While We Wait Here Recensione: un viaggio introspettivo da fine del mondo

In alcune circostanze estremamente critiche, basta un istante, un evento inaspettato e sorprendente, per vedere le solide fondamenta di un’intera esistenza sgretolarsi, lasciando solo macerie. While We Wait Here di Bad Vices Games si addentra, in chiave intimista e romanzata, nel flusso di coscienza che accompagna eventi tanto radicali, esplorando con sensibilità temi complessi e disorientanti, che colpiscono l’animo e scuotono le certezze. Con una simile premessa, While We Wait Here assume le dimensioni di un’ennesimo esperimento da parte dello studio marchigiano Bad Vices Games, il quale è noto ai più per Ravenous Devils, ma che si sta progressivamente stagliando sulla scena videoludica per le sue opere anomale e a buon mercato, sfidando le convenzioni del settore per cercare di portare una ventata d’aria che possa allietare coloro che amano l’anomalo.

Il cast di personaggi si trova bloccato in un limbo che prende le sembianze di un diner. O di un diner che prende le sembianze di un limbo?

While We Wait Here è la fine del mondo

Con la sua ultima creazione, il team di sviluppo sceglie di esplorare una dimensione narrativa apparentemente semplice, che però si rivela fortemente influenzata dall’atteggiamento registico e visionario di artisti come David Lynch e Luis Buñuel. In altre parole, una trama che potrebbe sembrare lineare e persino didascalica si trasforma qui in un intricato labirinto surreale, dove le riflessioni si spingono verso territori introspettivi sulla natura del sé e sul complesso rapporto con l’altro.

La storia ruota intorno a Cliff e Nora, una coppia che gestisce un vecchio diner fatiscente, situato ai margini di una superstrada desolata e poco frequentata. Stanchi della monotonia e pronti a cambiare vita, i due si apprestano a salutare per l’ultima volta i loro clienti abituali e a chiudere definitivamente il locale. Tuttavia, ciò che sembrava una routine ordinaria assume presto sfumature inquietanti e quella che era la loro normalità si dissolve, lasciando spazio a un’atmosfera disturbante e inquieta. Mentre Cliff e Nora continuano a cucinare piatti e scambiare battute con i clienti, figure enigmatiche iniziano a comparire: esperti della scientifica si aggirano per il locale, scattando foto a macchie di sangue e cadaveri che sembrano comparsi dal nulla. Nel frattempo, all’esterno, grandini di fuoco e tornadi vermigli indicano che il mondo sta finendo.

Questa svolta improvvisa sorprende il giocatore, ma non i protagonisti, i quali sembrano invece accettare gli eventi con una consapevolezza che è a tratti inquietante, quasi fossero consapevoli di un qualcosa che non vogliono esplicitare al giocatore o, più verosimilmente, a sé stessi. È chiaro che nel diner è accaduto qualcosa di terribile e che la narrazione si configuri come un tentativo di elaborazione, una ricostruzione frammentata e caotica di pensieri e percezioni, un’allucinazione perversa di un trauma in attesa di essere metabolizzato. Questo inizio enigmatico rappresenta dunque un vero e proprio macguffin, un espediente narrativo che intriga e spinge il giocatore a decifrare il contesto e a svelare, passo dopo passo, il mistero che avvolge Cliff e Nora. L’opera di Bad Vices Games non si limita a proporre un racconto lineare, ma invita il giocatore a immergersi in un mondo onirico, dove i confini tra realtà e illusione si fanno labili e incerti, in un’esperienza che si rivela essere tanto visiva quanto emotiva, ponendo domande inaspettate sulla memoria e sulla percezione della realtà.

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Il reale lascia rapidamente spazio al surreale.

In economia, ma con stile

While We Wait Here non punta a stupire con una grafica sfarzosa, anzi: la sua estetica, rigida e a bassa definizione, richiama i modelli poligonali dei tempi della primissima PlayStation, conferendogli l’aspetto di una reliquia ormai dimenticata. Questa dimensione da “reperto archeologico” è probabilmente legata a un budget di produzione relativamente contenuto, tuttavia un’accurata operazione di design ha trasformato i limiti tecnici in un autentico punto di forza. La grafica, volutamente lontana dai canoni attuali, è disorientante, costringe il giocatore a una sorta di “sfasamento temporale” che ne ostacola la comprensione degli eventi quel tanto che basta a creare una palpabile sensazione di alienazione.

