Gravity Rush Remastered: la recensione di VMAG

Non è facile fare la recensione di Gravity Rush. Potrebbe concludersi molto in fretta dato che il gioco è “bello bello in modo assurdo” (cit. necessaria a Zoolander). Potrei dirvi di andare ad acquistarlo seduta stante, stando certo che se mai mi incontrerete lungo il cammino della vita, prima o poi mi ringrazierete per avervelo consigliato. Partiamo però dal principio…Era il lontano 2012 quando Sony Computer Entertainment lanciò Gravity Rush, sviluppato da Project Siren, per PlayStation Vita, conosciuto nel Paese del Sol levante con il titolo di Gravity Daze, nato dalla mente di Keiichiro Toyama (ideatore del primo Silent Hill e di Forbidden Siren). Con queste premesse il titolo doveva essere una killer application per PlayStation Vita, tant’è vero che la Sony decise anche di inserire Kat, la protagonista del gioco, come DLC per il suo PlayStation All-Stars Battle Royale, titolo uscito l’anno successivo, con il quale la Sony ha provato ad emulare il successo ottenuto dalla serie Smash Bros.  di Nintendo; inserendo quindi in esso tutte le sue mascotte più famose, da Parappa a Kratos, passando per sir Daniel Fortesque, ma anche con un posto per la neonata Kat. Questa piccola premessa è solo per farvi capire quanto Sony Computer Entertainment puntava e punti ancora, giustamente, sul titolo tanto che durante il Tokio Games Show 2015 ha deciso di annunciare dapprima il sequel su PlayStation 4, in uscita nel 2016, e naturalmente la remastered del prequel. Ebbene sì, Gravity Rush Remastered, come ovviamente suggerisce anche il titolo, è l’ennesima remastered uscita su PlayStation 4, ad opera sempre della BluePoint,  ormai habituè dei porting di casa Sony su console di nuova generazione.

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Ed ecco a voi Kat, la protagonista di Gravity Rush, assieme al suo gatto Dusty

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Anche se può sembrare all’inizio una trama semplice, non fatevi ingannare, è molto articolata e ci troveremo molto spesso ad interrogarci su quesiti filosofici.

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Dopo questa presentazione vi starete sicuramente chiedendo cosa effettivamente renda Gravity Rush un gioco eccellente. La risposta è molto semplice, ovvero tutto. Vi sembrerà sicuramente che si stia esagerando, ed infatti qualche difetto ce l’ha ma, come vedremo più avanti, sono imperfezioni non legate al titolo in sé. Come accennato prima la protagonista di Gravity Rush è Kat, giovane ragazza bionda, che si risveglia in un luogo sconosciuto, senza memoria e con accanto una massa di quelle che sembrano stelle, dalla figura felina. All’inizio mal voluta dalla popolazione del posto in quanto Shifter, ovvero una persona in grado di poter manipolare a piacimento la forza di gravità, diventerà pian piano sempre più importante per i cittadini e per Hekseville, il nome della città in cui si svolgeranno le avventure in Gravity Rush, che Kat ha giurato di proteggere dalla minaccia dei Nevi, creature che infestano e appaiono senza motivo per la città, scatenando il panico tra la popolazione. Gravity Rush è un gioco action open-world, in cui ci troveremo a combattere i Nevi, ma in cui dovremo anche capire come mai Kat si trova lì, chi è soprattutto perchè spariscono parti della citttà. Anche se può sembrare all’inizio una trama semplice, non fatevi ingannare, è molto articolata e ci troveremo molto spesso ad interrogarci su quesiti filosofici.

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Ecco un esempio di game design fatto bene, quando vi perderete a causa dell’alterazione della gravità e non avete più punti di riferimento, basterà guardare i capelii e la sciarpa di Kat per capire la forza gravitazione del mondo di gioco in che direzione si applica. Geniale!

La particolarità di Kat e Dusty, nome che la ragazza affiderà al gatto, è quella di poter manipolare a piacimento la forza di gravità, rompendo dunque i tre principi della dinamica, che regolano il mondo di gioco. Kat con i suoi poteri è dunque in grado di effettuare accelerazioni gravitazionali in qualsiasi direzione, nonostante il mondo attorno a lei segua, come detto prima, le normali Leggi di Newton. Può creare infatti campi di stasi al cui interno può inglobare oggetti e\o persone da trasportare insieme a lei, che possono anche essere lanciati. Ma i suoi poteri non si limitano solo a questo, infatti potremo anche sferrare dei calci gravitazionali, insieme a tre attacchi speciali che verranno sbloccati proseguendo con la storia, oltre ad avere anche una scivolata che ci terrà ben incollati con i piedi per terra, con la quale potremmo tuttavia muoverci in maniera molto veloce, soprattutto su pareti\strade verticali\orizzontali, tenendo sempre a mente la direzione della spinta gravitazionale. I potenziamenti di Kat girano intorno alle gemme che raccoglieremo durante l’esplorazione della città, inserendo di conseguenza anche una connotazione di gioco di ruolo al titolo che male non fa. Tuttavia per sfruttare appieno i poteri di Kat, dovremo portare a termine le missioni principali, dato che i level cap delle statistiche saranno legati alla fama, che aumenterà ogni volta che porteremo a compimento delle determinate missioni.

