Star Wars Outlaws Recensione: le gioie di essere una canaglia spaziale

Star Wars Outlaws

Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana, i talentuosi sviluppatori di Massive Entertainment, sotto l’egida di Ubisoft, hanno ricevuto l’opportunità di dare vita a un nuovo capitolo videoludico ispirato a Guerre Stellari. Dopo anni in cui il destino di questo amato universo è stato legato in esclusiva a Electronic Arts, Star Wars Outlaws rappresenta una nuova speranza: quella di un futuro in cui la celebre space opera possa essere interpretata da menti creative e ambiziose, desiderose di offrire ai giocatori qualcosa che sia fresco e innovativo.

Pur non privo di imperfezioni, Star Wars Outlaws riesce a centrare pienamente questo specifico obiettivo, restituendo ai fan una visione affascinante di come Jedi e contrabbandieri possano tornare a popolare i loro mondi senza essere soggiogati ai dettami di una compagnia monopolista che in dieci anni di esclusività ha spesso deluso le aspettative. Come se non bastasse, il team di Massive Entertainment è anche riuscito a distanziarsi da alcuni degli aspetti più controversi e divisivi dell’era Disney di Star Wars, restaurando atmosfere e sensibilità che richiamano all’origine della saga.

Ubisoft Forward Star Wars Outlaws
Kay e Nyx rappresentano un duo affiatatissimo.

Star Wars Outlaws: la nostalgia colpisce ancora

Al primo impatto, Star Wars Outlaws riesce a colmare quel vuoto che ci accompagnava ormai dal lontano 2012, quando l’allora LucasArts aveva annunciato l’ambizioso progetto di Star Wars 1313. Nel gioco in questione, i gamer avrebbero potuto vestire i panni del cacciatore di taglie Boba Fett, veicolo espositivo che avrebbe permesso di dipanare l’oscuro e poco conosciuto sottobosco criminale della galassia di Guerre Stellari. La protagonista di Star Wars Outlaws, Kay Vess, non è una cacciatrice di taglie nel senso stretto del termine, tuttavia le sue attività trovano comunque radici in quell’ambigua zona grigia che si estende tra i due poli di potere dominanti della saga, l’Impero e la Ribellione, durante il periodo cronologico compreso tra Episodio V ed Episodio VI.

Kay non nutre alcuna simpatia per l’esercito imperiale, eppure non dimostra neppure un particolare interesse nei confronti delle forze ribelli. La sua formazione e le sue esperienze l’hanno portata a sviluppare un atteggiamento pragmatico e cinico: cresciuta tra i reietti dei bassifondi, si lancia con regolarità in missioni pericolose nella speranza di accumulare un bottino sufficiente per sfuggire alla sua condizione di miseria. Come spesso accade in questi contesti, tuttavia, la disperazione e l’avidità la conducono ad accettare incarichi che, seppur carichi di promesse, sarebbe meglio evitare. Questa costante ricerca del rischio rappresenta dunque il presupposto per cui, nell’incipit del gioco, la giovane è costretta a fuggire in fretta e furia dal suo pianeta natale, braccata dai sicari di uno spietato signore della guerra.

Questo escamotage narrativo porta Kay e i giocatori a esplorare la galassia e a visitare biomi di ogni genere che, pur essendo profondamente diversi tra di loro, incarnano alla perfezione l’immaginario di Star Wars per com’era stato concepito e tratteggiato in occasione della prima trilogia. Ove possibile, i designer di Massive Entertainment  hanno sfruttato le guide visive pubblicate dalla casa editrice Dorling Kindersley per definire i dettagli geografici e architettonici delle ambientazioni, aderendo di conseguenza a uno stile che sposa i film dei primi anni ’80. Questa scelta è ulteriormente rafforzata da una sceneggiatura che evita accuratamente di introdurre gag comiche troppo marcate che potrebbero ridicolizzare il tono della trama, evitando quella eccessiva infantilizzazione che, talvolta, affiora invece nei lungometraggi e nelle serie più recenti che si legano al nome di Star Wars.

Non siamo sicuri che fosse veramente necessario sfruttare per Star Wars Outlaws il modello open-world. Tuttavia, i mondi sono tanto scenografici che è comunque un piacere esplorarli.

