Dopo 14 anni lo Studio Ghibli colpisce ancora

Recenti studi hanno rilevato che gli italiani preferiscono i cani ai gatti. Sarà per questa attitudine, forse, che il tredicesimo capolavoro firmato Ghibli, La Ricompensa del Gatto, arriverà nelle sale italiane con un ritardo di ben quattordici anni? Il film che fatturò 50 milioni di dollari in madrepatria, realizzato nel lasso temporale che va tra La Città Incantata ed Il Castello Errante di Howl, finalmente troverà il suo spazio di mercato nelle cineteche italiane il 9 ed il 10 febbraio del corrente anno. Troppo poco tempo, a nostro avviso, per permettergli una diffusione accettabile, relegandolo per l’ennesima volta ad essere un prodotto godibile per un esiguo pubblico di nicchia. Il lungometraggio ha una durata di 70 minuti, è distribuito dalla Lucky Red ed il regista è Hiroyuki Morita; la protagonista della storia, che richiama vagamente Alice nel paese delle Meraviglie, è la dolcissima Haru, una ragazza in piena crisi adolescenziale che non riesce ad integrarsi nella realtà in cui vive. Dall’occasionale salvataggio di un gattino che rischiava di essere investito, entrerà in contatto con un mondo parallelo e magico popolato da gatti antropomorfi.

In questa immagine è evidente il raffronto con Alice nel paese delle meraviglie.
In questa immagine è evidente il raffronto con Alice nel paese delle meraviglie.

La vicenda si snoda sul tentativo del re dei gatti di trasformare la protagonista in un suo simile e darla in sposa a suo figlio, il gattino salvato dalla stessa all’inizio della storia. Su questa trama di base si inseriranno varie situazioni, spesso comiche, che renderanno la pellicola sempre più avvincente. La presenza di personaggi stravaganti come il corvo Toto, il gatto Barone ed il gattone Muta, aggiungono un tocco di leggerezza e di azione alle vicende di base; essi garantiranno alla protagonista di raggiungere una nuova e migliore consapevolezza di se stessa. Evidente è, a mio avviso, il richiamo al famoso balletto russo dello Schiaccianoci, dove una ragazza a contatto con il regno dei topi (anch’essi antropomorfi come i gatti di Haru), si sveglia da un sogno tormentato, non più nei panni di una bambina ma in quelli di una donna. L’opera è sicuramente servita come spunto per il capolavoro, firmato Bandai Namco e coadiuvato dallo steso Studio Ghibli, Ni No Kuni II: Revenant Kingdom. La Ricompensa del Gatto, pur risultando per alcuni elementi datato (tratto, grafica e localizzazione ridondante), mantiene lo standard di alto livello a cui la casa nipponica ci ha abituati, pertanto ne consigliamo spassionatamente la visione.