Neva Recensione: il nuovo platform commovente degli sviluppatori di GRIS

Neva

Ci avevano già incantato una volta con GRIS, ed era il “lontano” 2018. Un platform a dir poco emozionante, che ha saputo conquistare il cuore di tantissimi giocatori in tutto il mondo. Ed è proprio con il compimento di un sogno e il raggiungimento di importanti traguardi di successo per GRIS che Nomada Studio lancia la sua nuova avventura, sempre in veste platform. Si chiama Neva, titolo concepito come una lettera d’amore che racconta l’emozionante storia di una ragazza e del suo legame con un lupo, mentre si imbarcano in un’avventura attraverso un mondo che si sta spegnendo rapidamente. Il mondo in cui è stata circoscritta questa nuova avventura è stato spesso descritta dal team di sviluppo stesso come “la versione di GRIS armata di spada”, dunque viene sottolineato fin dalle intenzioni del team un forte influenzamento proveniente dal titolo precedente, riprendendone lo stile artistico, la tipologia di gameplay e la colonna sonora d’autore, ma con l’aggiunta di ulteriori componenti, tra cui in primi il movimento avanzato e il combattimento, elementi evidentemente mancanti nell’altra esperienza videoludica. Le premesse sono buone? Altroché. Perché allora non tuffarci insieme alla scoperta di questo nuovo titolo? Lo abbiamo provato nella sua versione definitiva sulla console di casa Sony: vediamone insieme tutti i dettagli!

L’arte di GRIS si ritrova all’ennesima potenza in tutti i fondali di Neva, con disegni commoventi e narrazioni dalla carica emotiva notevole

Neva: una storia tristemente forte e commovente

Con due soli differenti livelli di difficoltà, Conrad Roser e Roger Mendoza ci introducono fin dalle primissime scene della sequenza animata iniziale in un mondo che vede la netta influenza di GRIS, a partire dal concept design della protagonista Alba, ma con toni molto più drammatici e intensi, che subito ci fanno comprendere come la caducità della vita e il lutto fortemente percepito fin nel profondo della propria anima siano due dei pilastri fondamentali dell’esistenza dell’uomo. Cominciamo la nostra storia nel primo di quattro capitoli, Estate, tutti dedicati alle quattro stagioni e immersi in un mondo tinteggiato da colori tenui e disegni quasi pastello, dai confini meglio definiti rispetto ai tratti ad acquerello di GRIS, ma dove permane comunque il concetto dello scorrimento orizzontale mentre esploriamo il mondo intorno a noi.

Interessante la presenza costante dell’uso dell’altoparlante del nostro controller per sentire la voce di Alba, che spesso canticchia o richiama Neva, il lupo fedele al suo fianco. Con i richiami che Alba farà verso il suo compagno di viaggio, quest’ultimo la raggiungerà ovunque andrà, anche se spesso saremo noi a dover essere guidati da Neva. Il piccolo lupo è rimasto orfano di madre quando una terribile minaccia si è propagata sulla terra, portando con sé morte e distruzione. Ora Alba è l’unico punto di riferimento per Neva, e viceversa, ma con la spada della ragazza gli ostacoli verranno tolti di mezzo e sarà possibile procedere lungo il nostro viaggio.

La dimensione del lutto e della paura sono ampiamente esplorate nel corso dell’avventura in Neva

Le quattro stagioni di Neva

In questo titolo, l’ambiente non è nelle mani del giocatore come in GRIS, ma è un essere in costante mutazione, qualcosa da temere e da cui bisogna proteggere chi è vulnerabile. Il mondo sta marcendo, in Neva, e dobbiamo essere pronti a fronteggiare questa situazione: il giocatore comincia in estate, poi passa all’autunno e all’inverno e più si raffredda l’ambiente più diventa ostile. Neva è un viaggio alla ricerca di una nuova casa, di una nuova dimensione, mentre ci approcciamo a un gameplay molto semplice, ma che ci immerge in un racconto intenso e dal gameplay ben costruito.