La vendetta del genere action

Il fatto che Star Wars Outlaws sia ciò che è di più simile a una versione videoludica dei classici film di Guerre Stellari è già meritevole di rispetto, tuttavia il gioco si dimostra competente e coinvolgente anche senza dover far leva sul suo nobile retaggio e sulla nostalgia a esso collegata. La sua natura è sfaccettata e variegata, include meccaniche cover-shooter, esplorative, ruolistiche, stealth e platform. Volendo creare un parallelismo, si potrebbe associare il sistema di gioco di Star Wars Outlaws a quello visto in Uncharted, ma con toni sci-fi, un’impostazione maggiormente incentrata sulle sparatorie e ambientazioni imbastite come ampi sandbox stracolmi di segreti da scoprire. 

Questa pluralità di forma offre ai gamer dei vantaggi palpabili, tuttavia può essere a tratti anche un limite. L’intera struttura funziona egregiamente, eppure alcuni frangenti specifici della giocabilità si dimostrano imperfetti e parzialmente legnosi. Azioni quali il lanciare una granata o il taggare gli elementi di interesse presenti sulla mappa richiedono combinazioni di comandi inutilmente intricate e barocche, le scene d’infiltrazione vengono complicate dal fatto che le animazioni delle esecuzioni furtive sono fin troppo lunghe, i salti da parkour effettuati nei momenti più platform inciampano in frequenti errori di lettura dei comandi. I difetti sono dunque ben presenti, tuttavia la loro influenza è assolutamente minore: raramente incidono in maniera gravosa sull’esperienza, piuttosto denotano una certa mancanza di raffinatezza progettuale, un fattore che potrà e dovrà essere affinato qualora si dovessero valutare eventuali futuri sequel.

Durante la nostra prova su PlayStation 5, Star Wars Outlaws ha inoltre evidenziato qualche pecca per quanto riguarda le grafiche e la performance. Pur applicando impostazioni di gioco orientate a massimizzare la fluidità delle animazioni a discapito della resa estetica, i rallentamenti si sono fatti sentire con una certa regolarità, in particolar modo in quei contesti urbani che sono stati riempiti all’inverosimile di dettagli e minuzie puramente scenografiche. Anche alcune texture si dimostrano poco stabili. Capita di frequente di incappare in qualche glitch di minor peso, ma comunque molesto. Non trattandosi di carenze strutturali, è possibile che Massive Entertainment sia in grado di sviluppare al più presto delle patch dedicate che risolvano alla radice questi minuscoli inciampi grafici, così che il gioco possa offrirsi al pubblico al massimo della sua forma.

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La telecamera tende a essere posizionata molto vicina alle spalle della protagonista, durante le sparatorie. Soprattutto se si usa l’inquadratura cinematografica.

Il risveglio dei clan

La solidità del gameplay è dunque affiancata da un’impostazione ludico-narrativa particolarmente appagante, ovvero la presenza in gioco di molteplici sindacati criminali che si contendono all’unisono i servigi di Kay Vess. Avendo a che fare con molteplici committenti che si fanno reciprocamente la concorrenza, la giovane deve valutare come sia meglio gestire le sue prestazioni da mercenaria freelance, nel tentativo di soddisfare le pretese delle varie bande senza troppo pestare i piedi dei competitor. Questo genere di legami professionali sono parzialmente subordinati a certi risvolti narrativi obbligati, tuttavia nella maggior parte dei casi i loro equilibri dipendono direttamente dal tipo di missioni che i gamer decideranno di intraprendere. Ne deriva la necessità di dover costantemente gestire i legami tra le parti, riequilibrando con regolarità quei valori che Grand Theft Auto 2 avrebbe catalogato come “rispetto”.

La bontà dei rapporti con le varie fazioni è rilevante sotto molteplici aspetti: va a definire quali missioni siano accessibili presso i faccendieri, quali merci possano essere ottenuti attraverso i canali del mercato nero, l’entità degli sconti offerti dai venditori e, soprattutto, l’atteggiamento adottato nei confronti di Kay da parte degli scagnozzi della malavita. Man mano che i rapporti con un sindacato si deteriorano, la protagonista avrà crescenti difficoltà a entrare nelle aree di interesse delle singole gang, fattore che potrebbe complicarle enormemente la vita e gli obiettivi. Sagacemente, gli sviluppatori hanno però prestato una grande attenzione alla progettazione dei livelli, quindi si sono assicurati di mettere in campo molteplici soluzioni utili a risolvere ogni singolo ostacolo. Volete entrare in un quartiere governato da una banda? Potete accedervi coltivando ottimi rapporti diplomatici con il leader di turno, penetrare segretamente attraverso il sistema di ventilazione o, perché no, corrompere qualcuno al fine di ricevere un lasciapassare. Non esistono soluzioni sbagliate, in Star Wars Outlaws!

