UFC 2 : la recensione di VMAG

Il brand della UFC, l’Ultimate Fighting Championship, è in crescita in tutto il mondo e anche in Italia ultimamente se ne sente più parlare grazie alla rete e alle figure di campioni caratteristici come Jon Jones e Conor McGregor. Nel mondo dei videogiochi il marchio ha conosciuto un passato decisamente positivo sotto la gestione della ormai defunta THQ, publisher che aveva dato vita alla serie Undisputed. Evidentemente non abbastanza positivo da salvare la compagnia, lasciando così la licenza nelle mani di EA Sports, lesta nell’accaparrarsela per sfruttarla con l’esperienza di successo maturata negli anni con la serie Fight Night, dedicata al pugilato. Due anni fa il primo tentativo, riuscito però solo a metà. Oggi ci risiamo con l’inevitabile seguito, sviluppato sempre da EA Canada. Riuscirà a mandarci KO… dal divertimento?

L’ormai vecchio episodio aveva mostrato da subito la chiara direzione di EA Canada di voler proporre un gameplay che ricalcasse in pieno l’estrema tecnicità della disciplina della arti marziali miste, tramite un sistema molto votato alla simulazione e alla gestione oculata del tempismo dell’azione. Di button mashing in UFC ce n’era giustamente davvero poco e chi ne abusava finiva presto al tappeto. Rimasi contento della scelta, quasi rispettosa verso questa tipologia di combattimento, ma era evidente che tutto fosse ancora agli inizi e mancasse più di qualcosa per rendere il gioco completo e pienamente appagante. Era auspicabile che questa seconda iterazione proseguisse su questa strada per portarci un gameplay ancora più profondo eliminando i difetti e aumentando le scelte per il giocatore. Evidentemente, come leggerete a breve, gli sviluppatori non la pensavano allo stesso modo, visto che si sono concentrati maggiormente su altri aspetti, soprattutto su uno.

Nonostante quanto successo agli atleti finiti in copertina quest’anno, il loro aspetto rimane uno dei punti più forti del gioco. Il motore grafico Ignite, applicato nel vecchio capitolo a quanto di buono c’era già in Fight Night, fa la sua bella figura anche stavolta. La modellazione degli atleti nelle loro proporzioni è ciò che ne ha beneficiato maggiormente, insieme ad una qualità delle texture della pelle, degli accessori e di elementi dinamici come il sangue. Anche le animazioni, che avevano dato vita a episodi assolutamente ridicoli due anni fa, sono state perfezionate, rese più fluide e realistiche, e danno una sensazione di colpi più duri e sentiti quando vanno a segno. I volti e le espressioni dei combattenti lo confermano e risultano estremamente realistiche mostrando, coadiuvate dall’ottima telecamera iper dinamica, tutte le emozioni (e i dolori) di un duro match di MMA. Il salto, sia chiaro, non è di grandissimo impatto e non lascerà sconvolti chi ha già giocato UFC, ma è innegabile che vedere McGregor, Rampage Jackson e colleghi così ben realizzati e riconoscibili è un piacere per gli occhi. Continua a non esserlo per le orecchie invece, nonostante la solita ottima selezione di brani per la soundratck dei menu fatta da EA (difficile avere dubbi su questo), quando si scende nell’ottagono i suoni che accompagnano i colpi, la telecronaca ufficiale e tutto il contesto non destano stupore e non contribuiscono a divertire di più. Mi aspettavo un miglioramento nelle voci a bordo ring e nella varietà dei commentatori, elemento di spicco nell’UFC trasmessa in tv, ma il livello è rimasto quello piuttosto basso dell’episodio precedente.

Non c’è dubbio che l’MMA sia lo sport di combattimento più complesso in circolazione. La possibilità di usare tutti gli stili conosciuti unita alla scarsa presenza di regole a limitare i colpi, rende ogni scontro durissimo e da affrontare con grande tecnica e analisi. EA Canada è riuscita a riproporlo in UFC grazie a un sistema di combattimento molto legato alla resistenza e alla scelta di come colpire, riuscendo a trasmettere ad un neofita quanta pratica sia necessaria prima di gettarsi a testa bassa verso l’avversario. Tutto questo non è stato stravolto, non ce n’era davvero bisogno in fin dei conti, le poche modifiche riguardano la fase difensiva che ora vede due tasti differenti relegati rispettivamente alle parate al viso e al corpo, al contrario del singolo dorsale, e lo spostamento del colpo più duro ad LB /L1, alterando anche la presa sul Joypad da parte del giocatore. Una volta abituato ai nuovi controlli non ho trovato particolari miglioramenti rispetto alla vecchia versione, anzi ho fatto maggiore fatica nei passaggi rapidi per variare tra colpi forti alti e bassi con la mano sinistra. I miglioramenti si notano invece nell’interfaccia che ci indica con più segnali visivi cosa fare per reagire nei diversi ambiti del combattimento, sia in piedi che a terra. Peccato però che alcune interazioni fondamentali, come le parate in clinch e nei takedown siano ora particolarme lente ed inefficaci, a tutto vantaggio di chi attacca, il che le rende abusabili contro un’IA di basso livello e soprattutto Online contro altri giocatori reali, sicuramente frustrati in questi casi.