Il generale senso di inquietudine si riflette pienamente all’interno della trama, la quale abbraccia con una forza quasi brutale i temi e le atmosfere di un racconto fortemente cupo e denso di tensione. Il doppiaggio inglese, dal canto suo, riesce a sostenere con precisione l’interpretazione dei personaggi, dimostrandosi adeguato nelle linee di dialogo più sobrie e moderate; tuttavia, qualche debolezza emerge nei momenti più intensi, in cui il tono rimane pacato e fatica a trasmettere la stessa carica emotiva che invece sarebbe suggerita dalle immagini su schermo. Questo difetto diventa particolarmente evidente in occasione degli epiloghi, contesti dove il climax drammatico della vicenda viene mitigato da interpretazioni che, seppur coerenti, rischiano di risultare troppo spente per il contesto, smorzando così l’impatto emozionale di sequenze cruciali per la storia.

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Il mondo al di fuori del diner sembra in procinto di finire.

Gli intrighi e gli interessi di While We Wait Here

While We Wait Here non è un’esperienza adatta a tutti, un limite che è dovuto alle tematiche che tratta, ma anche alla sua durata esigua: l’intera trama si svolge in meno di due ore e la rigiocabilità complessiva risulta notevolmente limitata. Questo aspetto può avere connotazioni positive o negative a seconda del punto di vista adottato e deve quindi essere valutato sulla base della sensibilità personale di ogni singolo giocatore. Da un lato, si potrebbe desiderare una storia più complessa e articolata; dall’altro, è evidente che la durata scelta sia più che adeguata per narrare una vicenda che, se diluita, rischierebbe di perdere incisività o, addirittura, di risultare monotona e fiaccante.

Se è vero che l’opera di Bad Vices Games si distingue per scelte autoriali audaci, è altrettanto vero che il nucleo videoludico offre ben poco in termini di varietà. L’avventura si sviluppa in modo fortemente lineare, con rari momenti di libertà ridotti a scelte binarie dall’impatto contenuto. In effetti, While We Wait Here si presenta più come un’esperienza cinematografica interattiva dotata di estetica poligonale, piuttosto che come un videogame di stampo classico. Questo approccio “filmico”, d’altronde, si adatta perfettamente alla narrazione surreale che caratterizza le vicende di Cliff e Nora, le quali poggiano saldamente su effetti scenografici che sono stranianti, sfere immaginifiche che sono state evidentemente progettate per sovvertire le aspettative del giocatore.

L’universo introspettivo della storia non si limita infatti a esplorare i pensieri dei due protagonisti, bensì si estende anche alle esperienze dei clienti del diner, ognuno dei quali porta con sé segreti e traumi unici e specifici alla sua psiche. Questa apertura ha consentito agli sviluppatori di esplorare una varietà di eventi e ambientazioni tanto variegati e ricchi da rendere la scoperta delle diverse bizzarie presenti nel titolo un elemento di intrattenimento. Un intrattenimento che è spesso addirittura più coinvolgente della trama principale. La commistura di stimoli si traduce in un risultato finale dal forte potere immersivo, ma anche in un’opera che difficilmente è in grado di catturare il vasto pubblico in maniera trasversale. Come avvenuto per Mouthwashing, anche While We Wait Here riesce a soddisfare le oscure esigenze di una nicchia ben definita e consapevole, ma patendo il contrappasso di risultare potenzialmente indigesta al grande pubblico.


While We Wait Here si presenta come un esperimento indie dalle dimensioni contenute, ma di notevole intensità registica. La sua narrazione verte senza remore verso territori psichedelici, generando scenari che evocano un’allucinazione immersa nel trauma e sospinta da un desiderio di accettazione e profonda empatia. Sebbene l’analisi socio-psicologica proposta dagli autori non raggiunga un livello di particolare profondità, l’esperienza risulta comunque capace di intrattenere e coinvolgere emotivamente. Tuttavia, è bene sottolineare che alcuni potrebbero trovare quest’opera frustrante o di difficile digestione; pertanto, consigliamo vivamente a chiunque fosse interessato di esplorare il titolo attraverso la demo, la quale è reperibile gratuitamente. Quest’ultima riesce infatti a sintetizzare con efficacia l’atmosfera e il tono dell’intero gioco, offrendo un assaggio significativo delle sue peculiarità narrative e stilistiche.


 

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