Neva ha come pilastro fondamentale un’atmosfera creata a regola d’arte, bilanciando uno stile grafico ispirato, dei momenti di combattimento intuitivo ed enigmi mai complessi, e nemmeno banali, oltre all’evocativa narrazione dove l’intera storia, dalla longevità non troppo lunga, è immersa. Quattro stagioni infatti non faticheranno troppo a svolgersi sul nostro schermo, e proprio in questi passaggi la storia vede una crescita e sviluppo dei suoi protagonisti, passando da un ruolo più passivo a uno sempre più attivo, tanto nell’esplorazione quanto nel combattimento. Per non parlare del livello artistico qui raggiunto, che unisce la tradizione stabilita da GRIS all’innovazione introdotta da Neva, creando un interessante ponte tra i due titoli e osservare non solo i fantastici panorami idilliaci e mozzafiato, che ci fanno rimpiangere amaramente la mancanza della modalità foto in un titolo come questo. Sono davvero tutti meritevoli di screenshot, per riempire la nostra galleria fotografica di immagini evocative e ricche di emozioni.

La corsa dei nostri eroi lungo il percorso sarà lunga e tortuosa, attraverso quattro stagioni artisticamente rappresentate con sensibilità ed emotività

Quanto manca alla perfezione?

Domanda lecita, considerando il suo predecessore di così ampia fama e altrettanto successo. Non è facile mantenere così alte le aspettative, soprattutto se gli stilemi di questo nuovo titolo riprendono quelli mostrati in GRIS. La scelta degli sviluppatori di includere il combattimento, se da un lato distingue Neva per questo aspetto, dall’altro porta con sé il grosso rischio della monotonia. Come Nomada Studio aveva proposto nel titolo precedente, anche qui torna l’assenza quasi totale di interfaccia giocatore, unita a un sistema di comandi molto minimale che rischia di appiattire questo aspetto del gameplay. Se la struttura di Neva è divisa in quattro capitoli, con leggeri salti temporali per vedere il lupo crescere, è proprio questo senso di progressione vissuto attraverso la crescita di Neva che ci fa percepire il compimento degli step. Grazie al lupo che diventa più grande, e anche più attivo in combattimento, avvertiamo l’incedere della narrazione, ma non sentiamo di star progredendo con Alba.

Pro e contro a fronte di questa scelta: si predilige la storia al focus sul gameplay, concentrandosi anche sulla rappresentazione artistica e visiva di quello che succede intorno a noi, ma con poca attenzione alla corposità del gameplay in fase di combattimento. Ad esempio, il secondo capitolo si chiude con una sezione di platforming a tempo, che ci ha ricordato altre esperienze come in Ori and the Blind Forest, senza raggiugere però lo stesso stato di tensione. A livello di ambientazioni ed esplorazione, i toni del rosso e del marrone fanno da tema principale, senza dimenticare la citazione alle architetture “belle e impossibili” di GRIS, mescolate al paesaggio più naturale e selvaggio di questo titolo. E per quanto abbiamo visto l’assenza di solidità e struttura nei combattimenti e nell’interfaccia di gioco, è interessante osservare come cambia il ruolo della lupa in battaglia, mentre che attacca in nemici volanti, paralizza per alcuni istanti i mini-boss e aiuta Alba in ogni situazione, rinforzando nuovamente il concetto di legame quasi genitoriale tra i due come uno dei principali fondamenti di questa storia. Per rispondere alla domanda dunque “Quanto manca alla perfezione?”, la risposta è non molto, ma nemmeno pochissimo.


L’esperienza in Neva è qualcosa di emozionante e duro al contempo. La verità nuda e cruda della caducità delle nostre vite si è propagata in ogni istante del gioco, con momenti di esplicita sofferenza e commozione. Il comparto artistico è ancora una volta impeccabile, più traballante invece l’innovazione del sistema di combattimento, decisamente povero a favore di un forte focus sulla narrazione. Anche il motore di gioco e le scelte stilistiche si sono mostrati ben riusciti e impeccabili nelle loro performance, le ultime forse strizzando un po’ troppo l’occhio al precedente titolo, GRIS. Un’esperienza decisamente breve, ma altrettanto intensa, con la via tracciata da GRIS che ha lasciato forse fin troppo il segno di un solco seguito pedissequamente da Neva. Mancata personalità in questo titolo? No, anzi, Nomada Studio fa il suo lavoro molto bene, ma si concentra in maniera talvolta esagerata su un sentimentalismo e un “bombardamento di emozioni” che mettono troppo in disparte alcuni dettagli tecnici ben poco approfonditi. Rimane comunque un’opera da scoprire, anche solo per lasciarsi fortemente commuovere da una narrazione fin troppo aderente alla realtà.


 

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