Dovremo quindi muoverci spesso, e una volta conclusa la sparatoria potremo ammirare la distruzione intorno a noi e contare ogni singolo proiettile che ha colpito muri o oggetti. Il meglio avviene tuttavia con l’attivazione dei poteri o durante le stasi, con effetti particellari, luci e distorsioni temporali che rendono la scena veramente surreale, così come gli oggetti e i corpi sospesi a mezz’aria e bloccati nel tempo. Non mancano tuttavia alcuni difetti, come ad esempio alcune texture che si caricano in leggero ritardo lasciando visibili quelle in bassa risoluzione per pochi secondi, e anche i capelli (in partcolare quelli di Beth) risultano leggermente “plasticosi”, ma in generale non ci si può assolutamente lamentare del comparto tecnico. Anche il doppiaggio italiano e la localizzazione sono  promossi, peccato solo per alcuni problemi di sincronia con i sottotitoli nel caso vogliate giocare in lingua originale, perché durante la serie TV spesso erano con troppo anticipo… anche se probabilmente sono problemi che verranno risolti con la già annunciata patch del day one.

In conclusione, Quantum Break è un gioco che andrebbe assolutamente provato, per cui che abbiate una Xbox One o un PC che soddisfi i requisiti consigliati dovreste comprarlo senza indugio. La trama appassionate, la rigiocabilità e le meccaniche di manipolazione temporale rendono lo sparatutto di Remedy uno dei titoli migliori usciti negli ultimi anni, confermando come la software house, nonostante spesso prolunghi i tempi dei suoi progetti, riesca sempre a portare prodotti di qualità.