Dragon Ball Daima First Look: ritorno al passato

Sarò sincero: credo che, onestamente, non ci sia un momento migliore per essere appassionati di Dragon Ball. Con il successo, ampiamente preannunciato, di Dragon Ball Sparking! Zero ormai inarrestabile a destare maggior curiosità, nonché tanto hype, è anche Dragon Ball Daima, nuova serie anime dal peso morale incalcolabile. Il nuovo progetto anime, su cui si è chiaramente puntato tanto, porta con sé sia il fardello di essere l’ultimo progetto in cui è stato direttamente coinvolto il maestro Toriyama sia tutte le difficoltà relative al gradimento del pubblico, diventato negli anni sempre più esigente, talvolta anche in modo pretestuoso. 

E, sempre per essere trasparenti, il mio punto di vista è parecchio particolare, perché mi piace pensare che sono un po’ nel mezzo. Sono stato un fan di vecchia data, di quelli veramente sfegatati del tipo che ho tentato (invano) di trasformarmi in SSJ o in un maestoso gorilla dagli occhi scarlatti, ma il mio amore per il brand si è affievolito parecchio, col passare degli anni. Tutto questo per raccontarvi che, si, probabilmente sono la persona perfetta per vivere e analizzare il progetto Daima e devo ammettere che, nonostante gli abnormi dubbi della vigilia, quello che ho visto non mi è dispiaciuto affatto. 

Dragon Ball Daima: la minaccia…demoniaca!

Non c’è niente da fare e lo voglio candidamente ammettere: la scelta di “resettare” in qualche modo tutto quel percorso moderno cui la perla di Toriyama si è sottoposta ha giocato un ruolo fondamentale nel percorso di apprezzamento che mi ha investito, in modi che in realtà non credevo possibili. Dragon Ball Daima, infatti, si ricollega sul piano narrativo alla Saga di Bu, dunque al blocco tematico conclusivo di Dragon Ball Z, andando così a “ignorare” tutto quanto si è detto e visto successivamente, in particolare con Super. Per come vengono esplicati gli eventi, per essere ancor più precisi, viene lasciato intendere che anche a livello temporale non ci sia poi tutto questa differenza, cosa che, sicuramente, può giocare un ruolo chiave in termini di effetto nostalgia, specialmente per chi si porta qualche annetto in più sulle spalle come il sottoscritto. Va di per sé che la struttura narrativa sembri intraprendere una strada piuttosto chiara, almeno per quel che concerne l’origine dei nuovi villain che, in realtà, erano già stati in qualche modo anticipati nelle ultime settimane. Dragon Ball Daima, infatti, introduce, da buon shonen, dei nemici nuovi di pacca, che a onor del vero mi hanno lasciato un po’ di perplessità nella fase iniziale, ma poi hanno finito col risultare ben più complessi e caratterizzati di quello che avrei creduto. 

Episodio introduttivo, ma da i ritmi dall’aura potentissima

Il primo episodio di Dragon Ball Daima mi è piaciuto tanto, anche come ritmi. La parte iniziale è, per forza di cose, meno accattivante e risulta un po’ più pesante a causa della scelta anche necessaria di fare aprire con un doveroso recap degli eventi, ma in realtà non risulta mai stucchevole e si lascia guardare con discreto interesse. Il piatto forte di questa prima portata è per forza di cose simboleggiato dai nuovi antagonisti e dalle loro motivazioni, che vengono lanciati nella mischia senza troppi giri di parole e senza filtri di sorta. Ciò dona alla serie un ritmo fondamentalmente spedito, al netto del fardello di dover per forza di cosa fare da apripista su quello che sembra essere un blocco narrativo ricco di dettagli da scoprire. Come vi spiegherò successivamente, questa prima puntata di Dragon Ball Daima è risultata una vera e propria epifania di rivelazioni e contenuti, un gigantesco boomerang di lore destinato a far parlare parecchio e che ho apprezzato veramente tanto. La scelta di partire subito a mille e di non trascinarsi dietro situazioni e soluzioni narrative di sorta l’ho trovata a dir poco vincente e posso dirvi, al netto della durata dell’episodio leggermente maggiore rispetto allo standard, che mi sono veramente divertito e sono arrivato ai titoli di coda senza quasi nemmeno accorgermene. Tutto questo senza contare l’importanza di alcuni passaggi che sono destinati a far parlare parecchio e anche discutere, data la loro importanza su tutto quello che riguarda l’universo di Dragon Ball (vedi Kibit e Shin, ma ne riparleremo) e che rendono questo Daima un vero e proprio spartiacque, al di là di ogni aspettativa.

