Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition Recensione: molto “Pocket”, meno “Crossing”

All’inizio erano solo esperimenti, tentativi di entrare nel mercato degli store per smartphone e allargare il bacino di utenti casual. Un Pokémon Go pubblicato a luglio 2016, e un Super Mario (Run) lanciato a settembre dello stesso anno, quest’ultimo in esclusiva per dispositivi mobili Apple. Il primo è diventato e resta un fenomeno mondiale incredibile, prendendo solo ispirazione dai titoli Pokémon e cambiando estetica, genere e meccaniche. Il secondo, invece, è un giochino delizioso e un’esperienza molto più legata a quella completa, che comprime su uno schermo verticale: la evoca con efficacia, ma non sarà mai la stessa cosa. Ecco: Animal Crossing Pocket Camp fin dal primo lancio in versione free to play con microtransazioni è così: una suggestione efficace, adattata per tempi, pubblico e supporti diversi, a tratti eccellente di cosa vuol dire giocare ad un vero Animal Crossing, ma comprensibilmente non uguale. E tale resta, nel bene e nel male, nella Complete Edition, caratterizzata da un acquisto una tantum di 9.99 euro per avere tutti i contenuti rilasciati nei sette anni in cui il titolo è stato online, ovviamente senza microtransazioni.

Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition Recensione
L’immagine di copertina del gioco è molto graziosa!

Animal Crossing Pocket Camp: le cicatrici delle microtransazioni

Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition fa tutto quel che faceva la sua versione con microtransazioni, ma senza. Fermo restando che anche prima il titolo Nintendo non era poi così dipendente dal “vil denaro”, non più di quanto non lo sia adesso Pokémon Pocket per intenderci. Semplicemente, rielaborava un concetto, l’attesa, che Animal Crossing ha già in nuce da sempre, aggiungendo all’equazione la possibilità di mitigarne l’impatto sul gameplay. Non c’è Animal Crossing che dia “tutto e subito”, anzi: parte del fascino di questa serie è proprio dovuto al suo essere quasi un “anti-gioco” che scardina le classiche routine e meccaniche videoludiche proponendone gli esatti opposti. Del tipo, nei survival è possibile craftare istantaneamente qualunque oggetto, magari anche in multipla copia? In Animal Crossing New Horizon dovete fabbricarli uno alla volta, usando ricette specifiche, materiali in numero esatto e ripetendo l’animazione di “crafting” ogni volta che volete una nuova copia di qualcosa. Non è un difetto, né una dimenticanza: è una feature, che sprona il giocatore a vivere con un ritmo diverso e più rilassato il suo tempo nel gioco. 

Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition Recensione
Il susseguirsi delle stagioni è ben rappresentato

Pocket Camp funziona in modo identico, e identiche sono le limitazioni imposte a ciascuna delle azioni di gioco. Solo che a differenza di New Horizon ecc., ciascuna delle  opzioni seguenti è accelerabile con valuta apposita. Acquistabile separatamente (prima) legata al numero di ore che si gioca e alle missioni che si completano (adesso). Craftare un nuovo mobile utile per abbellire il proprio campeggio richiede qualche minuto, ora o più. Allo stesso modo, anche far arrivare bastimenti carichi di oggetti esotici da isole lontane, sfruttando le conoscenze del caro e amabile gabbiano Gulliver, richiede materiali e tempo. Volete raccogliere frutta in quantità per regalarla agli isolani che inviterete nel vostro campeggio, per aumentare il vostro livello di amicizia con loro e scambiare quattro chiacchiere sul clima, farvi aiutare da loro nelle vostre mansioni, o altro? Per tutto ciò che abbiamo appena citato serve tempo: per far ricrescere la frutta sugli alberi dopo che la abbiamo raccolta, per guadagnare punti amicizia e far crescere l’intimità con i “villager”, per poterli mandare in missione e farvi aiutare nelle vostre “daily”, le missioni quotidiane affidate da… Fuffy! O Isabelle, che dir si voglia: l’amabile cagnolina che è ancora una volta al nostro fianco come aiutante e guida.

Comprensibilmente, non si poteva cambiare la struttura del gioco per intero, eliminando le microtransazioni e con esse riformando l’intero gameplay come se non fossero mai state presenti. Così, il lavoro di adattamento da free to play a “pagamento una tantum” è stato basilare, lasciando tutto come prima, ma consentendo ai giocatori di ottenere la valuta precedentemente acquistabile con soldi reali, in modo più semplice e continuativo attraverso strumenti ludici inclusi nel gioco. Non si può dire che non funzioni: specialmente nel corso delle prime ore di gioco veniamo sommersi di tutti i tipi possibili di valuta, collezionabile, biscotti della fortuna da aprire, abiti, mobili e missioni da svolgere. Tuttavia abbiamo avvertito come se anche rimuovendo le microtransazioni, queste avessero lasciato delle cicatrici nella struttura di Pocket Camp che, lo ripetiamo, non potevano essere rimosse, ma su cui si inciampa troppo spesso. 

L’esperienza è coloratissima: non avrebbe potuto essere altrimenti

Everything, everywhere, all at once!

