Ironia? Autocritica? Voglia di creare hype per il futuro? Le possibili spiegazioni dietro le dichiarazioni recenti di Wojciech Piejko (director e producer) sono innumerevoli, ma tutte in qualche modo giustificate dalla storia dello studio di Cracovia. Il remake di Silent Hill 2 uscito a inizio ottobre 2024 su PC e PlayStation 5 (più avanti arriverà anche su Xbox Series), è stato percepito da molti come un vero e proprio miracolo: una specie di eventualità ‘against all-odds’ difficile da prevedere. È stato come in quei film-tv americani intrisi di buoni sentimenti dove l’underdog di turno diventa campione della scuola. Ora, dopo l’esultanza, alla corte di Piotr Babieno si pianifica già il futuro facendo una serie di promesse ai videogiocatori che poi però bisognerà anche mantenere.
Proprio Babieno diversi mesi fa, prima della pubblicazione di Layers of Fear (2023), aveva affermato che il suo studio stesse entrando in una seconda fase della sua esistenza. Se la prima è stata caratterizzata (lo vedremo brevemente dopo), da una serie piuttosto lunga di produzioni mediocri o al massimo ‘buone’, il team fondato nel 2008 aveva voglia di rivalsa e di rifarsi una reputazione. “Vogliamo diventare un punto di riferimento tra gli studi che producono survival horror”, aveva detto Babieno in quell’occasione.
Più inciampi che passi
I pronostici erano tutti contro, perché? Potremmo dire che Bloober non è certo nata sotto una buona stella ed è forse qui utile ripercorrere brevemente le principali tappe che hanno contraddistinto la storia dello studio.
Bloober nasce come sussidiaria di Nibris, altra realtà dello sviluppo dell’est Europa che era stato fondato nel 2006. Dopo un primo periodo da gregari, i componenti di Bloober decidono di intraprendere la carriera solista e dedicarsi allo sviluppo di giochi come realtà indipendente.
Il primo esperimento, Basement Crawl (un maze crawler uscito nel 2012) va tutto fuorché bene. Il gioco viene fuori chiaramente incompleto di feature e quei pochi che lo hanno giocato ne restituiscono un’opinione parecchio negativa. La storia non migliora con l’immediatamente successivo A-Men, puzzle platformer anonimo, dimenticabile e dimenticato.
Il percorso nel mondo horror, quello più congeniale alle velleità di Bloober, comincia solo nel 2016 con il primo vero grande progetto: Layers of Fear. Il gioco, pubblicato sotto etichetta Aspyr Media su quasi tutte le piattaforme, raccoglie opinioni medie: né troppo negative, né entusiaste. Un flop? Non proprio, ma della storia con protagonista il pittore tormentato si interessano – ancora – in relativamente pochi. Solo l’anno successivo c’è un primo vero guizzo che lascia sperare per il meglio. Alla componente horror, Bloober aggiunge le tinte sci-fi e pubblica (ancora con Aspyr), Observer. Grazie alle proprie atmosfere, Observer raccoglie subito il favore dei fan di pellicole sulla falsariga di Blade Runner. In tal senso aiuta l’ingaggio di Rutger Hauer (Roy Batty nel film del 1982).
I tre giochi successivi riportano lo studio coi piedi per terra: Blair Witch, Layers of Fear 2 e soprattutto The Medium dividono le opinioni di pubblico e critica. Ai pochi che hanno apprezzato le uscite si contrappongono i tantissimi che non ne hanno invece amato né le idee alla base né la realizzazione tecnica, giudicata appena al di sotto degli standard che ci si aspetterebbe da uno studio di medie dimensioni.
La prova più grande
Andiamo anche a Silent Hill 2 passando però prima da Konami. Nel 2022 (anno di annuncio del remake), il colosso giapponese è alle prese con una frattura apparentemente insanabile con la propria fanbase. Il dramma, lo ricordiamo bene, si è consumato tra il 2014 e il 2015. Il primo passo fu la cancellazione di Silent Hills, progetto inizialmente affidato a Hideo Kojima. Poi l’uscita monca di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain e il conseguente allontanamento proprio di Kojima (con tanto di patatrac mediatico durante i TGA del 2015) hanno fatto il resto. Secondo tanti, allora, affidare a un team con all’attivo più mediocrità che successi il remake di un mostro sacro ha rappresentato – aprioristicamente – l’ultimo chiodo sulla bara di Konami.
Una lenta risalita
Due anni dopo il gioco esce… e piace. Piace parecchio al pubblico mainstream e – cosa più importante – convince persino i detrattori della primissima ora, quasi tutti hardcore fan del titolo di Masashi Tsuboyama. Non perfetto, sia chiaro, ma bello abbastanza da poter pensare di considerare avviato il percorso di redenzione di Konami.
Da qui, forse, la dichiarazione di Piejko che ha ispirato questo articolo. Il dev di Bloober si è concesso una chiacchierata coi colleghi di GameSpot. “Fino a qualche anno fa è stata dura, non ci trovavamo in una situazione ideale” spiega nel tentativo di giustificare i numerosi inciampi riassunti prima. “Ce l’abbiamo fatta. Il team di Bloober ce l’ha fatta. Ora il morale è molto alto, e intendiamo mostrare cosa possiamo fare da soli, con le nostre idee. Con Silent Hill 2 Remake la squadra ha ricreato un gioco leggendario, ha reso possibile l’impossibile, ed è stata una strada difficile da percorrere visto tutto l’odio ricevuto su internet. La pressione era alta ma siamo riusciti a fare centro, e ora che lo spirito è molto alto stiamo lavorando su altre cose” conclude ancora Piejko che pure afferma sia ora cominciata una terza fase nella vita dello studio..
Tra le “altre cose” cui fa riferimento v’è certamente Cronos: The New Dawn. Annunciato da pochissimo, questo sarà il prossimo gioco (horror, e come te sbagli?) di Bloober Team. Le premesse (e le promesse) viste nel trailer sono molto buone. Bloober sarà in grado di tenere fede alla parola data? L’appuntamento con la risposta è fissato nel 2025.
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