Oceania 2 Recensione: un “nuovo mare” da esplorare

Oceania 2

Recentemente uscito nei cinema e già campione d’incassi con un botteghino che naviga spedito verso il miliardo di dollari, ed entrato di diritto nella storia del box office dei Classici targati Disney (questo è il 63° prodotto della prolifica e celebre casa) e non solo, Oceania 2 diretto da Dana Ledoux Miller, Jason Hand e David Derrick Jr., sequel del fortunato primo titolo del 2016, riparte dall’Oceano e dalla voglia di avventura fisiologicamente legata al viaggio dell’eroe e alla navigazione come strumento di conoscenza. Nato in origine come serie per la piattaforma Disney+ e mutato poi velocemente in film con tutti i crismi per il grande schermo, il sequel di Oceania ritrova la sua protagonista riccioluta e dagli occhi grandi Vaiana (Moana è il nome del film originale che in Italia è stato modificato per evitare scomodi rimandi), oramai cresciuta – e dunque in grado di prendere in mano le redini della sua terra – alle prese con una nuova avventura che la metterà di fronte a tante ulteriori sfide e la affiancherà a una combriccola di molti vecchi e nuovi amici, un po’ improvvisati nel ruolo di navigatori, ma sempre fidati e leali. E in questo secondo capitolo del franchise più musicalmente “oceanico” di sempre, ritroviamo la bellezza visiva di un mondo infinito fatto di acqua e possibilità legate al senso di scoperta e nuovi mari da esplorare e mondi da salvare, ma anche una serie di problematiche di un sequel che sembra un po’ scopiazzare le carte vincenti del predecessore senza centrare e trovare davvero una sua fiera anima narrativa.


Vaiana è cresciuta, mantenendo inalterata la sua voglia di avventura.

Oceania 2: alla ricerca del futuro!

Sono passati tre anni dalle avventure della piccola Vaiana nel primo Oceania, e da quello che – sostanzialmente – era un viaggio oltre la barriera corallina e le colonne d’ercole della propria infanzia verso la ricerca di sé stessi, della propria identità, e di un proprio posto nel mondo. Da una storia quindi votata principalmente al racconto di formazione, o coming of age che dir si voglia, passiamo in questo secondo capitolo all’avventura vera e propria dell’eroe, o monomito, con l’eroina che si fa carico di sfide e obiettivi ancora più grandi, tanto per estensione quanto per intensità, lanciandosi spedita verso il suo Futuro. La più matura Vaiana viene qui infatti reclutata dagli antenati esploratori – riaffiora il vecchio mantra della nonna “i Maori sono stati grandi marinai” – per veleggiare alla ricerca di altre terre da perlustrare e altri popoli da conoscere in mari, e luoghi, decisamente remoti, pure attraversati da antiche maledizioni.

Ad accompagnarla in questa nuova avventura ricca di entusiasmi e altrettante paure, ci saranno ancora una volta i fidati amici Heihei, un galletto problematico, e il simpatico maialino Pua, insieme al contadino Kele, e a Moni, copia sbiadita del vecchio compagno di viaggio oramai semidio Maui, icona del trasformismo e dei tatuaggi animati. A sostenere, o colorare, la sua spedizione, ci saranno poi a distanza anche la famiglia terrena (i genitori e la sorella minore Simea), quella “eterea” (l’angelo custode Nonna Tala, l’antenato Tautai Vasa, e il misterioso e molesto Matangi), e un inaspettato villain (?) tutto al femminile.

Oceania 2
Naturalmente, torna in squadra anche il semidio Maui.

Un viaggio personale e comunitario

Come spiega la regista Dana Ledoux Miller, coautrice anche della sceneggiatura, la storia di Oceania 2 è ispirata proprio alle comunità di queste isole. “Nel Pacifico ci sono vecchie storie di punti di incontro fra i navigatori provenienti da isole diverse”, afferma. “Ci siamo ispirati all’idea che le persone viaggiassero per trovarsi l’una con l’altra; abbiamo immaginato che, generazioni fa, molti canali dell’oceano conducessero a un’isola, permettendo ai navigatori di tutto l’oceano di incontrarsi per imparare l’uno dall’altro attraverso esperienze condivise. Ma molto prima dell’inizio della nostra storia, c’era un dio a cui non piaceva questo legame tra gli umani, e decise di far sprofondare quell’isola sul fondo dell’oceano, maledicendo il loro luogo di incontro e facendo sparire tutti quei canali”. L’isola di Vaiana, Motunui, e il suo popolo stanno prosperando, ma le isole che non hanno finito di crescere. Devono esserci altre persone al di là della loro isola e, quando ne ha effettivamente le prove, deve andare più lontano di quanto abbiano mai fatto i suoi antenati per trovare le risposte alle sue domande. Il primo film era incentrato su Vaiana che trovava la sua identità. Ma il suo è un viaggio senza fine: Vaiana deve ancora imparare molto su se stessa. Se il primo film parlava di riconnettersi con il proprio passato, questo film è incentrato su Vaiana e sul futuro del suo popolo.

Il successo del primo capitolo di Oceania, immerso nel mondo magico della Polinesia, delle sue acque, e della sua radicata tradizione di popolo avventuriero, è stato senza dubbio dovuto alla funzionale ri(creazione) in CGI di un immaginario splendido ed evocativo contaminato dall’acqua e dal senso forte di una natura ancora quasi-vergine, da una protagonista tenace nonché eroina moderna che a dispetto di tante principesse disneyane più canoniche rivendica a spron battuto una femminilità emancipata e volitiva spingendosi ben oltre i confini del seminato amoroso e dei “terreni” solitamente dedicati alle quote rosa, e da un ritmo acceso, scandito da musiche incalzanti e suadenti che segnavano ogni passo dell’eroina e della sua banda verso una nuova tappa della loro variopinta e suggestiva avventura. Tutti elementi che ritroviamo in Oceania 2, ma senza la stessa originale brillantezza, e che indugiano sul film fiaccandone a tratti anche la sua naturale capacità d’intrattenimento. Perché se gli elementi che hanno portato al successo l’immaginario di Oceania e che continuano anche adesso (lo testimoniano i sorprendenti incassi al botteghino) a portare schiere di famiglie al cinema, ci sono tutti, questi ricompaiono qui in una forma più sbiadita che, specie dal punto di vista narrativo, rende questo secondo atto nelle magiche terre di Polinesia meno trascinante e incisivo di quanto non fosse stato il suo predecessore.


Destinato infine al cinema, Oceania 2 (63° prodotto della prolifica e celebre casa Disney), diretto da Dana Ledoux Miller, Jason Hand e David Derrick Jr. (qui al suo esordio alla regia, dopo aver lavorato come story artist per il primo capitolo del franchise), è già campione d’incassi, anche se a questo sequel sembra comunque mancare un po’ di brio. A conti fatti, se la ventata di freschezza, condita d’Oceano e d’avventura di questo franchise persiste, è pur vero che qui non viaggia a gonfie vele, e la stessa saga di Oceania sembra voler navigare verso un nuovo probabile capitolo, che speriamo possa essere più compiuto e “risolutivo” di questo secondo atto (un po’ sospeso e sbrigativo), ma che vedremo in ogni caso dopo l’adattamento live action, già previsto in uscita per giugno 2025. 


 

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