A risentirne è il ritmo, continuamente arrestato da attese al di fuori da quella meccanica succitata e genuina del “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”. Minato dalla necessità, per avere alcuni oggetti, di ottenere valuta Rocciafoglia (quella un tempo legata alle microtransazioni) e usarla per comprare biscotti della fortuna stagionali. Che cioè non sono sempre ottenibili, ma solo in dati momenti, e contengono una serie di oggetti a tema, di cui alcuni molto rari. Vi ricorda qualcosa? Esatto: è un piccolo gatcha. Il quale oltre ad aggiungere strati ormai non più necessari al gameplay, obbliga il giocatore a star dietro a mille diverse valute: le Stelline, le Rocciafoglie, i biscotti della fortuna e altri ticket speciali, meno speciali o normali. A cui si sommano materiali per il crafting, il cibo da regalare ai villager per farli contenti, i mobili ecc.. Le stagioni che cambiano l’aspetto del campeggio, ma anche i vestiti e gli oggetti che possiamo trovare nei negozi o da Alpaca e Merino, il duo di costruttori che li crafterà per noi. Di nuovo, non stabili e statici per, diciamo, tutto l’inverno o la primavera, ma cangianti in base a piccoli, micro eventi (un tempo veri e propri banner gatcha, come già detto) a cui tocca star dietro per non perderseli. 

La FOMO è dietro l’angolo: la “Fear Of Missing Out”. Quella sensazione sgradevole di “restar senza” un oggetto decorativo che ci piace molto, un abito che starebbe perfettamente nel gioco di ruolo che molti vivono in Animal Crossing, trasformando la propria quotidianità per includere piccoli momenti di relax a parlare con villager e pescare, catturare insetti e piantare fiori. Tutte azioni che, di nuovo, sono possibili in Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition, ma rivestite dalla Fomo legata alla vecchia struttura di gioco, perdono molto del loro potenziale calmante. Aprendo oggi Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition si viene accerchiati di menù, missioni, valute, oggetti, personaggi, possibilità di gameplay e tanto altro, tutto, insieme e contemporaneamente. Un approccio legato alla necessità della versione free to play di dare tanto e tenere avvinti i giocatori da subito, con il pieno potenziale del titolo. Nonché, un effetto di “rigonfiamento” dei contenuti all’apertura dovuto al fatto che la Complete Edition contiene sette anni di aggiornamenti, e ce li riversa addosso tutti insieme. Cionondimeno, l’impatto è molto diverso da quello dei classici “Dōbutsu no Mori” che, invece, introducono tanto, tanto lentamente i giocatori a ogni funzione, sorpresa e modalità di interazione tra il loro avatar e il piccolo mondo fiabesco in cui vive. 

Sono passati ben 7 anni dal rilascio della prima versione… wow!

Pocket sa essere meglio di New Horizons?!

Nonostante questa consapevolezza, che per alcuni potrebbe non essere affatto un problema, ci sono momenti in cui abbiamo genuinamente pensato che Pocket Camp fosse addirittura meglio di un Animal Crossing tradizionale, e di New Horizons, persino. Nello specifico, sono alcune meccaniche legate alla quality of life ad averci impressionato positivamente, perché le riteniamo complementari con la filosofia lenta dell’esperienza, ma incredibilmente comode. La prima e principale è senza dubbio la gestione del mobilio nel campeggio, del tutto libera, come nel gioco, e che non distingue aree dove si può, da altre dove non si può disporre qualcosa.

Ma, probabilmente in virtù della ridotta dimensione del campeggio stesso (rispetto all’isola di Animal Crossing New Horizons) Pocket Camp ha una modalità apposita per ammobiliare: con tanto di griglia per posizionare gli oggetti esattamente dove vogliamo, senza tentativi infruttuosi. Nintendo, ti prego, metticela anche nel prossimo titolo regolare! Stesso discorso, ma con importanza ridotta, per la funzione di “aiutante” che possiamo attribuire a un villager a nostra scelta. Lui o lei dal momento della selezione ci seguiranno e potremo interagire per fargli/le svolgere piccole mansioni, come consegnare oggetti ad altri villager per conto nostro, e simili. Non è una funzione solo pratica, ma anche “immaginifica”: aumenta l’immersione nella fantasia dove viviamo e diventiamo amici dei nostri vicini, e fornisce loro un nuovo scopo. 


In definitiva, in Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition si può vivere un’esperienza molto vicina a quella dei tipici Dobutsu no Mori; catturare insetti e pesci, gestire uno spazio interamente personalizzabile con graziosi divani, tavolini, cucine, poltrone e via dicendo. Interagire con animaletti loquaci e dalle personalità uniche, far loro regali e riceverne, fare amicizia. Tuttavia, il gioco non ha un target specifico di persone per cui valere il prezzo del biglietto, anche se ora è una tantum non così elevata. Non basta essere fan di Animal Crossing da sempre, anzi: per le ragioni specificate sopra potrebbe quasi essere un motivo per starne alla larga, qualora vi piaccia l’esperienza per via della sua rilassatezza, se adorate godervi lo scorrere del tempo e sentirlo viaggiare placido tra una mansione e l’altra: senza limiti, missioni o obiettivi. D’altro canto, è sempre un piacere ascoltare la voce dei villager, rivedere volti familiari in un contesto mobile e ascoltare sound effect e colonne sonore storiche. Le quali per chi vi scrive, come per molti altri, hanno ormai un effetto guaritore quasi da sole, anche senza il gioco in sottofondo. Né è per forza vero che Pocket Camp sia un punto di accesso alla serie tradizionale valido, solo perché ne è una versione “semplificata”: passare da mobile a Switch, e viceversa è straniante. Tra pregi evidenti e difetti altrettanto notabili, insomma, Animal Crossing Pocket Camp Complete Edition è come minimo una distrazione in più che si può scaricare sul proprio cellulare e vivere alla buona senza puntare una sveglia come si fa di solito per fare le missioni giornaliere di altri titoli da smartphone. Con tutti i limiti del caso: possibilità di perdere oggetti quando il loro banner sparisce, meno Rocciafoglie accumulate se non si seguono le missioni, progressione del campeggio più lenta persino dei giochi tradizionali. 


 

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