Nintendo dice addio al Brasile

Nel paese del Carnevale, del calcio e, a quanto pare, delle polemiche non c’è posto per Pikachu e Super Mario: a dirlo, questa volta, non è però un gruppo di fanatici sul web, ma Nintendo stessa, che ha segnato il game over sulla distribuzione dei suoi prodotti in Brasile. Perché? La risposta è da ricercare nelle spropositate tasse che gravano sui prodotti di elettronica di consumo, ritenute inaccettabili dal colosso di Kyoto.

Nintendo non ha tutti i torti. Basti pensare al costo delle singole console in Brasile: una PS4 si aggira sui 4.000 Real (circa 1.500 dollari) mentre una Xbox One sui 2.200 (poco più di 800 dollari). Una così importante differenza di prezzo è probabilmente legata alle tasse d’importazione, in quanto Microsoft possiede un impianto di produzione a Manaus, nel cuore della foresta amazzonica. Insomma, la vita del videogiocatore in Brasile non sembra affatto facile.

La Nintendo si è così espressa nel suo comunicato ufficiale:

“In risposta agli sviluppi in corso nel mercato brasiliano, Nintendo of America Inc. ha annunciato oggi modifiche alla distribuzione fisica dei propri prodotti in quel paese. A partire da gennaio 2015, Gaming do Brasil, una filiale interamente controllata da Juegos de Latinoamérica Video, non distribuirà più i prodotti Nintendo in Brasile. Gaming do Brasil ha distribuito prodotti Nintendo nel Paese negli ultimi quattro anni. Nonostante i cambiamenti in Brasile, Juegos de Video Latinoamérica continuerà ad essere il distributore di Nintendo per l’America Latina.

Il Brasile è un mercato importante per Nintendo, con molti appassionati, ma purtroppo le troppe difficoltà nel contesto economico locale hanno reso il nostro modello di distribuzione insostenibile nel Paese. Queste includono dazi elevati applicabili al settore, correlati alla nostra decisione di non attuare un processo di fabbricazione locale. Continueremo a monitorare l’evoluzione del contesto economico e valutare il modo migliore per servire i nostri fan brasiliani in futuro. “

Considerando anche che le vendite di Wii U sono state molto basse nonostante il suo prezzo più “economico” rispetto alle altre console (circa 700 dollari), ci sono abbastanza chiare le motivazioni della casa giapponese.

Non è da escludere poi che questa sia semplicemente una forma di protesta da parte di Nintendo nella speranza che il Brasile possa diventare, in un prossimo futuro, più aperto e disponibile nei confronti dei produttori di console. Continueremo a seguire la vicenda, intanto non ci resta che dimostrare tanta solidarietà per i giocatori brasiliani…