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Visioni – V mensile: Gli schiavi del clic

Tutta la vicenda che circonda il lancio della nuova IP di Bloobler Team può essere usata come paradigma per una serie di fenomeni sia positivi, sia negativi che caratterizzano l’industria del videogioco. Dal punto di vista commerciale e produttivo, l’operazione del team polacco è un esempio classico di come il “mecenatismo” sia un meccanismo tutt’oggi estremamente pratico e funzionale. Chiaramente, non voglio paragonare Silent Hill 2 alla Cappella Sistina, né tantomeno Bloober Team a Michelangelo Buonarroti, ma c’è un che di ecclesiastico in Konami che affida una delle IP della sua trinità, formata da Silent Hill, Metal Gear e Castlevania, a un team non giapponese. E non parliamo dello sviluppo di un nuovo (discutibile) capitolo o di uno spin off, come è già successo in passato, bensì del rifacimento (completo e reale) di quello che, a tutti gli effetti, è l’episodio simbolo della saga, cioè Silent Hill 2. Bloober Team ha visto in questa proposta (all’epoca considerata folle dalla maggioranza) l’opportunità per liberarsi una volta e per tutte di quella nomea da sviluppatore di giochi horror mediocri, per poi dedicarsi anima e corpo ad un’opera personale, grazie ai proventi ottenuti grazie alla suddetto proposta. Cosa che, ad occhio e croce, direi essere stata confermata dall’annuncio a sorpresa di Cronos: The New Dawn. I tempi non mentono. È probabile che, a seguito della conferma per la “commissione” di Silent Hill 2, Bloober si sia affrettata ad avviare i lavori di Cronos che, di fatto, si sono svolti quasi in parallelo a quelli del fortunato remake. Oltretutto, la saggezza con cui ha maneggiato il Sacro Graal dell’horror videludico ha ha fatto si che, nel giro di un mese, Bloober Team passasse dall’essere il potenziale responsabile dello stupro sistematico di un pezzo della storia dei videogiochi, a “un team da tenere d’occhio”. 

E questo ci porta direttamente a quello che è il secondo dei fenomeni tipici della nostra industria; solo che questa volta siamo ben lontani da sane e positive logiche di sponsorizzazione, e ci orientiamo verso ben più discutibili tendenze della stampa specializzata a cambiare opinione a seconda di come tira il vento. Stando a molti colleghi, Silent Hill 2 Remake era un disastro annunciato: già dopo un paio di trailer era stato deciso che il titolo aveva una grafica arretrata, meccaniche di gioco fuori tempo massimo e variazioni dell’opera originale che avevano del sacrilego. Quando tutti sembrano prontissimi a bollarlo con voti che, nella migliore delle ipotesi, si sarebbero aggirati intorno al 7, ecco che Bloober smentisce tutti. Silent Hill 2 Remake è senza dubbio una delle migliori uscite di quest’anno, e ha dimostrato ancora una volta, come già avevano fatto Resident 2 Evil e Dead Space, che la parola “remake” non meriti necessariamente la demonizzazione di cui è vittima

Solo gli stupidi non cambiano idea, dice un adagio popolare, ma sono rimasta profondamente colpita dalla potenza del sacro fuoco della critica che ha spinto molti colleghi della stampa specializzata, nazionale e internazionale, a dargli 9 o 10. Gli stessi che probabilmente avrebbero bollato Cronos come l’ennesima boiata pseudo fantascientifica horror infarcita di maldestre citazioni, ora analizzano con solerzia ogni fotogramma della nuova IP alla ricerca di indizi e messaggi nascosti, nemmeno stessimo parlando di un trailer di Kojima. 

Per l’amor di Dio, sono la prima a dire che “solo gli stupidi non cambiano idea”, ma è altrettanto vero che perseverare nell’errore è diabolico. Non sarebbe male utilizzare un po’ di cautela, ed evitare di lanciare giudizi affrettati o, al contrario, celebrare un prodotto di cui di fatto non sappiamo nulla, alimentando così la macchina perversa dell’hype. La verità è che razionalità e cautela non regalano clic e alla fine, siamo tutti schiavi del clic. 

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