I publisher volevano dei maschi come protagonisti di Life Is Strange

Torniamo (purtroppo) a parlare di un argomento abbastanza scottante, ovvero il GamerGate. Ormai dovreste già sapere di cosa si tratta, ma nel caso abbiate vissuto in una caverna negli ultimi mesi sappiate che si tratta di uno scandalo mediatico, che ha sollevato il dibattito (per non dire “guerra”) sulla presenza di personaggi femminili all’interno dei videogiochi, accusando l’industria di essere eccessivamente maschilista.

Sono stati veramente tanti gli episodi controversi che hanno acceso più di qualche animo, e questo è solo l’ultimo di una lunga lista. Infatti nel recente videodiario di Life Is Strange (avventura grafica ad episodi in arrivo il 30 gennaio) il co-fondatore di Dontnod Jean-Maxime “J-Max” Moris ha rivelato alcuni spiacevoli retroscena sulla pubblicazione del gioco: “Square Enix è stata l’unica che non ci ha chiesto di cambiare praticamente nulla. Abbiamo presentato Life Is Strange a diversi publisher prima di loro, ma molti ci avevano detto che avrebbero pubblicato il gioco solo se si cambiavano i protagonisti in maschi”.

Ma perché effettuare un cambiamento così drastico? La risposta in realtà è molto semplice: Life Is Strange è un titolo che basa tutto sull’empatia che si crea tra giocatore e protagonista, così che l’utente si senta completamente immerso nella storia e provi diverse emozioni forti. Esattamente come avviene nei titoli Telltale per intenderci. Il pubblico maschile tuttavia rappresenta ancora la maggioranza dei videogiocatori, per cui potrebbe non rispecchiarsi in un protagonista femmina, andando a minare così l’esperienza di gioco… e quindi le vendite. Una marea di idiozie se posso dire la mia.

L’esempio più eclatante di quanto questa teoria sia errata è la seconda stagione di The Walking Dead di Telltale, dove la protagonista è una BAMBINA: secondo il ragionamento descritto sopra praticamente nessuno si sarebbe dovuto immedesimare nella piccola Clementine, eppure il gioco è uno dei più apprezzati degli ultimi tempi, nonché uno di quelli più emozionanti in circolazione. Certo, qualcuno magari potrà davvero avere più difficoltà ad essere coinvolto nel gioco nei panni di una bambina, ma quando si ha una storia solida ed una caratterizzazione di alto livello il sesso o l’età del protagonista diventano l’ultimo dei problemi. E questo i publisher sembra che non lo vogliano capire, continuando ad avanzare richieste assurde come quella rivolta agli sviluppatori di Life Is Strange.

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Cari publisher, prendete invece esempio da Square Enix (che già avevamo elogiato per la nuova Cid di Final Fantasy XV) e incoraggiate chi cerca di proporre qualcosa di nuovo e diverso dal solito, e per favore abbandonate questa mentalità medievale. Spero vivamente che Life Is Strange abbia un grande successo (e da quello che si è visto finora sembra averne le carte in regola), così che possiate rodervi il fegato al pensiero di aver buttato l’occasione di fare soldi solo perché non volevate dei protagonisti femmine.