Prendete titoli come The Vanishing of Ethan Carter, con il loro mondo esplorabile e il loro intreccio narrativo basato su un’indagine, adesso uniteli ad alcuni concetti di Silent Hill, survival fortemente immersivi dove per sopravvivere vanno contate con parsimonia le risorse, il tutto buttato in un mondo ostile e imprevedibile. Questo è, ad una prima impressione, Kôna: Day One. Il gioco, cresciuto su Kickstarter e sviluppato dalla canadese Parabole, ha saputo offrire nella sua beta non solo alcune ore inverosibilmente coinvolgenti ma soprattutto degli spunti interessanti che, se curati bene nei prossimi episodi, potrebbero rendere il titolo memorabile. Siete pronti a tuffarvi nella gelida cittadina di Atamipek?
Anni ’70. Vi troverete seduti su una panchina, non lontani dalla cittadina canadese e, terminata una sigaretta, prenderete il controllo del personaggio che, tramite una voce, riuscirete pian piano a capire: “Carl Faubert, investigatore privato“; la superba narrazione (sia in inglese che in francese) sarà onniscente, descrivendo non solo gli avvenimenti che si paleseranno davanti al detective ma persino le sue riflessioni, un concetto che aiuterà il giocatore a ricevere preziosi consigli e ad immergersi totalmente nella cittadina innevata. Assunti dal magnate più influente del posto, William Hamilton, dovremo investigare sulla comunità locale Cree, accusata di aver rubato e vandalizzato la villa estiva del finanziere. Con la nostra fidata Chevrolet guideremo per kilometri, notando una macchina in contromano che, a folle, scomparirà presto nel nulla. Cosa sta succedendo? Una volta arrivati sul posto capiremo molte cose: troveremo una stazione della benzina vuota e in rovina. Tutti i cittadini sembrano infatti scomparsi e a noi non resta che fare quello che ci riesce meglio: investigare.
Una volta usciti avremo la libertà di girare per la splendida cittadina canadese e sarà proprio la costante bufera di neve a rappresentare il nostro primo ostacolo, il primo nemico per Carl. Con addosso una giacca leggera non potremo sfuggire a lungo dal gelo e l’unica arma che avremo a nostra disposizione sarà rappresentata dal calore. Ci saranno due modi per ottenerlo: trovando fonti esistenti o creandole da zero. Il sistema di crafting è infatti un punto su cui il titolo si affida molto, senza però eccedere nella ricerca continua di risorse. Il calore non risulta essere però solo una fonte di salvezza ma rappresenta anche il punto di salvataggio del giocatore. Come in un vecchio capitolo di Resident Evil, dovremo tener conto di questo fattore, magari accendendo il fuoco in luoghi più familiari e visibili. Gli oggetti, poi, saranno di ogni tipo: avremo una mappa, una polaroid, un diario, sigarette, birre, armi e altro, tutti elementi che sono situazionalmente utili ma che andranno scelti con cura in quanto lo spazio nel nostro inventario è limitato.
Il sistema di controllo ci aiuterà in questo senso: la possibilità di scegliere quattro pulsanti di scelta rapida non solo sarà conveniente per evitare che si sprechino decine di secondi per scegliere oggetti essenziali ma ci aiuterà anche in situazioni al cardiopalma. Vi è da segnalare che l’assenza di un HUD visibile o di un tutorial vero e proprio, non porta necessariamente alla frustrazione ma può culminare in alcuni momenti di confusione. La guida, invece, sarà piuttosto reattiva e prenderà buona parte del nostro tempo. Essendo un veicolo riscaldato si potrà utilizzare anche come luogo sicuro in cui trovare riparo in situazioni di emergenza senza avere, però, la possibilità di salvare. Una piccola chicca legata alla guida è lo spostamento automatico della visuale quando si va in retromarcia, con tanto di braccio sul sedile, scelta registica che fortifica ulteriormente il coinvolgimento che si può avere nel titolo.
In definitiva Kôna: Day One è un titolo da tenere d’occhio: un incipit curioso, un comparto grafico più che buono, un sonoro che riesce a fare il suo lavoro egregiamente, un’atmosfera che riesce a catapultare con violenza il giocatore e che riesce a regalare i suoi momenti di puro isolamento e turbamento, un sistema di controllo ben fatto, una grande cura per i dettagli e il supporto del VR. Se tutto dovesse andare a buon fine, Kôna potrebbe diventare quel titolo di cui sentiremo parlare in futuro, vicino a opere già entrate nella storia del videogioco come Dear Esther o Gone Home. Speriamo soltanto che la qualità del titolo rimarrà su questi livelli nel corso dello sviluppo.