GAMM

L’Editoriale di Metalmark – V mensile: Io, noi, GAMM

Dedichiamo una copertina a noi stessi, questa volta. Sì, alla luce del sole e senza alcuna paura, così convinti di volerlo fare da aver accettato di sacrificare la nostra puntuale periodicità. Vi spiego il perché.

Quando ho iniziato a lavorare nel settore era il 2000, e io avevo compiuto da poco 25 anni. Da un giorno all’altro mi trovai ad aver accantonato per sempre l’idea di fare l’avvocato penalista – Metalmark: Ace Attorney – per intraprendere la carriera del giornalismo specializzato, una strada che mi entusiasmò e lungo la quale mi gettai di corsa, senza mai pentirmene. Devo confessarvi, però, che già un paio d’anni dopo mi stavo ponendo alcune domande esistenziali: cosa starò facendo tra cinque anni? E tra dieci? Tra venti? Sarò ancora a una scrivania a scrivere la recensione dell’ennesimo sequel del titolo appena recensito ora? Intendiamoci: non era affatto un atto di snobismo o una sorta di insofferenza carrieristica. Nulla di più lontano dal vero! Fare il giornalista specializzato è a mio parere una professione bellissima, che non ha mai smesso di piacermi e che avrei agevolmente considerato l’attività della vita. Il punto era però constatare una serie di circostanze molto pragmatiche e contingenti, prime tra tutti il livello di sviluppo del settore dei videogiochi in Italia, la situazione editoriale del Paese e, di conseguenza, l’estrema precarietà e volatilità del mio posto di lavoro. Era in sostanza difficile immaginare una progressione normale a livello lavorativo, e persino una stabilità un minimo duratura. Cominciai dunque a pensare che avrei dovuto cercare di espandere il mio campo di interesse all’interno di quell’universo così meraviglioso e interessante che è quello del Gaming.

Per una serie di ragioni e in gran parte di casi fortuiti, mi trovai a sviluppare l’aspetto legato all’indagine sull’identità culturale del Videogioco. Il filone in questione mi ha sempre appassionato, pertanto cominciai a investire energie in attività legate a questo campo. A quanto pare, quella fu una scelta sensata, oserei dire provvidenziale.

Mentre i molti terremoti della mia esistenza sgretolavano le piattaforme sulle quali poggiavo i piedi, mi trovati a saltare, quasi avessi una salopette da idraulico ed ex carpentiere, verso nuove e inesplorate aree, più o meno ostili, più o meno accoglienti. Il lavoro, si sa, non è mai facile, tuttavia, con tanto impegno e sacrificio, riuscii a mettere a segno una serie di bei traguardi, di soddisfazioni personali che mi diedero ulteriore forza e voglia di fare. Com’è che si dice? Per aspera ad astra… e la meta determinante fu l’apertura, il 20 ottobre 2012, del primo e unico museo delle opere interattive in Italia, secondo in Europa: era VIGAMUS – The Game Museum of Rome, un piccolo, autentico miracolo, con tanta artigianalità, tanti limiti, ma tanta passione che, per 12 lunghi anni, ha accolto visitatori, segnato record e attivato connessioni in tutto il mondo.

Quest’anno, dopo uno sforzo immane e grazie al lavoro congiunto di uno straordinario gruppo di donne e uomini, il 30 novembre è nato GAMM Game Museum, che di Vigamus è la rivoluzione e che ho l’onore di dirigere e di aver pensato, ideato e progettato. GAMM è in un certo senso il Museo che avrei voluto realizzare sin da subito. Sarò sincero: per me è un sogno divenuto realtà, e una grande e nuova piattaforma per trasformare mille altre idee e progetti in oggetti concreti, reali. GAMM collega tutto, e con tutti vuole collaborare, ed è per questo che abbiamo dedicato a “lui” questo numero speciale. Senza conflitti di interessi, ma senza falsità o ipocrisie. Per noi, per voi, per tutti. Per il Videogioco.

Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 8 di V – il mensile di critica videoludica
V MENSILE
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