Storia e cast molto promettenti

L’episodio introduttivo, che come vi ho già spiegato fa anche un po’ da recap degli eventi avvenuti proprio fino al culmine della Bu-Saga, è monopolizzato dalle figure di Gomah e Dagesu, due esseri che, per loro stessa ammissione, appartengono al mondo demoniaco. Queste figure si collegano direttamente a Darbula e ai Majin, con Gomah che si autoproclama subito il nuovo re dei demoni, dopo l’infausta sconfitta del guerriero dalle fattezze draconiche per mano di Majin Bu. L’episodio iniziale serve proprio a ufficializzare la nuova minaccia per i guerrieri Z, portata proprio da Gomah, che nel modo più infantile possibile vuole liberarsi della minaccia dei guerrieri che hanno sconfitto Darbula con grande facilità in modo preventivo. Il ruolo del nuovo cattivo, che ricorda molto il primo Pilaf per intenderci, è dunque ben delineato, mentre risulta decisamente più enigmatica la figura di Dagesu, che scopriamo essere il fratello minore di Shin, e di sua sorella maggiore, la Dr. Arinsu, la quale sembra nascondere più di un segreto e sembra essere potenzialmente molto più centrale di quanto sembri, proprio come il fratello. 

Devo ammetterlo: avevo molti dubbi sulla qualità e, soprattutto, sulla coerenza dello scheletro narrativo di Daima. Non lo nego, e forse anche per questo mi posso ritenere più soddisfatto che mai da questo primo episodio. Tralasciando infatti la scelta di separarsi drasticamente da Super, che potrebbe piacere come non piacere, la narrazione, per quanto in verità priva di picchi creativi clamorosi, mi ha dato delle buone sensazioni e sembra avere un ottimo potenziale su cui gettare delle basi solidissime. La scrittura di Daima ha regalato anche una figura che, per ora, vince a mani bassissime il premio di personaggio più enigmatico e potenzialmente interessante: Neva. Neva è un namecciano, è il creatore delle Sfere del Drago del regno Demoniaco (che sono tre e non sette, attenzione) e, soprattutto, è un pozzo senza sfondo di lore e nozioni anche importanti sul mondo di Dragon Ball. Proprio grazie a Neva si scopre che i namecciani sono in realtà dei demoni, un fattore da non sottovalutare, anche perché sovverte parecchie di quelle informazioni che abbiamo avuto in possesso fino a questo momento. Il potere di quest’ultimo, poi, sembra veramente esagerato e lo si capisce dagli effetti che ha sulle sfere del drago della Terra. Senza entrare troppo nei dettagli, è evidente che siamo di fronte a una figura che può rivelarsi ben più centrale e importante ai fini della narrazione. Tutto qui? Assolutamente no, perché c’è anche Glorio, una figura  in questo episodio più marginale ma che sembra invece nascondere più di un segreto, tant’è che il secondo episodio porta proprio il suo nome. Di questo, però, ne riparleremo a tempo debito. 

Una cannone spirituale di colori

Abbandonando l’analisi dei contenuti, almeno per ora, voglio – ovviamente – spendere due paroline anche per il comparto audiovisivo, che secondo me non è da sottovalutare. Dragon Ball Daima mi è sembrato erroneamente una marchettata gigantesca, ma in realtà si è rivelato un progetto foriero di un messaggio importante, una gigantesca e coloratissima lettera d’amore a tutti fan della serie e alla serie stessa. E questo lo si capisce non solo a livello di contenuti, che come vi ho già detto hanno un grande potenziale e, soprattutto, sembrano riuscire a collegarsi in maniera più decisa con i ritmi e lo stile dei tempi d’oro della saga, ma anche a livello estetico. Dragon Ball Daima è una vera e propria gioia per gli occhi, al netto di qualche piccola sbavatura. Sono rimasto sinceramente colpito dalla scelta di utilzzare uno stile di animazione un po’ “retrò” quasi come a voler valorizzare l’importanza di ricucire il gap temporali tra due archi narrativi così volutamente vicini ma, in realtà, tanto lontani. A questo si aggiunge un tratto morbido e mai violento, cosa che valorizza parecchio silhouette e dettagli sia dei nuovi sia dei vecchi personaggi, in un trionfo di dettagli che si abbattono sul piccolo schermo con decisione e passione. Non voglio ancora sbilanciarmi sul discorso relativo alle animazioni e alla spettacolarità generale della serie, anche perché ci sarebbe ancora poco da dire vista l’assenza quasi totale di scontri, ma quel poco che si è intravisto lascia ben sperare anche sotto questo aspetto. Quello che mi ha convinto di più è la scelta di donare alla serie una vena cromatica bella carica, accesissima. Dragon Ball Daima mi è sembrato ancor più colorato e spettacolare di quanto l’opera di Toriyama sia stata finora, e la scelta di dare al mondo demoniaco uno stile visivo così sgargiante e colorato è un plus da non sottovalutare, anche perché va in perfetta contraddizione creando la più classica delle dicotomie, un aspetto molto caro al compianto maestro e da sempre simbolo stesso dell’universo di Dragon Ball.

Il primo episodio di Dragon Ball Daima è sicuramente approvato. Tralasciando le distanze narrative prese con Super, che potrebbero piacere o meno, questo nuovo arco narrativo sembra avere tutte le carte in regola per poter convincere l’esigente platea affezionata al brand di Toriyama. Questi primi 25-26 minuti, chiaramente, non possono bastare per esprimere un giudizio, ma l’opinione che mi sono fatto, al momento, è assolutamente positiva, specialmente per quel che riguarda le potenzialità dei villain e dell’intelaiatura narrativa in senso assoluto.