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Kat a mezz’aria che ha il piano controllo della gravità intorno a lei, il cerchio blu al centro dello schermo ci indica la direzione in cui avrà effetto l’accelerazione gravitazionale.

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Esplorare Hekseville è dannatamente divertente, grazie alla sensazione di libertà che si prova nel poter controllare la gravità a proprio piacimento e anche alla soundtrack del gioco, vero e proprio surplus esperienziale

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Quando Gravity Rush è uscito per PlayStation Vita nel 2012, i controlli di gioco erano particolari, dato che furono studiati ad hoc per esaltare la potenza hardware della console portatile di casa Sony. Potevamo muoverci sfruttando i controlli del touch screen e del giroscopio integrato, andando così a ricreare un feeling unico tra gioco e console. Durante il porting su PlayStation 4 la BluePoint ha dovuto adattare questo sistema di controlli ad un joypad tradizionale, ma se volessimo ricreare in qualche modo l’esperienza di gioco tradizionale, nulla ci vieta di usare il touch pad della PlayStation 4 e il giroscopio integrato, con il quale possiamo anche muovere i manga che compongono le cutscene. La differenza grafica principale che salta all’occhio con il titolo uscito 4 anni per PlayStation Vita è naturalmente l’utilizzo dei 1080p e 60 fps, che rendono il gioco molto fluido e graficamente pulito, grazie ad un filtro anti-aliasing. Lo si nota soprattutto durante i repentini spostamenti che il sistema di gioco ci permette di effettuare, e che ci spinge a fare perché esplorare Hekseville è dannatamente divertente, grazie alla sensazione di libertà che si prova nel poter controllare la gravità a proprio piacimento e anche alla soundtrack del gioco, vero e proprio surplus esperienziale che, con brani scelti e realizzati con cura per ogni distretto di Hekseville, inducono in noi ancora di più la voglia di esplorare per poter ascoltare in loop la traccia in riproduzione, ad opera di Kohei Tanaka, già autore anche di molte ost di anime, come ad esempio opening e closing di Dragon Ball e Dragon Ball Z, insieme ad alcuni arrangiamenti. La colonna sonora bene si addice anche allo stile artistico del gioco, infatti Hekseville, nonostante sia ispirata a cittadine francesi, è disegnata con uno stile anime, con un pizzico di steampunk che rende il tutto coperto da un alone di mistero che proseguirà poi per tutto il gioco stesso.

Abbiamo parlato precedentemente di difetti, perché purtroppo Gravity Rush non è perfetto; ma le sue carenze sono dovute al fatto che è un titolo pensato, sviluppato, prodotto e distribuito per la PlayStation Vita. Infatti il difetto principale è la longevità, dato che in circa 6 ore di gioco si termina la campagna principale, e se proprio puntiamo al completismo più totale, con una decina di ore di gioco, riusciamo anche a terminare le poche missioni secondarie e le sfide, che fanno parte del contenuto aggiuntivo per PlayStation Vita, che è stato inserito di base nella remastered, che ci permettono di potenziare le abilità di Kat, grazie al gran numero di cristalli che ogni sfida ci darà come ricompensa. Ciò nonostante questo difetto di longevità, è nascosto egregiamente come detto in precedenza, dalla meccanica di gioco e alle musiche, che ci terranno letteralmente incollati nell’esplorare ogni anfratto di Hekseville, e non solo. Tuttavia a volte è capitato che il sistema di alterazione della gravità facesse un po’ i capricci insieme alla telecamera, a causa di geodata non perfetti, regalandoci a volte delle posizioni in cui non volevamo posizionare la nostra Kat, ma niente di così preoccupante. A questo si aggiunge inoltre l’amato\odiato sistema narrativo dei fumetti a mo’ di cutscene che non scorrono in automatico, ma che vanno avanti con la pressione del tasto X, che un po’ di volte ci hanno causato qualche problema, dato che molto spesso il feedback della pressione arrivava in ritardo ed in caso di discalie alla fine dei dialoghi all’interno della stessa scena, è capitato di saltarne alcune cruciali. Tuttavia niente di irrecuperabile grazie alla funzione galleria, al cui interno troviamo tutti i filmati del gioco e anche qualche immagine originale sul mondo e i personaggi di Gravity Rush.

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Classico esempio di cut scene a mo’ di manga, saranno anche immagini statiche, ma grazie ad un sapiente uso di effetti sonori, ci sembreranno molto più dinamiche

Gravity Rush Remastered insomma è un must-have, e che sicuramente vale la pena di essere acquistato, tutt’al più al prezzo di 29,99€, soprattutto perché rappresenta un’esclusiva che può essere messa tranquillamente sul piatto della bilancia per la scelta di una console rispetto ad un’altra, insieme a mostri sacri quali Uncharted o Halo, fiduciosi anche del seguito in uscita durante il 2016.

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