Portare la mano al blaster è altresì un’opzione perennemente valida, ancor più se si è particolarmente impazienti, tuttavia Kay non è particolarmente resistente, bastano pochi colpi di pistola a mandarla al creatore. Inoltre, è spesso saggio non lasciare alcuna traccia del proprio passaggio nei luoghi delle missioni, così che le parti colpite non se ne risentano troppo con la protagonista. Per evitare che le letali sparatorie diventino la strada preferenziale per la vittoria, Massive Entertainment ha ideato meccaniche di gioco stealth poco innovative, ma efficaci, che vengono notevolmente valorizzate dalla presenza in scena di Nyx, animale di compagnia che è addestrato a distrarre e derubare i bersagli segnalatigli dalla propria padroncina, Kay.

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Lo stato di “rispetto” sviluppato coi gruppi criminali è consultabile in qualsiasi momento nel menù.

Star Wars Outlaws: l’ascesa dei mondi scenografici

Star Wars Outlaws presenta i suoi mondi in maniera mozzafiato. Le cittadine sono vibranti e vive, gli ambienti esterni sono splendidi e intriganti, i personaggi principali sono ben scritti e le interazioni sociali sono briose, credibili e frequentemente ironiche. Il gioco non presenta i pianeti dell’Orlo Esterno al pari di un fondale generico, bensì come ambienti tridimensionali dotati di un proprio carattere, di una fauna e di punti di interesse che vien voglia di rivisitare con regolarità. La predilezione che gli sviluppatori hanno adottato nei confronti dell’impostazione estetica logora necessariamente l’immediatezza del level design, tuttavia bastano un paio di ore di gioco per riuscire ad adattarsi con successo al “lessico visivo” che domina l’opera. Stranamente, la colonna sonora è invece caratterizzata da brani di accompagnamento relativamente generici, non è capace di richiamare alla memoria l’epicità delle musiche di John Williams. La qualità di questi sottofondi sonori è tutto meno che scadente, eppure non lascia il segno, ma si limita a enfatizzare l’emotività del momento accompagnando coi suoi ritmi ciò che accade su schermo, momento per momento.

Vale infine la pena menzionare che Star Wars Outlaws si fregia di molti elementi indispensabili a garantire a tutti l’accessibilità all’esperienza di gioco. Esplorando le opzioni è infatti possibile tarare la difficoltà del titolo modificando molteplici valori, personalizzando il grado di sfida in base alle proprie necessità e alle proprie pulsioni. Le impostazioni tengono anche conto della possibilità che l’utenza sia afflitta da disturbi dello spettro visivo o uditivo, quindi il gioco intavola soluzioni che possano aiutare questi soggetti a fruire del titolo senza necessariamente fare affidamento ad aiuti esterni. La mole di variabili a disposizione all’interno delle opzioni potrebbe essere però soverchiante per gli utenti meno navigati, tuttavia lo staff di Massive Entertainment ha avuto la brillante idea di creare dei set pre-fabbricati che possono dimostrarsi utili a tutti coloro che non vogliono perdersi per decine di minuti dietro a menù e altre variabili.


Star Wars Outlaws è un’esperienza videoludica a tratti un po’ grezza, ma i suoi tratti più grossolani vengono accuratamente affinati dalla sua natura estremamente ambiziosa. Il titolo rappresenta una ventata di aria fresca per i fan della saga di Star Wars, incanalando al meglio i temi e le atmosfere tradizionalmente associati al brand. La giocabilità sfaccettata consente ai giocatori di esplorare molteplici approcci strategici, mentre la direzione narrativa orbita attorno a una prospettiva, quella del mercenario non affiliato, relativamente fresca e inesplorata. Star Wars Outlaws è quel genere di gioco che nessun fan di Guerre Stellari dovrebbe lasciarsi sfuggire e che persino molti neofiti dovrebbero recuperare!


 

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