Guardando tutte le modalità disponibili in UFC 2 ce n’è una che spicca su tutte, molto anticipata dagli sviluppatori e ormai marchio di fabbrica e cavallo di battaglia delle produzioni EA: Ultimate Team. Ebbene si, anche nel regno di pugni, calci e strangolamenti fa ingresso la modalità con le carte da gioco tanto amata negli altri sport digitali. EA ha scelto un modo piuttosto insolito quanto originale di riformulare UT per il combattimento, non inserendo le carte del grande roster disponibile, bensì lasciando al giocatore la possibilità di creare da zero una squadra di 5 lottatori nel modo che si preferisce, anche come categoria di peso, per cercare di portare ognuno al livello più alto possibile. Quando saremo offline la nostra squadra potrà essere sfidata, controllata dall’IA, da altri giocatori reali negli scontri singoli. In caso di vittoria i nostri porteranno nelle nostre casse monete sonanti al nostro nuovo ingresso in gioco, utili per comprare nuovi pacchetti di carte. Senza lottatori reali da spacchettare, queste serviranno invece ad assegnare nuove mosse e tipologie di allenamento ai combattenti da noi creati, rendendoli più forti a seconda della rarità della carta. Quelle più difficili da trovare regalano infatti le mosse più devastanti e gli allenamenti più performanti. Di sicuro questa versione di Ultimate Team applicata all’UFC è una base, decisamente forte, gettata da EA Canada per essere sviluppata in futuro, con ottime possibilità di crescita e miglioramento, anche se rischia molto di essere rifiutata dai giocatori che si aspettavano di creare un roster con i veri gladiatori del circuito professionistico, magari con la possibilità di differenziarli in versioni ancora più rare e forti, come i calciatori “Blu” o “Neri” nel più tradizionale Fifa UT. Dipenderà quindi molto dai vostri gusti e dall’approccio che preferite. A mio parere la modalità è solida e sicuramente tra le più longeve del gioco.

Nota sicuramente più dolente quando passiamo a parlare della modalità Carriera. Scalare la classifica dei lottatori più forti del globo era tra gli obiettivi principali del primo capitolo di UFC, e non aveva deluso grazie ad una buona varietà nell’offerta. Purtroppo ci siamo ritrovati, con sgomento, ad una evoluzione monca di molte componenti in UFC 2. Si inizia con il passo giusto, con una personalizzazione del nostro lottatore decisamente migliorata, molto più ricca e libera soprattutto nella modellazione del viso: ho provato a caricare e modellare la mia GameFace (che EA si ostina a non voler aggiornare ad una nuova versione ormai da 3 anni) e con pochi accorgimenti sono arrivato ad avere un lottatore quasi uguale a me stesso, ottenendo una sensazione di estrema immersione. Ancora un po’ rigide le opzioni per il fisico, capigliature e accessori, sufficientemente numerose, mentre ora i tatuaggi possono essere piazzati, riposizionati e ridimensionati ovunque sul corpo. Sarebbe stato bello se avessimo potuto caricare immagini personalizzate (vedi NBA 2K16). Alcuni dubbi si palesano nella scelta di affidare all’IA la crescita dei parametri delle abilità, senza più dare a noi la scelta di distribuire i punti a fine combattimento, utili solo ad acquistare nuove mosse. La nota dolente arriva una volta che la carriera inizia per davvero: piuttosto che dare maggior carattere a tutta la modalità facendoci vivere i diversi e molteplici aspetti della dura vita del lottatore, siamo tornati a dover “solamente” combattere nell’ottagono per scalare le posizioni e arrivare alla vetta cercando di vincere il più possibile prima dell’obbligatorio ritiro. Niente più sponsor da convincere, niente accessori bonus, qualcosa da guadagnare in più oltre all’avanzamento in classifica, nessun dramma da risolvere fuori dal ring, si va avanti allenandosi per il prossimo incontro, cercando di vincerlo e ripetendo il ciclo. Con l’allenamento simulabile, si può ottenere anche un vantaggio importante, che può facilitare le cose.

Dopo aver analizzato tutta l’offerta di UFC 2 la mia opinione è che gran parte dello sviluppo si sia concentrato sulla modalità Ultimate Team gettando ottime basi per il futuro, trascurando gli altri aspetti e non facendo quel grande passo in avanti che era auspicabile. Il gameplay ha ancora grandissimi margini di miglioramento e necessita di ottimizzazione per renderlo tecnico e simulativo al punto giusto anche nell’online, dove si perde ancora nella solita “brawl” di colpi esagerati, mentre le modalità oltre UT restano troppo poco longeve e povere di varietà. Tuttavia il titolo resta una base realmente solida con cui divertirsi nelle arti marziali miste, giocando con il vostro campione o uno dei tantissimi lottatori professionisti tra tutte le categorie di peso presenti, donne comprese, in una simulazione comunque degna di questo nome. UFC 2 vince ai punti, al prossimo incontro vogliamo una vittoria per KO.